Prossima fermata Malfatano

16 Giugno 2011

Stefano Deliperi*

Mentre l’onda lunga referendaria travolge quanto le recenti elezioni amministrative avevano colpito duramente, le coste della Sardegna offrono ancora scenari vecchi, torbidi, opachi e anche un po’ idioti. Lo scorso 26 maggio il Consiglio comunale di Arbus (VS) e un folto pubblico hanno ascoltato il rapporto generale preliminare del “Progetto strategico per lo sviluppo turistico sostenibile del sistema territoriale Costa Verde” da parte della Real Estate Serenissima s.p.a. e la proposta turistica della Matsa Group s.r.l., società bolognese di Paolo Trento, progetto dell’architetto ferrarese Pier Luigi Feggi.

Quest’ultima ha messo nero su bianco il suo progetto (lettera del 9 maggio 2011).

Fra Ingurtosu, Naracauli e Piscinas, su 400 ettari, a circa 2 km. dal mare, ecco il “Parco delle dune di Piscinas”. Un “parco” suddiviso in quattro “stazioni” collegate con un trenino minerario (Ingurtosu, con le residenze nel centro minerario; Naracauli, con i ruderi minerari; Maceda, con l’Eco-Lodge; Piscinas, con il campeggio comunale di Sciopadroxiu e l’Hotel “Le Dune”). Da realizzare ex novo un “eco-lodge” diffuso in 30 chalet, 3 agriturismi, una club house, un centro benessere, strutture direzionali, un campo da golf.

Dal canto suo la filosofia turistica della Real Estate Serenissima s.p.a. era già stata espressa nel dicembre 2010. Le idee e i programmi sono semplici e chiari, per chi vuol capire: “il turismo non è poesia. “Un turista è un portafogli con le gambe!”, così ha affermato Luca Giacomelli, direttore generale e consigliere di amministrazione della Real Estate Serenissima s.p.a., controllata dalla Autostrada Brescia-Padova s.p.a., titolare dell’autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova e proprietaria dei 1.500 ettari di Costa Verde (Arbus) recentemente acquistati dalla Valtur (da L’Unione Sarda, edizione dell’11 dicembre 2010, pag. 43).

Chi pensa e afferma cose simili, molto probabilmente pensa anche che “pendolari e viaggiatori sono portafogli con le ruote” e che “gli arburesi sono indigeni con un tesoro” ambientale naturale da sfruttare.

I rappresentanti dei due investitori turistico-immobiliari nei giorni scorsi sono ancora andati in una seduta del Consiglio comunale di Arbus (VS) a raccontare la loro visione del mondo e i loro programmi, affermando di voler investire un miliardo di euro in 10 anni per lo sviluppo turistico della Costa Verde. Entusiasta il sindaco Franco Atzori, che punta a “rivedere i troppi vincoli paesaggistici”, più tiepide le altre forze politiche locali.

Senza tener conto delle norme di tutela del territorio (in particolare del piano paesaggistico regionale), senza tener conto degli investimenti necessari per un’adeguata bonifica ambientale delle aree interessate (centinaia di milioni di euro, motivo determinante per cui sono andati deserti i bandi regionali emanati dall’Amministrazione Soru nel 2006), senza tener conto della proprietà dei siti minerari nella vallata di Ingurtosu (in gran parte della Regione autonoma della Sardegna), hanno parlato della creazione di 6.200 posti letto (per 690 mila presenze turistiche annue) e, soprattutto, della bellezza di 7.500 posti di lavoro.

A prescindere dal resto, quest’ultima affermazione pare proprio una bufala, calzata e vestita.

Ogni posto di lavoro (non in nero) costa fra stipendio, òneri previdenziali, assicurativi e pensionistici une media di 1.500 euro al mese. Quindi 11.250.000 euro al mese sarebbe il solo costo del lavoro che dovrebbero sostenere. Cioè 135 milioni di euro all’anno. Zio Paperone e Rockerduck impallidirebbero d’invidia.

Sembra un film già visto tante altre volte. Dalla società FinBrescia che voleva colare 920 mila metri cubi di volumetrie a Costa Verde alla società Riva di Scivu che voleve cementificare il paradiso naturale di Scivu, alle infinite speculazioni edilizie di Torre dei Corsari, ai tentativi speculativi veneti a Capo Pecora .

Aggressioni pesanti del territorio combattute in tutte le sedi dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra. E sarà ancora così, se si manifesteranno intenzioni cementificatrici. Serenamente.

Gli amministratori comunali di Arbus ancora non hanno capito che il futuro del proprio territorio si basa su una salvaguardia forte del proprio straordinario patrimonio naturale unitamente a una rete di piccole strutture ricettive locali, servizi turistici e promozionali e valorizzazione del proprio patrimonio di archeologia mineraria?

Il meraviglioso Hotel “Le Dune”, con l’accorta ristrutturazione di ruderi minerari, insieme a servizi di primario livello, l’ha già dimostrato. Non basta per capire?

No. Non basta.

Ecco gli amministratori comunali di Teulada pronti a testimoniarlo. Con una vicenda tanto nota quanto torbida.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari (p.m. Daniele Caria) sta indagando sull’incarico di consulenza affidato dal Comune di Teulada al raggruppamento temporaneo di imprese Studio legale associato Caso-Ciaglia di Roma e alla Sting Engineering s.r.l. di Cagliari per un importo di euro 185.000 + I.V.A. (222.000 euro).   L’incarico, come recita l’avviso di aggiudicazione dell’appalto del 19 ottobre 2010, “ha per oggetto l’insieme delle attività di progettazione, consulenza e assistenza giuridico-amministrativa e di carattere tecnico-progettuale occorrenti per l’approvazione della variante urbanistica e per la progettazione degli interventi di interesse pubblico nell’ambito del comparto urbanistico in località Malfatano”.

In parole povere, il Comune di Teulada ha affidato un incarico per modificare strumenti urbanistici e di pianificazione così da venir incontro alle esigenze della S.I.T.A.S. s.p.a.

Hanno già iniziato con la deliberazione Consiglio comunale di Teulada n. 9 del 31 marzo 2011 con cui è stata adottata la “variante al piano di lottizzazione turistico alberghiero Sitas srl di Cagliari sub-comparto E1-E – F Valle in loc. Malfatano, ai sensi dell’art. 20 della L.R. n. 45/89 – modificazioni plano-altimetriche dei fabbricati e modifica delle tipologie edilizie”, impugnata dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra con ricorso dell’1 giugno 2011, e con l’inizio della procedura di valutazione ambientale strategica – V.A.S. dove sono stati accuratamente selezionati i “soggetti portatori di interessi”, escludendo chiunque potesse creare problemi.

E ora vi sono sette indagati: il sindaco di Teulada Gianni Albai, il capo dell’ufficio tecnico comunale Alberto Urru, i legali romani Giuseppe Ciaglia, Francesco Caso e una collega di studio, l’ingegnere Giampaolo Gamberini e un funzionario amministrativo del Comune di Teulada. Svolte alcune perquisizioni al Comune di Teulada e nello studio dei legali romani.

Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra confidano nell’iniziativa della magistratura per fare la massima chiarezza sulla vicenda e confermano ogni opportuna azione per difendere uno dei più belli e integri tratti di costa del Mediterraneo.

Tuttavia, è ora che le parti migliori della società isolana caccino via a calci mattoni e stupidità dalle coste sarde. Sono fra le nostre peggiori disgrazie.

* Gruppo d’Intervento giuridico

1 Commento a “Prossima fermata Malfatano”

  1. Annamaria Janin scrive:

    Sarei d’accordo!
    Io personalmente – ma io valgo quanto denaro percepisco, cioè niente di niente – ho conosciuto le zone di cui si tratta all’inizio degli anni Settanta, quando ancora c’erano i cavallini sul litorale deserto. Bello “da paura”- Ricordo uno dei miei cari colleghi ingegneri – categoria veramente meritoria – che così “a pelle” nutriva per me grande antipatia (cordialmente ricambiata). tanto da aver sparso per tutto il Guspinese e dintorni infamanti dicerie (oltre a spiate al preside, che mi aveva aspramente redarguita per corruzione degli allievi causa prestito di libracci di poesia e altre indicibili degenerazioni). Bene, quello zelante moralizzatore gode di un primato: le prime “villette” progettate nella zona erano a sua iniziativa. Quel dott. ing. bassottino ma lungimirante (evidentemente i nani sono l’avanguardia d’Italia, isole comprese) fece – suppongo – carriera e quattrini: altro che quei miseri colleghi insegnanti morti di fame!
    Io, per parte mia, non sono mai più tornata da quelle parti; preferisco ricordarle com’erano. Solo che ormai rischio di vivere di ricordi, in attesa della spesso invocata rottamazione.

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