Paperone, Biancaneve e i venticinque nani

1 Giugno 2017

Illustrazione di Silvia Ciccu – Gothic Gotha

Ottavio Olita

“Non scorderò mai quel che mi ha detto”. Questo affermava Donald uscendo dall’incontro con Papa Francesco. Sul senso di quella frase si possono fare varie ipotesi, alla luce di quel che sta accadendo: 1) il traduttore, spaventato dal coraggio di Francesco, ha detto al presidente Usa quel che gli faceva comodo; 2) Donald è uno spudorato mentitore; 3) nessuno ha sentito il seguito della frase, mormorato a denti stretti: “…. e io farò sempre tutto l’opposto”.

Ma c’è anche un’altra possibilità. Trump probabilmente si è formato culturalmente sui testi del Donald più famoso della storia americana, Donald Duck, ispirandosi al celebre zio del povero Paperino, dalle pupille disegnate con il simbolo del dollaro: Paperone che si tuffa nel deposito di monete d’oro, Paperone che pensa soltanto ai propri profitti.

Così, dopo aver venduto armi per centinaia di miliardi di dollari agli emirati arabi (continuando ipocritamente a predicare la pace, ma indicando subito nell’Iran il nuovo nemico), è venuto a batter cassa in Europa pretendendo che gli ‘alleati’ paghino molto di più per il mantenimento della Nato.

Infine, ciliegina sulla torta, non intende minimamente partecipare allo sforzo mondiale per ridurre l’inquinamento ambientale perché non vuole spendere. Così ha annunciato solennemente il ritiro degli Usa dall’accordo sottoscritto a Parigi.

Reazioni? L’unica ad aver avuto il coraggio di dire che c’è poco da fidarsi di quell’uomo è stata Angela Merkel. Ma la nostra coraggiosa Biancaneve è attorniata da 25 nani – capi di Stato e di governo europei – che continuano a strizzare l’occhio all’ ‘alleato’.

Lasciando da parte il confronto con le produzioni Disney e con la favolistica, la prima domanda che bisogna porre ai politici europei è: ma a cosa serve ancora la Nato, visto che gli Usa decidono tutto da soli? Donald è venuto a batter cassa ora perché sa bene che quell’apparato serviva egregiamente durante la guerra fredda, con la spartizione del mondo tra le due grandi potenze. Gli Usa erano liberi di occupare intere fette di territorio straniero e questo bastava. Ora che quella funzione non ha più ragion d’essere vuole soldi, come se tutto quello che ha sfruttato in passato non avesse valore.

L’unica che l’ha capito è probabilmente la Merkel, ma a Trump la cosa non fa impressione forse perché è la posizione di una donna: Angela, come la moglie Melania durante le visite ufficiali, non merita neppure una stretta di mano (cosa che avvenne nel primo incontro tra i due leader alla Casa Bianca).

Se il capo della Democrazia più influente del mondo se ne frega degli accordi internazionali, perché dovrebbe rispettarli un dittatorello paranoico come il nord coreano Kim Jong-un?

E qui si pone la seconda, rilevante questione. Dopo la fine della seconda guerra mondiale vennero costituiti organismi di confronto e collaborazione internazionali per evitare il ripetersi di quella immane tragedia: la più importante è stata sicuramente l’Onu. Bene. Io non ricordo che le Nazioni Unite abbiano mai emanato una sanzione a carico di grandi potenze. Sono sempre stati colpiti i deboli e i piccoli. Quando un coraggioso segretario generale, come lo svedese Dag Hammarskjold, stava operando per combattere privilegi oppressivi contro le popolazioni del Katanga, morì in un misterioso incidente aereo, accaduto nell’Africa meridionale, il 18 settembre 1961. Tragico avvertimento che si rivelò più che efficace.

Non sarebbe ora che tanta prosopopea programmatica – forte nelle intenzioni, debole nella pratica -, si traducesse in azioni? Così anch’io ho fatto un sogno, ed è questo.

Gli Usa, che diedero l’impeachment a Nixon per le sue bugie sul Watergate, che si scandalizzano per il Russiangate, non si pongono minimamente il problema del resto del mondo. Perché il resto del mondo non risponde ponendosi il problema di quanto questo nuovo presidente Usa potrà nuocere al mondo, alla convivenza pacifica, al futuro del pianeta Terra? Non sarebbe bello se quell’impeachment che i parlamentari Usa difficilmente gli daranno venisse pronunciato, simbolicamente, da uno di questi organismi che rischiano di essere inutili e fittizi data la protervia di Trump?

Infine una constatazione. Donald è la personificazione di un’idea di vita che si traduce solo nel possesso e nel profitto. L’uomo, con il suo ambiente naturale, gli affetti, le amicizie, conta poco o nulla. Figuratevi come deve aver reagito di fronte al dono dell’enciclica “Laudato sì”. Ha pensato probabilmente ad una provocazione riservatagli da chi è esattamente il suo opposto e che non smette di riaffermare la priorità dell’uomo sul denaro, le finanze, i profitti.

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