Nella sede dell’associazione turritana un partecipato evento contro la colonizzazione energetica

18 Febbraio 2024

[red]

L’ultima domenica di carnevale non ha scoraggiato le tante persone che hanno affollato l’evento organizzato dall’associazione Sa Domo de Totus contro quella che, senza mezzi termini, viene definita «la quarta colonizzazione della Sardegna».

A preoccupare gli attivisti dell’associazione sono i numeri della “rivoluzione energetica” che si stanno concretizzando in una sorta di far west energetico.

Ad introdurre la serata Cristiano Sabino, docente di filosofia e autore di diversi articoli su riviste specializzate. Sabino ha insistito sulla necessità di «decolonizzare l’ambientalismo»: «una cosa è produrre in maniera ecosostenibile e diventare protagonisti del cambiamento. Altra cosa è accettare che a fronte di un fabbisogno di 9mila GWh ad oggi siano state depositate a a Terna s.p.a. istanze di connessione di nuovi impianti pari a circa dieci volte tanto. Per chi dobbiamo produrre tutta questa energia? Vogliamo davvero diventare la batteria del nord Italia al prezzo di vedere sconvolto il nostro territorio?».

A spostare la riflessione sulla bomba sociale rappresentata della “riconversione energetica” è stato il presidente di Italia Nostra Mauro Gargiulo: «il dramma è che a tutto questo non c’è un limite» – ha chiosato l’ingegnere – «il decreto del ministro Pichetto affida alla Sardegna una nuova ulteriore potenza di 6,2 gigawatt da raggiungere entro il 2030. Ma le richieste presentate a Terna superano ad oggi i 55 gigawatt e la quota è destinata a salire perché il legislatore non ha previsto un limite!». La legislazione vigente di fatto permette espropri e accaparramenti di terre agricole: «chiunque può presentare richieste di allaccio, perfino società farlocche» – spiega Gargiulo – «se supera la valutazione di impatto si può chiedere alla Regione di espropriare i terreni perché per la legge quegli impianti sono dichiarati di pubblica utilità, e può costuire anche su aree agricole». E si tratta di un grande affare, perché i proprietari di queste società – spesso scatole cinesi con capitale sociale praticamente nullo – «hanno diritto a immettere tutta l’energia in rete o, nel caso in cui non possa venire messa in rete, gli venga pagata al massimo prezzo di mercato, con margini di guadagno del 30-40% annuo». A portare il discorso sugli effetti che tutto questo sta avendo sull’agricoltura è Mirko Piras, del comitato per la biodiversità dell’Anglona: «si sta tornando al latifondo, perché con l’industrializzazione dei terreni agricoli, chi non vende subito poi vede perdere valore del proprio terreno e sarà costretto a vendere al suo vicino. Se le società diventano opere di interesse nazionale non sono più nemmeno tenute a dare nemmeno quanto pattuito al comune. Praticamente stiamo assistendo ad un furto legalizzato delle nostre terre che porterà all’estinzione dell’agricoltura contadina, fagocitata dall’agricoltura industriale e dal land grabbing energetico, quando il modello da difendere è esattamente il contrario e cioè implementare le piccole produzioni e le biodiversità».

Fuori programma l’intervento dell’assessore all’ambiente e neo vice sindaco Antonello Sassu: «sono spaventato da ciò che ho sentito. Ho chiesto la mappatura delle richieste presentate al Comune» – ha spiegato discutendo con l’assemblea – «purtroppo le amministrazioni possono fare poco, perché le leggi sono centralizzate – ha spiegato Sassu – ma questo non vuol dire che staremo zitti, C’è una parola che è “crescita”, una rincorsa continua al “prodotto interno lordo” che sta diventando insostenibile, come è insostenibile questa abnorme produzione energetica che si vuole riversare sul nostro territorio». Infine l’impegno davanti alla sala gremita: «è fondamentale che il Comune renda tutto trasparente, noi non abbiamo interessi da difendere. Valuteremo tutte le opzioni, iniziando con il rendere pubblico l’elenco delle domande e rendendoci disponibili ad incontrare le associazione per un confronto per tutelare gli interessi delle comunità e del territorio».

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI