A Nord niente di nuovo

16 Luglio 2012

Valeria Piasentà

Tramonta la Padania, W il Nord. Dal congresso di Assago dove è stato eletto segretario del partito l’unico candidato, Roberto Maroni, parte un nuovo refrain: Prima viene il Nord, «rivendichiamo il nord e snobbiamo Roma ladrona». Il rilancio della Lega passa attraverso un riassetto della sua strategia comunicativa, per far dimenticare lo scandaloso elenco di ruberie attribuite ai suoi uomini di punta. Perciò ora cambia l’elemento su cui caricare le rivendicazioni rancorose che il popolo padano (gli elettori leghisti e non solo) ha elaborato nel confronti del meridione d’Italia e di una Roma centralista, ma non cambia l’intenzione di vendere un sogno perché come la padania è un’entità astratta, così è difficile definire il nord.
Cosa si intende per nord? per la nuova Lega non si tratta certo di quel punto cardinale della rosa dei venti che orientava nella cartografia medioevale, o che viene segnato con una N sul quadrante delle nostre bussole. Qui si tratta più propriamente dell’idea di nord che abbiamo introiettato, di un altrove che è sempre un po’ più lontano fino a perdersi in un orizzonte simbolico. In una carta geografica d’Italia – dipinta ad acquerello da un anonimo tedesco al tempo dei grands tours settecenteschi – la rappresentazione dello stivale è in prospettiva rovesciata, proprio come un tedesco dalla sua casa e nell’esperienza del suo viaggio vede e incontra il nostro Paese, partendo dalle Alpi per scendere alla Sicilia.
In questo senso il nord come il sud sono indefinibili e indefiniti, perché il nord è sempre un passo avanti a noi e c’è sempre qualcuno più a sud di noi: per un tedesco la Valtellina è a meridione, come per un lappone forse anche un cittadino di Stoccolma è un terrone. Inoltre il nord leghista, nell’identificare una tendenza verso l’idealità che sostituisce una realtà tangibile (la terra della pianura padana), è un sogno e una aspirazione più accattivante proprio in quanto intangibile del concetto di padania. Maroni vende un sogno più astratto e romantico della padania bossiana, perché se la padania pur non esistendo si sostanzia in una realtà che è qui e ora (la val padana), il nord leghista ci cala in una realtà metafisica e lunare, nel settentrione delle notti boreali, in quelle favole tanto presenti nella costruzione dell’immaginario leghista delle origini, ispirate ad Asterix, alle saghe di Tolkien, e rimasto sfondo ideale alle vite dei barbari sognanti.
Complimenti quindi a Maroni e al suo staff di comunicatori capeggiato da Caparini, parlamentare della Val Camonica (Bs) con lunga esperienza a ‘La Padania’ e nelle aziende che gestiscono affari e propaganda leghisti, dalla Nuova Editoriale a Editoriale Nord, da Eridania Nord a ediapadania a Celticon.
L’idea è comunque nell’aria, se una intuizione analoga è stata raccolta da Berlusconi (dai suoi pubblicitari) che medita di ripresentarsi alle prossime elezioni con l’immagine rinnovata da un aquilone tricolore.
L’aquilone è un oggetto mobile e leggero portato dal vento, in più è caricato dell’elemento giocoso: nel nostro immaginario attaccato a un aquilone c’è sempre un bambino felice che corre fra prati e spiagge assolati. L’italiano medio, l’elettore-tipo cui si rivolge Berlusconi, per lui ha sempre 12 anni e vuol sognare, anche in politica.

Ma il realismo leghista porta l’idea romantica a sostanziarsi. E quel nord Italia che la Lega crede di rappresentare, a cercare alleanze in Europa per fondare la Macroregione alpina europea entro l’Euroregione Alpina-Mediterranea, in grado di confrontarsi direttamente con l’UE.
A tal fine la Lega ha eletto un ambasciatore: Roberto Cota. Ora lui viaggia fra Bruxelles e il Cantone di San Gallo in Svizzera, dove rappresentanti delle regioni alpine di Italia, Svizzera, Francia, Germania e Austria, un territorio ricco ed abitato da 70 milioni di persone, lavorano al fine di «affrontare assieme dei problemi comuni. Non possiamo pensare che gli Stati nazionali rappresentino una camicia di forza…Nessuno potrà fermare il blocco del Nord» (Cota). Eccolo qui il nord simbolo del nuovo corso leghista. E Cota ne è presidente di turno. Di tutto ciò ci informa il sito della Regione Piemonte, confondendo gli interessi della popolazione piemontese con quelli di un partito che al solito occupa con la sua propaganda anche i siti istituzionali, forse non bastandogli le poltrone.

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