No alla messa in liquidazione della Fiera

16 Febbraio 2016
Lobina_e_FaddaRedazione

Pubblichiamo il comunicato di Cagliari Città Capitale che esprime netta contrarietà alla messa in liquidazione della Fiera Internazionale della Sardegna, attualmente Azienda speciale della Camera di Commercio di Cagliari (Red).

I problemi della Fiera non sono recenti. Risalgono a molti anni fa, almeno dall’anno 2000, allorquando non si imboccò la strada del suo adeguamento alle nuove esigenze dei tempi, permanendo sostanzialmente ancorata a modelli superati, che pur si erano dimostrati validi dalla sua costituzione (1949) per ben 50 anni. E tutto ciò nonostante la consapevolezza dei decisori camerali che occorresse “ripensare” profondamente la Fiera, seguendo gli esempi di realtà fieristiche di successo nel panorama internazionale.

Nel tempo si è preferito apportare solo aggiustamenti, che non sono riusciti ad arrestare il progressivo declino della Fiera, fino alla situazione fallimentare delle ultime edizioni. Le presenze di visitatori in Fiera nel periodo della sua apertura non hanno subito nel tempo significative contrazioni, ma la funzione innovativa della Fiera è venuta a mancare insieme con la diminuzione del numero degli espositori, del giro d’affari e con il venire meno della funzione di diffusione dell’innovazione.

Le manifestazioni collaterali (Turisport, Fiori e Spose, Fiera Natale, etc) e gli altri eventi specifici, come pure le attività convegnistiche, pur importanti, non sono servite a compensare la progressiva crisi complessiva della Fiera, che la crisi economica generale giustifica solo in parte. Ciò che si segnala è l’incapacità di capire i cambiamenti dei tempi e l’incapacità di modificare la propria missione e la propria organizzazione per affrontare le nuove situazioni. Responsabile di tutto ciò in primo luogo la dirigenza politica camerale degli ultimi quindici anni, anche nella misura in cui non ha saputo esprimere un management adeguato.

Altra causa delle crescenti difficoltà è l’isolamento nella gestione della Camera di Commercio e della sua Azienda Fiera, praticato dalla dirigenza politica camerale, frutto della scellerata modalità dei “compartimenti stagni”, per la quale le altre Istituzioni coinvolte nella politica economica della città e della sua area vasta (particolarmente la Regione e il Comune) sono rimaste colpevolmente estranee alle vicende camerali. Comportamenti che hanno determinato e continuano a provocare ingenti danni all’economia dei territori dei Sud Sardegna.

Occorre invertire la rotta, evitando la chiusura della Fiera, come condizione prima della sua auspicata riorganizzazione complessiva. La chiusura della Fiera darebbe la stura a mai sopiti appetiti speculativi sulle preziose aree che la ospitano.
 Cagliari Città Capitale ritiene che la Fiera vada salvata per molte valide ragioni.

La prima in quanto chiuderla oggi nella prospettiva di riaprirla chissà quando provocherebbe perdite rilevanti.

La seconda in quanto costituisce un patrimonio in sé, fatto di aree ed edifici, tra i quali alcuni di notevole interesse storico e architettonico e per questo protetti dai vincoli della Sovrintendenza (citiamo il Padiglione dell’Agricoltura e quello della Casmez), che andrebbero adeguatamente risanati e ricuperati

La terza in quanto coi suoi 68 anni di vita fa parte della memoria della città e ne ha accompagnato la sua ricostruzione e rinascita dalle macerie della guerra.

La quarta in quanto chiuderla significherebbe perdere 17 posti di lavoro a tempo indeterminato, a cui si aggiungono quelli dell’indotto, mentre una Fiera risanata e ripensata produrrebbe nuova occupazione.

Occorre avere la consapevolezza che la Fiera non è solo un problema-risorsa della Camera di Commercio, ma della città e della Regione, anche considerando che l’ente Regione ne è in grande parte proprietaria (aree e numerosi padiglioni). Occorre definire un “piano industriale” triennale che la renda utile e produttiva. Il piano deve rispondere alle esigenze dello sviluppo economico della Sardegna, in particolare per quanto si riferisce alla promozione delle sue eccellenze (agroalimentare, impresa innovativa, tra cui start up e spin off), all’apertura verso il mercato con particolare riferimento ai paesi rivieraschi del Mediterraneo, all’apertura a mare della struttura, rendendola strumento delle politiche riconducibili all’economia del mare, vera linea strategica dello sviluppo della città metropolitana.

Per fare ciò occorre rifarsi alle migliori esperienze similari in Italia, in Europa, nel mondo. Va ricordato come convincenti progetti di ridisegno e ampliamento del quartiere fieristico con la “discesa a mare della Fiera” sono da tempo disponibili, frutto di un apposito “concorso di idee” promosso e finanziato dalla stessa Camera di Commercio di Cagliari (2008-2009).

Connesso a quest’ultimo aspetto segnaliamo che la Camera di Commercio e il Comune hanno in tempi recenti stipulato un protocollo d’intesa per facilitare le scelte di apertura della fiera al mare, rimasto lettera morta. Occorre aprire gli spazi fieristici, ed il loro utilizzo, alla cittadinanza. Occorre ancora ridefinire la forma societaria e la compagine sociale più efficace, che consenta la massima autonomia e responsabilizzazione, salvaguardando i poteri di indirizzo e controllo delle Istituzioni coinvolte, facendo tesoro anche in questo caso dalle esperienze positive presenti nel panorama nazionale ed internazionale. Occorre infine dotarla di un management professionale di alto livello. Il piano industriale, temporalmente triennale, deve trovare copertura finanziaria attraverso gli apporti degli Enti partecipanti alla compagine societaria. Al riguardo importanti risorse possono essere, ulteriormente e in misura rilevante, reperite nei fondi strutturali europei (FESR, FSE, Agricoltura e Pesca, in particolare) e nel ricavato dalla vendita delle quote di minoranza dell’aeroporto di Elmas da parte della Camera di Commercio.

La Regione deve conferire all’entità Fiera Internazionale della Sardegna, così come verrà giuridicamente ridefinita, tutte le competenze attuative di natura fieristica.
 Deve essere trovata un’intesa con le Università della Sardegna sugli aspetti di interesse fieristico, in particolare per gli ambiti di studio e ricerca (comunicazione, internazionalizzazione, management, aspetti economici, aspetti culturali, etc) e formazione di professionalità di livello superiore. Tali interventi possono trovare copertura su fondi dedicati, fondi comunitari/regionali, legge sulla ricerca scientifica e trasferimento tecnologico (L.R. 7/2007).

Da dove ripartire subito? Da una chiamata all’assunzione di responsabilità delle Istituzioni interessate (la Regione e il Comune metropolitano, l’Università) che insieme alla Camera di commercio e alle Associazioni di categoria devono trovare le migliori soluzioni possibili. La 68a della Fiera di maggio deve svolgersi regolarmente, ma entro marzo il commissario deve organizzare una conferenza con tutti gli attori pubblici e privati

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