Sarroch e s’antigoriu

1 Giugno 2009

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Marcello Madau

Tre operai morti a Sarroch, ma la notizia per molti è già vecchia, perché altri assassini sul lavoro sono arrivati. Maledetto petrolio, maledetta ansia del profitto! Che senso ha, oltre a un certo limite,  discutere di chi è la colpa (un mancato avviso, un errore tecnico, un risparmio sui costi, magari una superficialità), quando sappiamo che è l’accelerazione dei tempi del lavoro a farci incontrare troppo presto la morte, a saldare con anticipo esagerato e su un tavolo sbagliato il credito di questo antico giocatore. E’ un sistema di vita, di lavoro, di relazioni che non funziona.
Non fatevi incantare dalle facce contrite del governatore Cappellacci e dei governanti (tranne quella del Silvio ridens, che esterna su Noemi e tace sulle morti operaie), del PD che difende petrolio e benzene, termovalorizzatori e le basi avvelenate di Quirra: chi pratica l’attività politica e sindacale sui posti  di lavoro sa come uno degli obiettivi della destra sia il trasferimento delle risorse per i diritti di tutti ai ricavi di pochi. Sta in questo l’attacco endemico e irresponsabile alla Legge 626, alle norme sulla sicurezza nel posto di lavoro.  C’è dolo e non colpa nei padroni e nella nostra classe politica nel trascurare la salute, i rischi drammatici che corriamo nel sangue, nei polmoni, sino al DNA.
Si sbaglia chi pensa che ci siano, come ironizzava una vecchia canzone di lotta, padroni buoni. E forse è anche sbagliato pensare che esistano padroni cattivi. I padroni, come il denaro, non sono né buoni né cattivi. Soprattutto non puzzano: lo suggerisce il proverbio laddove la natura fecale acquisisce dimensione speculativa. Siamo pieni di cavalieri più o meno coraggiosi che passano da ‘destra’ a ‘sinistra’,  che sono in grado di essere ospitati senza eccessivi traumi nelle liste PD o PDL, trovando sempre ottimi riferimenti pratici e teorici e pronti a risparmiare sui diritti sociali e umani. Se non li consola Sacconi, ci pensa Treu.
Moratti è un industriale che ha fama  progressista, anche come presidente di calcio, la sorella è ambientalista. La famiglia mette in sicurezza il conto in banca di Mourinho e Ibrahimovic, ma non trova i soldi e volontà di mettere davvero in sicurezza la fabbrica. La tradizione ambientale d’altronde parla da sola: l’antenato Angelo, altro grande Presidente di calcio (dicono  regalasse gli orologi d’oro agli arbitri), ha portato in Sardegna, oltre alla Saras di Sarroch,  l’Hotel Rocca Ruja a Stintino assieme a quella strada che ha distrutto la spiaggia e il mare antistante.
Sarroch è il luogo dove un singolare monumento a qualche centinaio di metri a Ovest del petrolchimico, il nuraghe Antigori, ha ospitato per qualche generazione attorno al 1300 a.C. una delle più straordinarie presenze dei ‘micenei’, gli antenati dei Greci. Nel golfo maestoso le navi egee fecero vela, le ceramiche grigie e dipinte, le anfore a staffa di produzione palatina ed i grandi contenitori con decorazioni plastiche ricevevano e veicolavano produzioni e abitudini già meticcie dalle basi vicino-orientali, cipriote ed egee a quelle sarde, e viceversa. Se il golfo di Cagliari e il ‘Nuraghe dell’Antichità’ si animarono di egei e orientali, la base di Kommos, porto commerciale cretese della celebre Festòs, si dovette popolare di sardi: vi si rinvengono ceramiche nuragiche d’uso comune. Devono essere riprese le indagini sul nuraghe Antigori, che una vecchia, burbera e dolcissima archeologa ora scomparsa e che ricordo con grande affetto, Maria Luisa Ferrarese Ceruti, ebbe il merito di inaugurare scoprendo le straordinarie testimonianze dei ‘micenei’ in Sardegna, costruendo le basi per capire davvero la grande proiezione mediterranea del mondo nuragico. L’eco delle fonti antiche sulla presenza degli egei nell’isola e dei sardi a Creta!
E’ un’altra lacerazione di Sarroch (lo ricorda anche la sentita testimonianza di una giovane archeologa sarda), che oggi ha il cielo e il mare macchiati dalla Saras.  Un eloquente paradigma di come radici e paesaggi culturali vengano sacrificati ad una fabbrica che ha dato, certo, lavoro, ma producendo utili per pochi e veleni per tutti. L’’inquinamento devastante e allargato richiamato anche dal filmato OIL (cliccate qua per il collegamento), del quale si attende la versione lungometraggio, supera i vantaggi determinati dai posti di lavoro.
Una terra che produce memorie straordinarie, che potrebbe dare agricoltura e pesca e accoglienza, è dentro una cappa non rinnovabile. Bisognerebbe avere il coraggio di chiudere, progressivamente ma decisamente, con il petrolio e l’alluminio in Sardegna, cacciando gli inquinanti dalla nostra regione e procedere, qua come a Porto Torres e a Portoscuso, a grandi opere pubbliche di risanamento ambientale,  sostituendo i poli del veleno con altri poli di energia pulita e rinnovabile. Decidendo di garantire la vita di quelli che non avrebbero altro lavoro che nelle fabbriche della morte liberandoli e riconoscendo, almeno a loro, il ‘reddito d’esistenza’ (altro che ‘ammortizzatori sociali’, frase che ha tutta l’ipocrisia del linguaggio capitalistico creato per fregare gli operai, frase che contiene in sé la morte).
Ecco una strategia generale utile, una battaglia europea niente affatto inutile (basti pensare alle battaglie sulle produzioni industriali) che l’astensionismo non può aiutare, e neppure un voto moderato nei fatti bipartisan.

2 Commenti a “Sarroch e s’antigoriu”

  1. Maria Giulia Amadasi scrive:

    Conosco il Nuraghe Antigori e so dei commerci internazionali nel Mediterraneo nella seconda parte del II millennio: eppure, anche allora le navi venivano in Sardegna a cercare metalli; anche allora si era spinti o dal bisogno o dal desiderio di guadagno. Questo non vuol dire però che è sempre tutto uguale e che tutto è giustificato. Al contrario. Di come fossero gli antichi non sappiamo moltissimo. Sappiamo però come eravamo pochi decenni fa ( i concetti di uguaglianza, solidarietà, laicità, ecc. sembravano acquisiti) e come siamo adesso: e le tendenze di ora fanno paura. Anche questo non vuol dire che dobbiamo tornare ad essere come allora. Ci vuole però davvero un cambiamento “di rotta”. Ma siamo in una tale palude che è difficile. Tra le prime necessità – naturalmente – ci sarebbe la scuola e l’istruzione: ma non se ne parla più.

  2. Marcello Madau scrive:

    Sono d’accordo completamente con quanto scritto da Maria Giulia Amadasi, che saluto ringraziandola per l’intervento del quale colgo la passione. Noi siamo sempre disposti a parlare di scuola e istruzione: anche in questo numerolo facciamo invitando a partecipare al sit-in cagliaritano della FLC-CGIL. Si tratta effettivamente di uno dei luoghi centrali del problema, nel quale l’impegno, assai difficile, deve essere costante, intransigente, anche capace di rinnovare se stessi per fronteggiare una sfida che è fra le più complesse che io ricordi.

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