Non una di meno a Verona contro il Congresso mondiale delle famiglie

16 Marzo 2019
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In occasione del Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF) che si terrà a Verona il 29-30-31 marzo, Non Una di Meno, rete femminista estesa su tutto il territorio italiano, convoca un corteo e tre giorni di mobilitazioni per parlare di diritti delle donne e delle persone LGBTQI. Non Una di Meno era già entrata in azione contro la mozione “Verona Città a favore della Vita (che finanzia associazioni legate ai movimenti antiabortisti e che è stata presentata in molte altre città).

La tre giorni, organizzata da NUDM e chiamata “Verona Città Transfemminista” sarà contestuale a quella del WCF. Tra le iniziative: convegni per raccontare come è nata e come si è diffusa la cosiddetta “ideologia del gender”, con ricercatrici europee; laboratori di piazza per insegnanti sull’educazione contro sessismo e razzismo nella formazione; proiezione del documentario “Aborto, le nuove crociate”, della TV franco-tedesca Arté sugli attacchi a livello internazionale alle leggi che regolano l’aborto; proiezione del cortometraggio sulle lotte della comunità LGBTQ in Uganda con Najib Kabuye, protagonista e attivista LGBTQI ugandese.

Sabato 30 marzo NUDM ha lanciato un corteo a cui parteciperanno altri movimenti italiani e internazionali, e per domenica ha organizzato un’assemblea femminista internazionale a cui saranno presenti Marta Dillon (Ni Una Menos Argentina), attiviste dall’Irlanda, dalla Polonia, dalla Francia e dai Paesi Bassi, tra le altre.

Perché mobilitarsi contro il Congresso mondiale delle famiglie

Verona, la città del ministro Fontana, culla della destra misogina e transomofobica italiana, si candida a essere la capitale europea della reazione antifemminista con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, annunciato e poi revocato ma non rimosso dal sito del Congresso, e quello della regione Veneto. All’incontro, oltre al vicepresidente del consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini, ci saranno: il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il senatore della Lega Simone Pillon, il presidente della regione Veneto Luca Zaia, il sindaco di Verona Federico Sboarina, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, il presidente del Family Day Massimo Gandolfini. E ci saranno esponenti politici di governi dove l’omosessualità è reato o viene perseguita, dove l’aborto è illegale o dove vengono sistematicamente presentati progetti di legge per renderlo tale, come in Polonia.

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