Perché vogliamo proseguire il lavoro politico di Marco Ligas

4 Aprile 2021

[Roberto Loddo]

“Grazie Marco” è la prima cosa che mi verrebbe da dirgli. Grazie per aver dimostrato la necessità di uno spazio come il manifesto sardo, una voce che si propone come strumento collettivo dei conflitti sociali, una voce che ha sempre cercato di unire le persone che vogliono superare tutte le forme di disuguaglianza in Sardegna e nel mondo indicando soluzioni credibili e praticabili.

Le idee di Marco sono idee che arrivano da lontano perché Il manifesto sardo ha già avuto una sua storia nel biennio del 1972 e del 1973, quando il direttore era Salvatore Chessa e l’assalto al cielo ci sembrava più vicino.

Le parole di Marco, da quando ha iniziato a fare politica, da quando ha iniziato a scrivere, sono parole che hanno raccontato la violenza e la sopraffazione prodotte dalle contraddizioni di un sistema sbagliato sui corpi delle persone.

Le parole di Marco hanno raccontato la violenza che nasce dalla totale arroganza del capitalismo e dall’arbitrio dei mercati. Noi compagni e compagne che abbiamo seguito Marco in questa straordinaria avventura del manifesto sardo siamo persone fortunate. Siamo persone fortunate, perché possiamo rileggere e fare nostre le sue parole, le sue analisi che hanno cercato di fotografare un’isola vessata da politiche liberiste e neocolonialiste.

Parole che sono ancora attuali e che possiamo ritrovare nel suo primo editoriale del manifesto sardo che denunciava come la questione della democrazia in Sardegna fosse diventata un’emergenza e lo sia ancora oggi.

Caro Marco, in questo nostro saluto vogliamo dirti che continueremo il tuo lavoro politico. Vogliamo continuare a unire. Unire le persone e tutti i soggetti che la crisi, il liberismo e il patriarcato hanno diviso.

Caro Marco, non ci stancheremo mai di scrivere per dare un volto alle persone fragili, escluse e perdenti. Continueremo a praticare le tue idee, nel rivendicare l’urgenza di un nuovo modello di sviluppo che non avveleni più la Sardegna con il petrolio, il carbone e le basi militari. Continueremo a fare nostre le tue parole sull’urgenza di politiche del lavoro sane, stabili e legate alle nostre comunità e nel rispetto dell’ambiente.

La nostra comunità politica, il nostro giornale, rappresenta un patrimonio di idee che andrà avanti con la tua presenza ideale e con il contributo prezioso di coloro che ci leggeranno e che si uniranno alle nostre battaglie, proprio come scriveva uno dei nostri migliori compagni, il tuo amico Luigi Pintor.

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