Notti padane. Piemonte al voto?

16 Novembre 2013
foto 2 Valeria 157
Valeria Piasentà

«Sarebbe allora il caso che certi imbecilli che pensano di usare la sanità per fare strumentalizzazione politica stiano zitti», così un nervoso presidente regionale Cota ha commentato la campagna ‘Cota a casa’, presentata dal Pd piemontese il 14 ottobre. Dal comunicato stampa del Pd: «A tre anni e mezzo dall’insediamento alla guida del Piemonte del leghista Roberto Cota, emergono in tutta la loro evidenza i pessimi risultati del suo governo e dell’azione del centrodestra. Non solo non sono state mantenute le grandi promesse della campagna elettorale, ma il Piemonte è andato indietro rispetto a quattro anni fa. Nella sanità si sono susseguiti tre assessori con risultati lampanti: i servizi si sono ridotti, le liste di attesa allungate, le strutture non sono state ammodernate. Nonostante lo sforzo di medici e infermieri, la sanità piemontese è peggiorata. Nel trasporto pubblico locale la Giunta Cota ha tagliato le linee e aumentato le tariffe, con pesanti problemi per i pendolari. Nel welfare non ha fatto meglio: ha tagliato i servizi assistenziali, messo in campo meno risorse per i comuni e le famiglie, per la casa e il lavoro, ha aumentato le tariffe per i non autosufficienti. Di fronte a questo pessimo risultato, non c’è che una soluzione: Cota deve andare a casa.» Gli ‘imbecilli’ si sono ovviamente offesi trattandosi, a loro avviso, non di una critica politica ma di insulti personali, tuttavia non si aspettano scuse: «Non chiedo a Cota di venire in Consiglio a porgere le sue scuse, so che questo non appartiene al suo stile politico. E’ però evidente che questo attacco personale nei confronti dei consiglieri PD mina il rapporto tra Giunta e Consiglio regionale. Per questo ho chiesto formalmente al presidente del Consiglio regionale di assumere una iniziativa a tutela dei consiglieri.» (A. Reschigna, Presidente Gruppo Regionale PD).
Il confronto politico fra le opposizioni e il centrodestra al governo della Regione è stato aspro fin dall’insediamento di Cota, e questa non è la prima campagna pubblica con richiesta di dimissioni della giunta. Ricordiamo varie manifestazioni, fra le quali quelle di Benvenuti in Italia con Libertà Giustizia, Pd, Radicali e tutta la sinistra, contrariati dalle sue politiche puritane: ha introdotto i ‘paladini della vita fetale’ nei consultori per dissuadere le donne ad abortire; messo mano alla 194 con un protocollo regionale e tentato di bandire la RU486 dagli ospedali; ostacolato il Gay Pride, che nel 2011 si è trasformato in una manifestazione contro Cota e i leghisti al potere: «Quanto dista il Piemonte dall’ Europa?» urlava il corteo, «Una Lega!». Non piacciono le sue posizioni in questioni come trasporto pubblico e Tav, nucleare e acqua pubblica; come in materia di politiche scolastiche e universitarie, dove si è distinto per l’ostracismo verso gli studenti fuori sede (ergo: non piemontesi); e soprattutto scandalizzano le corruzioni svelate dalla magistratura, specie nella sanità.
La scadenza elettorale naturale sarebbe fissata per il 2015 ma ieri, il 14 novembre, la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva Michele Giovine per brogli elettorali (http://www.manifestosardo.org/una-questione-di-numeri/). Il terzo grado di giudizio ha confermato l’interdizione dai pubblici uffici e i due anni e otto mesi di pena della prima sentenza, datata 2011, del Tribunale di Torino. In attesa delle motivazioni di un provvedimento che attesta in maniera irrevocabile il falso elettorale della lista Pensionati per Cota, in molti si chiedono se il fatto non dovrebbe far decadere automaticamente il governo della Regione, eletto anche con i quasi 28.000 voti della lista truffaldina. Prima fra tutti se lo chiede Mercedes Bresso, che insieme ai Radicali e ai Verdi già all’indomani dei risultati elettorali del 2010 ne aveva denunciato le irregolarità, e ora suggerisce a Cota di rassegnare le dimissioni per tornare quanto prima alle urne.
E abbiamo già un primo candidato Pd alle regionali. Si tratta di un imprenditore, di quelli che costituiscono un motivo d’orgoglio dell’italianità nel mondo. Si tratta di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, di cui è presidente e socio di maggioranza. Si è proposto lo scorso 25 aprile, a Treiso nel cuneese, durante la commemorazione della 21esima Brigata Matteotti comandata dal padre, il socialista Paolo Farinetti , e dei partigiani fucilati dai fascisti. Ha dichiarato: «Noi di Alba abbiamo deciso di conquistare la Regione: perché non possiamo più sopportare che un consigliere che guadagna 10mila euro al mese, se compra un gelato, poi si fa rimborsare quell’euro e mezzo». Di Farinetti si parla anche per incarichi più prestigiosi, come il Ministero dell’Agricoltura in caso di vittoria elettorale del suo amico Matteo Renzi.
Sapremo presto se Cota scenderà dalla sua barricata, ma dovrà esserne costretto perché lui non ha mai avuto neppure la tentazione di dimettersi – nella speranza di resistere fino alla candidatura alle prossime elezioni europee? – e se la regione Piemonte andrà al voto anticipato. E presto scopriremo anche di cosa si occuperà Cota dopo una prossima e probabile sconfitta elettorale, sua e del suo partito che, secondo gli ultimi sondaggi, in media nazionale oggi raccoglie fra il 3,5 e il 4% dei consensi.

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