Sull’indipendenza dal fossile

1 Novembre 2020

[red]

Pubblichiamo un contributo del movimento politico dei Rosso Mori sulla questione della indipendenza energetica dal fossile.

Nascosto dietro il prioritario, condivisibile e condiviso obiettivo del raggiungimento dell’indipendenza energetica dal fossile, negli ultimi mesi stiamo assistendo ad un silenzioso e strisciante tentativo di occupazione di importanti porzioni dei nostri territori agricoli.

Malgrado la presenza di specifiche indicazioni normative in merito, importanti società sostenute da capitale estero stanno cercando di modificare prepotentemente la destinazione d’uso dei nostri suoli agricoli presentando quantità massicce di progetti per impianti che rappresentano vere e proprie centrali fotovoltaiche.

L’allegata tabella illustra i progetti presentati al SVA (Servizio Valutazioni Ambientali) della Regione Autonoma della Sardegna dalla metà di giugno ad oggi: come si può vedere le Aree Agricole (le zone E) vengono trattate allo stesso modo di quelle industriali (zone D). Gli indici di copertura (che rappresentano la “densità” dell’impianto) sono anche maggiori nelle zone agricole che in quelle industriali.

Per l’investitore l’impianto fotovoltaico presenta l’innegabile vantaggio di avere un costo nettamente inferiore in quanto i terreni agricoli hanno un costo enormemente inferiore di quelli industriali.

Per le popolazioni locali, gli imprenditori agricoli, già vessati dalla crisi, dall’instabilità climatica e dalla compressione tra costi e ricavi, questo altrui vantaggio si traduce nella perdita delle potenzialità di sviluppo, nella perdita ulteriore di posti di lavoro, nella definitiva perdita di una prospettiva.

Noi Rossomori combattiamo il fenomeno dello spopolamento delle regioni interne dell’isola e della perdita delle comunità agro-pastorali del territorio.

Noi Rossomori, da sempre favorevoli all’implementazione e allo sviluppo dell’indipendenza energetica della nostra isola, basata sulle rinnovabili, non possiamo che osteggiare un tal atteggiamento predatorio che rifiuta di rendere, non protagonisti ma neanche partecipi, enti e comunità locali, lasciando loro niente altro che briciole.

Noi Rossomori esigiamo dal Presidente Solinas e dai suoi Assessori all’Ambiente, all’Industria e all’Agricoltura di opporsi a questo fenomeno di consumo dei suoli, vorace e privo di senso etico, ma mascherato da illuminato sviluppo ecosostenibile ed ecocompatibile; di riconoscere e tutelare veramente la funzione economica e sociale che l’attività agricola continua ad esercitare in terra sarda. Di promuovere atti di governo che consentano all’agricoltura e ai piccoli agricoltori di essere il baluardo a difesa dello spopolamento, sottraendola agli appetiti insaziabili del capitale finanziario che continua ad insidiare la nostra isola accaparrandosi non solo il valore della rendita agricola, ma anche il valore ambientale (la produzione di energia).

Chiediamo al Consiglio Regionale una revisione degli strumenti di pianificazione capaci di disegnare uno sviluppo energetico sostenibile, etico e condiviso con le comunità locali, volano per la rinascita dei centri dell’interno, attraverso la realizzazione di quella rete economica, tecnologica, culturale che consentirebbe all’isola di rivitalizzarsi e disegnarsi un futuro.

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