Nazioni senza Stato, la lezione Scozzese

1 Agosto 2014

 

freescotland
Marco Piccinelli

Pubblichiamo l’intervento inviatoci da Marco Piccinelli studente romano di lettere di tor vergata e collaboratore di controlacrisi.org, Marco osserva la politica sarda con gli occhi del continentale e quella nazionale con occhio critico (Red)

Coloro i quali ritengono che la questione politica indipendentista delle nazioni senza Stato sia marginale, o comunque chiusa attorno all’agglomerato di popolo che determinate organizzazioni politiche intendono rappresentare, si sbagliano di grosso. La questione politica mossa dagli indipendentisti di tutt’Europa è manifesta e sarà sempre più cruciale a partire dal 18 settembre. Anche dopo quella data, per la verità, quale che sia il risultato referendario che uscirà dalle urne scozzesi.
A metà del mese che sancisce l’inizio dell’autunno, la popolazione scozzese andrà a votare su una proposta referendaria, rispondendo ‘sì’ o ‘no’ al quesito «Should Scotland be an independent country?», che suona un po’ come “Dovrebbe, la Scozia, essere un Paese indipendente?”, con quello should molto ‘british’ preferito alla domanda proposta dal Partito Nazionalista Scozzese: «Do you agree that Scotland should be an independent country?» (Sei d’accordo sul fatto che la Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente?).
Nel dibattito indipendentista delle nazioni senza Stato la questione si fa materialmente, concretamente politica: mentre prima dell’appuntamento referendario scozzese il tema era irriso e bollato come ‘folklore’ o ‘retorica’. O comunque, come già prima detto, decisamente marginale. I casi a cui si può fare riferimento, oltre la Scozia, sono molteplici: Catalogna, Groenlandia, Isole Faroer. Non tanto per la prima, sulla quale pende un dibattito serrato tra Rajoy e i catalani, quanto per le seconde: situazioni risoltesi politicamente, attraverso strumenti democratici di partecipazione popolare.
E mentre in Spagna si dibatte aspramente sulla legittimità o meno dell’appuntamento referendario, in Scozia si procede spediti, così come s’è proceduto anni addietro in Groenlandia e nelle Faroer: lì il processo di autodeterminazione ha visto più di un passaggio e la Danimarca ha dovuto recedere su quasi tutto, eccetto la Difesa.
La Groenlandia in particolare, nei piccoli villaggi che popolano le coste del Paese, possiede funzionari di polizia Danesi. Stessa situazione nelle Isole Faroer.
Per dirla come la scriverebbe il network millennivm.org: una «multipolarità che garantisca la libertà dei popoli all’autodeterminazione storica ed alla libera scelta di un proprio modello di sviluppo». All’interno di questo dibattito che si fa sempre più transnazionale non può non rientrarci la questione Palestinese, forse emblema delle battaglie di un popolo nel suo affermarsi Stato contro l’oppressione di un altro Stato dominante. Il popolo palestinese da anni si batte per l’affermazione e la traduzione dell’essere Nazione e non più ‘colonia’ o ‘striscia’. La compressione delle volontà di un popolo che vuole farsi Nazione, che lo è de facto ma non de iure può portare a degenerazioni tali da sfociare in conflitti senza tregua come quello isreaelo-palestinese che ha assumo caratteri sempre più tetri e disumani.
All’interno della galassia indipendentista sarda, il dibattito è stato congelato tra alleanza coi partiti italiani e andare da soli. Nell’ambito delle Ghjurnate di Corti, in Corsica, Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione si è permesso di togliersi un sassolino dalla scarpa affermando, seduto a fianco del neo consigliere regionale in quota iRS Gavino Sale, come «Noi indipendentisti siamo stati insufficienti rispetto ad una data situazione. […] I partiti italiani, che hanno una relazione con gli indipendentisti sardi, da che parte stanno? In Scozia ci sarà un ‘sì’ o un ‘no’!», come a dire, ‘non ci sono sfumature, o si è da una parte della barricata o dall’altra’. E mentre da un lato si frantuma ancora di più la galassia indipendentista con ‘a Manca’ che si slaccia dal Fiu, Colli si dimette da Segretario dei Psd’az, il 13 settembre si manifesterà a Capo Frasca contro le occupazioni militari.

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