Merluzzi e cassa integrazione

1 Luglio 2008

Squalo
Redazione

Strana multinazionale l’Unilever, virtuosa con Greenpeace per la salvaguardia della foresta pluviale dell’Indonesia, aggredita pr procurarsi l’olio di palma; pronta a somministrarci i suoi gelati al merluzzo (affinchè non siano troppo solidi pare che sia magnifica una proteina di quel pesce). Ed ecco ora i risultati di questi padroni virtuosi. Tra un sindacalista e uno sfruttatore ci sono delle differenze. A entrambi sono richiesti stomaci forti e parecchia astuzia ma a uno sfruttatore non si richiede che abbia anche una coscienza. Un sindacalista che tratta al ribasso con l’Unilever non ha un’anima. Una fabbrica come quella di Cagliari era evidentemente un esempio di produttività ed efficienza. Se il sindacato non ha sentito il bisogno di fare il diavolo a quattro in questa situazione a che serve un sindacato? E a che servono delle istituzioni che dopo aver dato il contribuito economico alla crescita della fabbrica non sentono il dovere di puntare i piedi e opporsi frontalmente agli avvocati della multinazionale? La storia degli operai licenziati dalla Unilever a Cagliari insegna più di quanto può apparire. E’ necessario rimboccarsi le maniche e individualmente, da cittadini consapevoli, cominciare a scegliere i prodotti che si acquistano in modo attento. Andare al supermercato sapendo che ogni acquisto premia o punisce un’azienda. I cittadini hanno un arma potente. Un consiglio di amministrazione che vede un accenno di calo nelle vendite suda freddo. L’Unilever, la Nestlé, la Cocacola, la Danone hanno un punto debole all’altezza del cuore. E’ il loro portafoglio. Pubblichiamo il comunicato dei lavoratori dell’Unilever di Cagliari, finestra su un’altra crisi del lavoro in Sardegna.

COMUNICATO DEI LAVORATORI UNILEVER CAGLIARI
Sono ormai due anni che la multinazionale Anglo-Olandese Unilever, che produce gelati col marchio Algida, porta avanti l’opera di distruzione della sua fabbrica Cagliaritana.
Quella che loro stessi, qualche mese prima di annunciarne la chiusura, definivano leader in Europa per la qualità dei suoi prodotti, l’alta flessibilità e la professionalità dei suoi lavoratori, con prestigiosi riconoscimenti internazionali e picchi d’assenteismo sotto il 2,7%. Un gioiello, cosi la descrivevano i vertici Unilever.
Eppure, a distanza di due anni nessuno sa dare risposte a quest’assurda vicenda.
Nemmeno le istituzioni e i sindacati riescono a dare speranza ai lavoratori, che sempre più disperati e presi dallo sconforto e dai conseguenti drammi familiari, non trovano alternativa a quella di andare via dalla Sardegna.
Disperdendo così un patrimonio professionale di grande valore, con grande gioia per l’Unilever che vede soddisfatti i suoi intenti.
Sono tanti i misteri che avvolgono questa torbida vicenda.
A dicembre 2007, l’Unilever, con un abile gioco di prestigio, riesce a trasformare un licenziamento collettivo con conseguente messa in mobilità di tutto il personale del sito di Cagliari, in una cassa integrazione straordinaria per un anno per gran parte del personale. Il risultato? Vincono tutti, o quasi.
Vince l’Unilever che si sbarazza di gran parte del personale salvando i giuda che per più di un anno cercavano di non far preoccupare i lavoratori, state tranquilli dichiaravano.
Oggi, premiati, sono i custodi di una fabbrica morta sulla quale si addensa lo spettro della speculazione edilizia.
Vincono i sindacati che “conquistano “ la cassa integrazione e non lasciano i lavoratori con l’acqua alla gola. Così sostiene qualcuno di loro.
Unica cosa certa, perdono assurdamente il lavoro gran parte dei lavoratori, che per poter passare il 2008 contano su un assegno di 800 euro mensili. Il pranzo per un anno è assicurato. Il dilemma per la cena viene risolto attingendo dal TFR accantonato, una vera conquista per fortuna.
I giochi di prestigio e risaputo piacciono ai bambini ma anche ai grandi e così qualche sindacalista non vuole essere da meno dell’Unilever.
Riesce così a far sparire dalla cassa integrazione i propri componenti della RSU, qualcuno
rientra in Unilever, qualche altro va a lavorare nella ditta d’appalto della distribuzione dei gelati. E’ cosa nota che i giochi di prestigio più li fai e più appassionano, così il sindacalista si supera. Sparisce anche lui dalla vertenza Unilever , magari per un viaggio a Cuba, pensano i lavoratori.
Che dire poi, di quel sindacalista che avvisato dall’Unilever dello smantellamento dei macchinari del sito, non lo dice ai lavoratori, fiducioso del fatto che un accordo è stato firmato e l’Unilever è risaputo è un’azienda seria.
Per fortuna che i lavoratori non sono scemi e conoscono questi tipacci. Vigilano e li beccano in castagna. Si scopre che quei macchinari non facevano parte dell’accordo e bloccano tutto.
Strana vicenda quella dell’Unilever, dove anche la Regione mostra imbarazzo nel prendere una posizione precisa nei confronti di questa multinazionale che tanti contributi ha preso nella nostra Regione e ora ripaga in questo modo i Sardi.
Eppure il mercato del gelato non è in crisi, cresce tutti gli anni e genera un giro d’affari di 5,4 miliardi di euro solo in Italia. Basta leggere i giornali.
Certi politici si fanno pubblicità invitando a non comprare i prodotti Unilever, cosa che non ci dispiace, salvo poi non farsi vedere e sentire quando alla fiera campionaria di Cagliari l’Unilever pubblicizza tutti i suoi prodotti addirittura in due padiglioni.
Altri rivendicano di sapere da anni che la fabbrica doveva chiudere e che loro non possono farci niente, col motto di “Pira cotta, pira crua dogniunu a domu sua “. Sconcertante!
E’ la solita politica sarda di chi rivolta la frittata agli altri.
Tanto stavolta non è colpa di nessuno, e la globalizzazione….
Non è colpa della regione, non è colpa della politica, non è colpa dei sindacati, nessuno ci può fare niente.
Ci viene in mente il sentito ringraziamento che un irresponsabile sindacalista, nel corso di una riunione in Confindustria rivolge all’Unilever per la grande responsabilità sociale dimostrata in questa vicenda. Terribile! Una stoccata nella schiena dei lavoratori da parte di chi li dovrebbe tutelare.
Vuoi vedere che non è nemmeno colpa dell’Unilever!!!!
La realtà e che nel piano di ristrutturazione che l’Unilever ha avviato su scala nazionale, la Sardegna è l’unica regione che vede la fabbrica di Cagliari chiusa con i lavoratori in strada ed avviati alla disoccupazione senza alcuna alternativa, contrariamente a quanto è avvenuto in altri contesti. Questo pur avendo una fabbrica modello senza situazioni di crisi conclamate e lavoratori di grande professionalità che anno fatto utili anche nel 2007.
Questa situazione si spiega secondo noi, con la debolezza istituzionale, politica e sindacale della nostra regione, incapace di trovare soluzioni che rilancino l’economia e tutelino i sardi. E’ su queste basi che l’Unilever ha trovato terreno fertile per portare avanti il proprio piano, punendo ingiustamente i lavoratori e la Sardegna.
Tanto per rimanere in tema di peso politico ci preme sottolineare che lo scorso 19 giugno è stato inaugurato in Campania a Caivano (Na) il nuovo centro di eccellenza del gelato che affianca l’altro stabilimento già esistente. La nuova struttura ha lo scopo di sviluppare nuove tecnologie nel campo alimentare in particolare i gelati e occupa più di 60 persone.
Guarda caso le prerogative di questo centro sono simili a quelle che hanno contraddistinto da sempre il sito di Cagliari.
Ma guarda quanto è strana questa ristrutturazione!
Si chiude in Sardegna una fabbrica altamente produttiva, flessibile che sperimenta nuovi prodotti perché il mercato del gelato è in crisi, così ci raccontano.
Contemporaneamente se ne apre un’altra con le stesse caratteristiche in Campania, assorbendo lo stesso numero di occupati a tempo indeterminato. Non c’è che dire, 2 a 0 a favore della Campania. Alla faccia della crisi del gelato.
Ma sii è tutta colpa della globalizzazione e nessuno può farci niente.
D’altronde è il giusto alibi per una malefatta di questa portata, non decisa a nostro avviso, ne in Olanda ne in Svizzera, ma preconfezionata politicamente in Italia e poi rigirata ai massimi vertici Unilever.
Ci viene in mente ora più che mai quel sindacalista che cercava di convincerci che l’altro stabilimento Campano sarebbe sparito nel giro di 2 anni. Come dire “mal comune e mezzo gaudio”. Inquietante!
La vertenza dello stabilimento cagliaritano è cominciate circa due anni fa, con l’intento di creare un fronte comune con le istituzioni i politici e i sindacati insieme ai lavoratori per cercare di salvare la nostra fabbrica.
Oggi i lavoratori hanno la sensazione che questo fronte comune, se c’è mai stato, perde pezzi e si ritrovano a subire tutti gli effetti negativi della debolezza istituzionale, politica e sindacale della nostra Regione, incapace a distanza di quasi due anni, di dare risposte ai lavoratori. Pagano a caro prezzo le logiche di potere con speculazioni e arrivismi fatti sulla loro pelle.
In questa vicenda, la fabbrica dell’Unilever di Cagliari è stata posizionata nello stesso modo in cui si trova la nostra Regione nel panorama politico Nazionale:
Ai margini! Nell’indifferenza di chi deve tutelare i Sardi.

Cagliari 21/06/2008

I lavoratori dell’Unilever di Cagliari.

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