Portoscuso: ancora senza risposte

16 Maggio 2014
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Michela Angius

Le analisi preliminari effettuate nel territorio del comune di Portoscuso dalla ASL hanno portato al divieto di macellazione e commercializzazione delle carni di dodici allevamenti. E’ stata rilevata la presenza di diverse sostanze nocive e cancerogene come metalli pesanti, diossine e PCB-diossinosimili.
La notizia non dovrebbe stupire.
Già nel lontano 2008 l’Università di Cagliari (Dipartimento di sanità pubblica, sezione di medicina del lavoro) aveva individuato elevati livelli di piombo nei bambini di Portoscuso rispetto ai loro coetanei residenti nei comuni vicini. Lo studio aveva anche dimostrato l’esistenza di una relazione tra la presenza di piombo e i deficit cognitivi degli stessi bambini.
All’epoca probabilmente la notizia è passata in sordina. Chi avrebbe potuto dire a voce alta che la presenza delle fabbriche comportava rischi consistenti per la salute?
L’impatto che il polo industriale di Portovesme, attivo per decenni, ha avuto sulla salute della popolazione locale è stato ed è ancora di notevole entità, cosi come le recenti analisi hanno dimostrato. Non si può certo pensare di aver debellato anni e anni di inquinamento con la chiusura momentanea (?) delle fabbriche.
Durante l’ultima campagna elettorale Francesco Pigliaru, ora Governatore della Regione Sardegna, aveva dichiarato “Michela Murgia mi accusa di aver voluto dare speranza a un territorio ferito come il Sulcis. Si rassegni, noi difenderemo ogni posto di lavoro e lo faremo senza ideologismi”.
Su una cosa Pigliaru aveva ragione. Il territorio è profondamente ferito.
A distanza di tre mesi dalle elezioni regionali, i lavoratori del Sulcis sono ancora in attesa di sapere una risposta sul proprio futuro lavorativo. Tra questi la situazione più preoccupante è quella dei lavoratori dell’indotto Alcoa che non percepiscono ormai da mesi la cassa integrazione in deroga. Per non parlare di tutti gli altri lavoratori delle ditte d’appalto che ricevono inesorabilmente trattamenti di serie B, come se dovessero espiare una colpa per non essere stati assunti nelle grandi multinazionali presenti nel territorio.
Sembrava ci fosse più tempo. E invece non è poi così lontano il mese di giugno quando gli impianti della multinazionale americana, leader nella produzione di alluminio, si fermeranno. Se ciò dovesse accadere, sarà più difficile ottenere la riapertura della fabbrica senza che siano preventivati copiosi investimenti.
Se dunque la notizia del divieto di macellazione non stupisce chi ha vissuto e vive a Portoscuso, fa tremendamente arrabbiare sentirsi ostaggio di una situazione per la quale non si intravede ancora una soluzione.

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