Perché è necessario chiudere il CPR di Macomer

27 Marzo 2024

[red]

L’Assemblea No CPR Sardegna chiama un presidio al CPR di Macomer, in via del Lavoro, il 6 aprile, alle ore 11.00, per chiedere la chiusura di tutti i CPR, e chiede l’adesione di qualunque individuo o gruppo si riconosca in questa lotta e nelle sue motivazioni che pubblichiamo.

Dal 20 gennaio 2020 è operativo a Macomer un CPR, cioè un Centro di permanenza per il rimpatrio. I Centri per il rimpatrio sono stati istituiti nel 1998, nel corso degli anni hanno cambiato nome (CPT, CIE, CPR) ma la loro funzione e il trattamento destinato alle persone recluse non sono cambiati. Sono strutture nelle quali le persone vengono rinchiuse per il solo “delitto” di non avere un permesso di soggiorno, in cui si arresta le persone non per qualcosa che hanno fatto, ma per quello che sono.

I CPR sono veri e propri campi di concentramento, nei quali si radunano le persone ritenute arbitrariamente indesiderabili dallo Stato italiano, in vista delle loro deportazioni verso i paesi di origine. La violazione dei diritti umani è la sostanza del CPR, luogo d’incarcerazione senza capi di accusa e senza giusto processo, in vista di una deportazione che è in flagrante violazione del diritto alla mobilità. Da queste violazioni iniziali, ne discendono un’infinità di altre, e la violenza dentro i CPR è un fatto costante, sia in senso psicologico che in senso fisico.

La gestione di questi campi di concentramento per migranti, perdipiù, è un affare milionario affidato a società private, che lucrano sulla pelle delle persone internate nei CPR risparmiando al massimo sui servizi fondamentali. Le condizioni di vita dentro i CPR sono generalmente pessime: sono infinite le denunce per il trattamento inumano e degradante delle persone recluse.

La cortina di omertà e indifferenza eretta da governi, prefetture e questure intorno a queste strutture, anche davanti all’elenco infinito di denunce che si sono accavallate in 25 anni, ci dice chiaramente come i CPR siano stati disegnati per funzionare esattamente in questo modo.

I CPR esistono per negare la dignità umana delle persone provenienti da paesi che lo Stato italiano ritiene gerarchicamente inferiori. Sono punta di diamante di un sistema razzista più ampio, che erode i principi della società democratica fondata sull’eguaglianza dei cittadini, per sostituirla con un sistema di gerarchie stabilite su base razziale e di classe.

L’antidemocraticità di queste strutture è dimostrata anche dagli atteggiamenti repressivi verso chi le contesta. In anni recenti, si è tentato con provvedimenti polizieschi di intimidire e inibire l’attività di solidarietà verso le persone internate. Il diritto alla libera manifestazione del pensiero è spesso notevolmente compresso, dentro e intorno ai CPR.

La presenza dei CPR è una vergogna e una minaccia per l’ordinamento democratico, finché esisteranno spazi del genere, dove la regola è l’arbitrio del più forte, il silenzio delle vittime, il lucro di privati sulla violenza di Stato, nessuno potrà realmente considerarsi al sicuro.

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