Non curanza e irresponsabilità nella tutela dell’ambiente: tre episodi recenti

16 Dicembre 2020

[Marco Ligas]

Nel corso delle ultime settimane tre vicende hanno caratterizzato la vita politica della Sardegna; sono tutte relative all’incuria praticata nella tutela del lavoro e soprattutto dell’ambiente.

Sono diverse l’una dall’altra ma hanno un denominatore comune che riguarda l’atteggiamento di chi pratica o ha già praticato il potere pubblico o di chi aspira a conquistarlo. Non c’è nei comportamenti di questi amministratori solo la presunzione di apparire validi rappresentanti delle classi dirigenti, c’è di più, c’è l’interesse di ricavarne i vantaggi derivanti dalle politiche clientelari ormai praticate con regolarità e consolidate: insomma il solito scambio del do ut des.
Naturalmente gli imprenditori non sono inattivi in questi processi, anzi sempre più spesso, li alimentano al fine di ricavarne profitti più consistenti.
Primo episodio.
In questi giorni è stata smantellato nei pressi di Porto Conte un ginepreto. La sua estensione era di circa un ettaro e faceva parte del parco naturale situato vicino all’Hotel Capo Caccia con vincolo di conservazione integrale.
Chi ha realizzato questo capolavoro? Una cordata di imprenditori che già negli anni scorsi si è distinta per la costruzione di strutture ricettive che, neanche a dirlo, non solo hanno provocato dei contenziosi giudiziari ma hanno deturpato un ambiente che meritava soltanto rispetto per la sua conservazione. Anche in questa vicenda non c’è stata da chi ha il dovere di tutelare l’ambiente alcuna decisione tesa a scoraggiare interventi di questa natura.
Secondo episodio.
Riguarda il sistema che regola “il nuovo piano casa regionale”. Protagonista diretta di questa legge è stata la Giunta Regionale. Le misure che ha previsto e presentato con estrema arroganza, riguardano la distruzione del paesaggio e delle aree più sensibili dell’isola come le coste, i centri storici, le zone a tutela integrale, nonché le campagne. Altro che “disposizioni per il riuso, la riqualificazione e recupero del patrimonio edilizio esistente, e disposizioni per il governo del territorio”, come provocatoriamente è stato detto.
La Giunta si è ben guardata dal prendere in considerazione le critiche espresse non solo dall’Associazione dei Comuni direttamente coinvolti nella tutela del proprio ​territorio ma anche da quelle ambientaliste che da anni sono impegnate nella ricerca e nello studio del territorio e dell’ambiente al fine di difenderlo.
Per la nostra Giunta è ben più importante promuovere le lottizzazioni abusive nelle campagne e garantire gli aumenti volumetrici nelle strutture ricettive. Anche questi sono segnali significativi di come le istituzioni curino gli interessi di specifici gruppi economici e trascurino i bisogni di chi da anni è senza lavoro o perché lo ha perso in seguito alla diffusione della pandemia.
Terzo episodio.
C’è stato in questi giorni un violento nubifragio a Bitti che ha provocato la morte di tre persone e danni ingenti in tutto il paese. Non è la prima volta che si verificano in Sardegna fenomeni di questa natura. L’ultimo è successo nel 2013 ma stavolta le conseguenze sono state assai più gravi. Non a caso lo stesso sottosegretario Calvisi ha detto che la bomba d’acqua caduta in questi giorni sul paese è molto più grave delle precedenti. Lo stesso Calvisi ha poi aggiunto che a Bitti ci sono problemi idrogeologici e idraulici che rendono necessario un intervento strutturale che consenta di prevenire situazioni come quella che stiamo vedendo. Naturalmente c’è da chiedersi perché nel corso di questi anni si è fatto ben poco o niente per avviare i lavori necessari per il risanamento del territorio.
Il guaio è che fenomeni di questa natura sono frequenti nella nostra isola cosi come pure nel resto del paese.
Pur non volendo essere severi nella valutazione di queste inadempienze non si può negare come tali atteggiamenti mettano in evidenza una prassi consolidata che ribadisce un distacco progressivo tra chi governa e chi è governato, e non è casuale che cresca il numero dei coloro che non votano più e comunque rimangono al di fuori della vita politica, sociale e culturale del paese.
Si creano cosi le premesse di una crisi del sistema con la nascita e la diffusione di nuovi gruppi che poco hanno a che vedere con il rispetto della Costituzione e la diffusione dei principi della libertà e della partecipazione democratica.
Questi valori sono indispensabili ed è necessario recuperarli perché la crisi che viviamo non diventi irreversibile.

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