Il No alla Riforma costituzionale per la tutela del territorio e dell’ambiente sardo

1 Novembre 2016
no-sardegna
Claudia Zuncheddu

Era il 2013 quando in Sardegna gli appetiti irresistibili della speculazione sulle terre gravate da uso civico, pressavano sul Consiglio della Regione Autonoma con disegni di Legge che attraverso la proposta di sclassificazione e cioè di sdemanializzazione dei demani civici, miravano a sottrarre ancora una volta ciò che restava dell’unica ricchezza che appartiene solo ed esclusivamente alle nostre collettività ed a nessuna istituzione dello Stato, neppure ai Comuni.

Eppure un’alta percentuale di quelle terre è da tempo finita nei circuiti della speculazione edilizia, spesso per la complicità di qualche amministratore locale. Torre delle Stelle e Costa Rei sono solo alcuni dei tanti esempi di terre civiche di grande pregio delle collettività locali, illegittimamente privatizzate.

Altre volte paradisi naturalistici civici sono stati attrazione per lobby di discariche tossiche. Alla XIV Legislatura con il governo Cappellacci, gli interessi per le terre civiche sposavano senza distinzioni centro destra e centro sinistra. Tuttavia per il dissenso manifestato già in Commissione Ambiente e Agricoltura, di cui facevo parte, con gli atti istituzionali presentati e per la forte contrarietà di Gruppo di Intervento Giuridico (l’associazione squisitamente giuridica a cui noi sardi dobbiamo molto), che non abbassa mai la guardia sui temi del territorio e dell’ambiente, fecero sì che quel tentativo non andasse in porto.

Ma per le ambite terre civiche l’interesse trasversale è talmente alto da riproporsi a colpi di proposte di Legge nella XV Legislatura di centro sinistra e sovranista per avere finalmente la loro benedizione. Infatti con la Giunta Pigliaru e un Consiglio anomalo per l’omogeneità delle forze di maggioranza e di opposizione, ormai espressione del Pensiero unico, tutto è più semplice. Basta una norma nell’ultima Finanziaria Regionale per svincolare 400 mila ettari di terre demaniali civiche da dare in pasto agli appetiti insaziabili della speculazione. Se con Cappellacci era possibile invocare l’incostituzionalità del Disegno di Legge, con Pigliaru e nell’era renziana, fondata sullo stravolgimento dei diritti e sull’accentramento dei poteri, tutto è possibile.

Già con il Decreto legge “Sblocca Italia” e la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento da destinare alla Sardegna, grazie a Pigliaru che come altri presidenti di Regione del PD ha abdicato in favore dello Stato italiano, si aprono definitivamente le porte dell’Isola alle lobby dei rifiuti, degli inceneritori e delle discariche. Parla chiaro la storia delle lotte del Comitato Non Bruciamoci il Futuro e di Zero Waste Sardegna con l’appoggio di Isde Medici per l’Ambiente, forze indipendentiste e ambientaliste, contro l’inceneritore di Tossilo ed il suo revamping. Una storia quasi ventennale esitata con azioni giudiziarie. E’ recente la sentenza del Tar Sardegna che boccia l’ampliamento di Tossilo. Troppi costi per la salute ambientale, delle cittadinanze e delle attività agro-pastorali. Ma la Regione Sardegna che di questi costi e di questi temi dovrebbe occuparsi, paradossalmente impugna la sentenza del Tar Sardegna, di fronte al Consiglio di Stato che non esita ad accoglierla dando l’avvio ai lavori di ampliamento dell’inceneritore.

Se è certo che le lotte popolari andranno avanti, è altrettanto vero che su temi inerenti il destino delle terre gravate da uso civico e su quelli relativi agli inceneritori da Tossilo al Cacip e discariche varie, si profilano molte complicazioni proprio in materia costituzionale. Preoccupazioni per il nostro futuro che devono indurre tutti i sardi a riflettere sulle ricadute per la Sardegna in caso di vittoria del SI alla riforma della Costituzione italiana che il 4 dicembre siamo chiamati a votare.

In Italia, la supremazia del governo sul destino del nostro ambiente e del nostro territorio, è scritta a chiare lettere nell’articolo 117 comma 3 della suddetta Riforma. Con la “clausola di supremazia speciale”, esplicita: “…su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.

Se l’interesse nazionale italiano non ha mai corrisposto con l’interesse della nazione sarda, e la concentrazione spropositata dei poligoni militari nei nostri territori ne è fedele espressione, è anche vero che noi sardi ed in primis il mondo indipendentista ed autonomista ha il dovere di contrastare ogni tentativo di concentrazione dei poteri da parte dello Stato, votando “NO” alla riforma. “NO” a uno Stato oligarchico, autoritario e repressivo che aumenterà la nostra dipendenza. “NO” per far sì che il nostro percorso per l’autodeterminazione e per molti di noi per l’indipendenza, di per sé oggi pieno di ostacoli non divenga impossibile.

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