Repressioni. Una sentenza e un sit in

1 Giugno 2016

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Red

Pubblichiamo il comunicato del Cagliari Social Forum. A seguito della sentenza che avalla il parere della questura di Cagliari, si impedisce, di fatto, la libera circolazione ad alcuni attivisti antimilitaristi, in alcune zone del territorio sardo. Il CSF convoca per questo motivo un sit in per giovedì 9 giugno alle ore 9.00 davanti dal palazzo del TAR in Piazza del Carmine.

Il giorno 12 di maggio il TAR della Sardegna ha sentenziato che i fogli di via emessi dalla questura di Cagliari nei confronti di alcuni attivisti antimilitaristi, “ non essendo materia di natura repressiva” ma “meramente preventiva”, sarebbero giustificati.
Questa sentenza, basata su pregiudizi e supposizioni della questura, non viene supportata da null’altro se non da tali supposizioni.
Gli attivisti sono accusati al massimo di “aver in più occasioni partecipato e manifestazioni e cortei antimilitaristi.
Noi riteniamo che la sentenza sia illogica assurda ed inquietante.
Assurda ed illogica perché elude i principi fondamentali della Costituzione per quel che riguarda la libertà di manifestare nei modi e tempi e tutte le volte, che ogni cittadino ritiene opportuno farlo (La Costituzione non prevede la “modica quantità così sembra , invece volere la questura)
Inquietante perché, se passasse il principio per cui “i sospetti” della questura bastano per giustificare misure tipo i fogli di via (che è bene ricordarlo impediscono la libera circolazione a cittadini non accusati di nessun reato), allora vorrebbe dire che la cultura del diritto verrebbe soppiantata dalla cultura del sospetto.
Pensiamo che questa sentenza vada letta come un atto di intimidazione nei confronti di tutto il movimento antimilitarista: come una risposta ai successi che il movimento sardo ha ottenuto nell’ultimo periodo.
Noi solidarizziamo con questi attivisti e intendiamo ribadire che non saranno queste sentenze, non saranno i mezzi di repressione e prevenzione che fermeranno il movimento che esige lo smantellamento dei poligoni militari, la dismissione della fabbrica di bombe, del commercio di armi coi paesi in guerra e la fine del transito nei nostri porti di navi da guerra.
Vogliamo una politica che abbia per obiettivo la pace e dica no alla guerra e agli strumenti che la generano e la alimentano.
Per questo e contro sentenze come questa, continueremo a manifestare!
Manifestiamo, la nostra solidarietà agli attivisti , manifestiamo il nostro disgusto per questa sentenza!

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