Solidarietà per la Palestina e diffusione della conoscenza 

18 Agosto 2022

[Aldo Lotta]

Le persone accorse martedì 9 agosto in piazza Garibaldi a Cagliari, su invito dell’associazione Amicizia Sardegna Palestina, erano davvero tante; soprattutto in considerazione del caldo opprimente e il bisogno agostano di staccare da pensieri e angosce che, in misura diversa, accompagnano la quotidianità di ognuno.

Una folla intera con sentimenti comuni: di dolore e lutto per la sofferenza quotidiana di un intero popolo oppresso, e di rabbia, rifiuto e ribellione verso la politica estera del nostro Paese, scelleratamente tesa ad appoggiare totalmente lo Stato coloniale oppressore e l’apartheid israeliano.

Tali sentimenti possono albergare negli animi di chi è a conoscenza delle cose, quindi di chi si informa, andando oltre il muro, la coltre fumogena che emana dalla vergognosa macchina della disinformazione al misero servizio delle altrettanto misere alleanze (sudditanze) “strategiche” dei nostri politici. Quindi, come sempre, è importante la conoscenza: antidoto fondamentale al degrado morale, all’indifferenza e alla barbarie, purtroppo in questi giorni molto attuale, del fascismo. 

Ma quali motivi, soprattutto e oggi più che mai, rendono importante la conoscenza della realtà e complessità dei fatti che riguardano quella regione del mondo?

Provo a citarne solo alcuni fra i tanti:

  1. Il mediterraneo dovrebbe unire, non dividere, nel segno della giustizia sociale e dello scambio, le culture, comprese la nostra e quella millenaria dei popoli dell’altra sponda, tra cui i palestinesi. Pensiamo al ruolo in questo che potrebbe, dovrebbe avere la Sardegna in particolare.
  2. L’area israelo palestinese è uno dei focolai sotto la cenere più importanti e dirompenti per la salvaguardia dell’umanità la cui esplosione potrebbe avere conseguenze molto più gravi rispetto alla guerra in Ucraina. 
  3. La Sardegna, oltre a rappresentare un luogo di test delle armi di mezzo mondo, prima che vengano impiegate nelle circa 70 guerre in atto nel mondo, ospita regolarmente nelle sue basi militari i piloti israeliani, in occasione delle frequenti esercitazioni militari. Quelle stesse esercitazioni per le cui gravi ripercussioni sull’ambiente e sul turismo non ci si stanca di protestare attraverso manifestazioni regolarmente ignorate. Esercitazioni che sono anche le prove generali per le periodiche incursioni sanguinarie da parte di quei piloti su Gaza. La striscia di Gaza è un’exclave del territorio palestinese confinante con Israele ed Egitto. Si tratta di una regione costiera che si, lunga 40 Km. e larga 10, popolata da 1.760.037 abitanti, di cui 1.240.082 rifugiati palestinesi. E’ universalmente considerata la zona più densamente popolata e, insieme, la più vasta prigione a cielo aperto, essendo soggetta al blocco militare ed economico da parte di Israele (che decide, a seconda della situazione e interesse del momento di quanto estendere o restringere la striscia di mare concessa ai pescatori).
  4. Gaza è anche un poligono naturale dove vengono testate “sul vivo” nuovi armamenti. Nel corso dell’ultimo bombardamento della Striscia, in soli tre giorni il bilancio è di almeno 45 palestinesi morti, di cui quasi la metà bambini e donne, e 360 feriti, curati in ospedali in cui manca o è carente tutto, compresa l’acqua potabile e l’energia elettrica. L’hanno scorso in 10 giorni, dal 10 al 21 maggio del 2021, attacchi aerei e bombardamenti israeliani hanno ucciso 256 persone, inclusi 66 bambini, mentre Circa 2.000 palestinesi sono rimasti feriti, di cui oltre 600 bambini e 400 donne, a volte con esiti di disabilità a lungo termine, come la perdita degli arti o della vista. Un problema ancora più grave è rappresentato, come è facile immaginare, dalla vastissima presenza delle malattie mentali (depressione e disturbo post traumatico da stress sono diffusissimi e una larga percentuale di minori ha pensieri di suicidio.
  5. Fin dagli anni 60, 70 la Sardegna ospita un’estesa comunità di palestinesi, profughi, figli e nipoti di profughi, tutti ben inseriti nella nostra società. Uno di loro Nabeel Khair, è stato un medico in trincea sia per i malati sia per la causa palestinese. E’ stato il primo medico scomparso in Sardegna per Covid. E l’ordine dei medici sardo lo ha voluto ricordare con l’intitolazione di un ulivo nel giardino della sede a Cagliari. Che oggi è infatti conosciuto come l’Ulivo di Nabeel.
  6. La generosità, contraccambiata, dei sardi legata alla loro storia, e quindi alla consapevolezza delle sofferenze di chi subisce oppressioni e domini coloniali ed è costretto spesso a lasciare la propria terra.

Ma, forse, il motivo fondamentale (e spietatamente pragmatico) è che nel dramma (e l’eroismo) quotidiano di un popolo oppresso da un Paese sedicente democratico, quest’ultimo così politicamente (tatticamente) vicino al nostro e all’occidente, è possibile cogliere la nostra misera precarietà. Dal destino del popolo palestinese, dalla capacità che noi avremo di favorirne la liberazione, sostenendo quindi i valori etici fondamentali e il diritto internazionale, dipende molto del  nostro stesso destino, del destino quindi della nostra Costituzione e della nostra libertà.

Vorrei segnalare, in conclusione, un articolo apparso su Middle East Eye, perché è uno di quei rapporti laconici e agghiaccianti sui fatti, che vanno quindi oltre i numeri per soffermarsi sulla realtà, qui e ora, di persone. Aiutandoci, quindi, a cogliere, e poter diffondere, la tragica e stupida essenza della ragione della violenza e della guerra.

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