Primarie Pd e questione morale

16 Dicembre 2013
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Graziano Pintori

Le primarie del PD si sono svolte come se l’intero elettorato italiano fosse coinvolto in una vera e propria campagna elettorale. Cuperlo, Civati e Renzi sembravano candidati alla carica di premier e non a quella di segretari di un partito, che rappresenta circa il 25% di tutti gli elettori italiani. Marcatamente ossessiva, invadente e ai limiti della democrazia è stata l’attenzione della TV pubblica dedicata al PD, ben caratterizzato su linee politiche e obiettivi condivisi dai suoi iscritti e elettori, i quali non sono i telespettatori italiani costretti all’ascolto e alla visione di fatti inerenti la politica di quel partito. Si tratta di una anomalia italiana, che fa apparire normale la cogestione della pubblica informazione con un mostro politico, composto da due corpi e una testa, in grado di imporre metodi e logiche secondo i propri interessi. In questo scenario mass mediatico l’otto dicembre il PD, con le sue primarie, ha eletto il nuovo segretario Matteo Renzi, il giovane proiettato verso una nuova concezione del partito e della società. Da vero mattatore Renzi ha vinto perché è riuscito a semplificare la politica con l’uso degli slogan, ha vinto pur essendo un centrista, ha dimostrato abilità nell’utilizzare argomenti sensibili per il popolo della sinistra, metodo di scuola democristiana essendo figlio della Margherita e del Partito Popolare. Il neo segretario è un giovane grintoso, dal linguaggio convincente e adatto al programma e alle orecchie del popolo PD; un programma dai contenuti scontati, banalmente condivisibili trattandosi di argomenti che tutti vogliono sentire: riforma elettorale, conflitto dì interessi, taglio alla politica, dimezzamento parlamentari, via le province, ricreare valore, lavoro e nuova ricchezza, ecc. Inoltre, con estrema chiarezza, si era schierato contro gli “inciuci”, ossia le larghe intese utili per perpetuare le vecchie classi dirigenti chiuse nelle vecchie oligarchie alimentate dalle correnti, responsabili dell’imbastardimento della politica che ha ridotto l’Italia a un puttanaio. Di sicuro il sindaco trascinatore sarà alla guida del treno diretto verso la terza repubblica, lascerà a terra i piazzisti immarcescibili della politica italiana e tanti altri boiardi di stato. Sostanzialmente Matteo Renzi ha avuto gioco facile perché il suo impegno coincide con l’antipolitica berlusconiana e con l’immobilismo del PD, che in venti anni è riuscito solo a cambiare i nomi, i simboli e i colori alle bandiere. Comunque sia guidare il treno diretto verso la terza repubblica non sortirà nessun effetto se persisterà la “porcata” elettorale, con la quale si nomina il parlamento anziché farlo eleggere dal popolo; poca sarà la sostanza di questo viaggio se si continuerà a governare per decreto a favore delle banche, delle grosse imprese, delle elite e lasciando i giovani soli con se stessi senza presente e senza futuro. Inoltre, sarà ancora più grave se non si fermerà il crollo morale del nostro sistema politico, in balia dei partiti “divenuti vere macchine del potere che hanno occupato lo Stato con la lottizzazione delle sue istituzioni”(E. Berlinguer). Oggi la spudoratezza dei rappresentanti del popolo, o meglio di se stessi, ha superato qualsiasi barriera etica e morale, la loro supponenza e arroganza li ha portati a credere di essere al di sopra della giustizia e quindi di poter strafare anche con l’uso improprio del denaro pubblico. Sono gli “onorevoli” senza onore che giustificano come spese istituzionali l’acquisto di creme e profumi, boxer padani, pecore per pranzi bucolici, spese per viaggi, altri svariati rimborsi ecc., veri schiaffi alla povertà diffusa e alle famiglie che non riescono a coprire le spese mensili per i pasti. Berlinguer rispondendo a Scalfari sulla questione morale individuava nel capitalismo “il sistema che crea masse crescenti di disoccupati, emarginati, di sfruttati…sta qui la causa non solo della crisi economica, ma di fenomeni di barbarie…”, fu un ragionamento che mise in luce il patrimonio morale della sinistra, perciò fu ampio e scevro da qualsiasi intento giustizialista. Il pane dell’onestà politica professata dal dirigente del PCI non è per i denti di Renzi e dei vecchi e nuovi dirigenti del PD , i quali richiamano strumentalmente quell’intervista solo per essere impregnata di giustizialismo e antipolitica. La terza Repubblica avrà bisogno di ben altro.

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