Sulla mancata manifestazione di interesse per il progetto SPRAR di Sassari

16 Febbraio 2020
[red]

Recentemente è emersa, grazie ad un articolo della Nuova Sardegna, la mancata manifestazione di interesse nei confronti del progetto SPRAR. L’assemblea delle associazioni, delle cittadine e dei cittadini riuniti a Sa Domo de Totus di Sassari ha scritto una lettera aperta al Sindaco Campus, alla giunta e al comunale di Sassari.

Il Progetto SPRAR è stato introdotto dalla legge Bossi-Fini. Si tratta di un progetto finalizzato all’integrazione e all’inclusione sociale dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia, attraverso cui ad ogni individuo coinvolto, in un periodo standard che dura 6 mesi, vengono messi a disposizione strumenti di autonomia, conoscenza di uffici e burocrazia italiana, mezzi per la realizzazione socio-economica e la formazione culturale.
Il finanziamento è interamente a carico del FNPSA, gestito dal Ministero degli interni, e ad esso hanno accesso i Comuni interessati per poter in seguito bandire concorsi a livello locale e far partecipare i vari enti sociali.
Ci pare alquanto inspiegabile la scelta di non rinnovare la manifestazione di interesse nei confronti del progetto.
Dopotutto, da parte di una giunta comunale ( e del sindaco) che vuole essere “capace, efficace e trasparente” , non dovrebbe esserci alcun tipo di difficoltà nel fornire le motivazioni della mancata manifestazione di interesse. Esse non sono evidentemente di tipo economico, né di sicurezza, in quanto in una fase di contrazione di finanziamenti locali, il rinnovo del progetto, avrebbe potuto contribuire ad acquisire risorse umane e competenze capaci di guardare alle opportunità che il FNPSA mette a disposizione dei comuni anche al fine di aumentare i posti di lavoro. Tra l’altro ci si prefiggeva di “collaborare strettamente con le associazioni sociali che svolgono funzioni rilevanti ed insostituibili”.

Uno degli obbiettivi dello SPRAR era inoltre la “prevenzione e l’integrazione”, ponendo limiti a un possibile aumento degli atti di vandalismo e di delinquenza urbana da parte di quelle che vengono definite, nel programma elettorale del sindaco, “radicate comunità etniche devianti”.
Dunque, per una Sassari che “si vede alla guida e come punto di riferimento del Nord Ovest nel trovare soluzioni adeguate per affrontare questo tipo di difficoltà,” é un danno aver perso questa risorsa virtuosa che racchiude una visione umana ed inclusiva nella società.

Ci chiediamo inoltre che tipo di alternativa si offra oggi per le 31 persone che, a causa di questa svista, saranno allo sbaraglio e a rischio di qualsiasi tipo di devianza. Riteniamo che si tratti di una scelta improduttiva da parte di chi si proponeva di risolvere il declino e lo stato di gravissimo disagio economico e sociale, e di far fronte alle differenze sociali, culturali ed economiche, in quanto va ad alimentare una possibile politica d’emergenza in cui, gli stessi che offrivano soluzioni, sono i primi a creare problemi che fratturano il tessuto sociale, alimentando l’odio.
Chi ha davvero a cuore la sicurezza dei sassaresi dovrebbe preoccuparsi di una politica che, in questo modo, crea marginalizzazione e spinge verso l’illegalità.
Per questi motivi pensiamo che, a prescindere da quello che l’attuale Giunta non dice, ai sassaresi la questione SPRAR interessi e debba interessare.

Intanto, però, ci facciamo anche altre domande: perché si è scelto di rinunciare a centinaia di migliaia di euro di finanziamento? Perché si è scelto di perdere posti di lavoro di buona qualità in un territorio che ha un serio e crescente problema di disoccupazione? Perché abbiamo dovuto apprendere questa notizia da un quotidiano locale (e non dalla Giunta o dai consiglieri comunali della maggioranza o dell’opposizione) a cose fatte e non si è coinvolta la Città in un dibattito su quello che stava succedendo?

Attendiamo, con molta attenzione e urgenza, risposte dal Sindaco e dall’assessore alle politiche sociali, per una discussione congiunta, aperta, pubblica e soprattutto proficua, nell’interessa della nostra città, dei richiedenti asilo e dei migranti.

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