I costi ingiustificati

11 Ottobre 2011

Marco Ligas

È opportuno o no ridurre il numero dei consiglieri regionali? La democrazia ne trarrebbe giovamento?
Questi interrogativi hanno assunto un rilievo importante nel dibattito politico di queste settimane. E la ragione è sin troppo evidente: la crisi che vive il paese, in particolare la nostra regione, è tale che i privilegi di cui godono parlamentari e consiglieri regionali sono diventati una provocazione insopportabile.
Bisogna eliminare gli sprechi soprattutto laddove il denaro pubblico viene speso con estrema disinvoltura, sottovalutando i concetti di risparmio e di oculatezza. Questa è la richiesta che un numero crescente di cittadini rivolge a chi governa. E la politica è un settore che maggiormente si presta alla critica sugli sprechi. 
Che fare allora? Io ritengo che sia opportuno iniziare, se ci riferiamo ai costi della politica, dalle indennità dei consiglieri. È inutile ripetere ciò che tutti sanno: le loro indennità hanno raggiunto livelli ingiustificati, rappresentano una beffa per i tanti disoccupati.
L’altra sera ho visto ‘Pugni Chiusi’, il film che parla dei lavoratori della Vinyls che per poter continuare a lavorare hanno occupato il carcere dell’Asinara. Quale divario tra la loro condizione e quella di chi dovrebbe rappresentare e tutelare i loro diritti! Non so se i consiglieri regionali presenti alla proiezione del film abbiano sentito almeno un po’ di imbarazzo.
Comunque, proprio per ridurre questo divario, credo che sia necessario rivedere i compensi dei consiglieri regionali (4/5000 euro credo siano più che sufficienti).È importante la riduzione anche per altre ragioni.
Avere un mandato parlamentare non viene più vissuto come un impegno finalizzato alla tutela della legalità, al consolidamento della democrazia o alla realizzazione di condizioni sociali che riducano le disuguaglianze fra i cittadini. Al contrario, diventare parlamentari o consiglieri regionali per molti è diventata una promozione sociale che favorisce l’entrata nell’area dei privilegi il cui uso viene praticato con impudenza, persino con ostentazione. A quel punto le attenzioni per i bisogni delle fasce più deboli della società o per la tutela dei beni comuni diventano marginali, non sono più il perno dell’impegno politico per cui si è chiesto e ricevuto il mandato.
È all’interno di questa concezione della rappresentanza che nascono e si consolidano le reti clientelari, i clan, le dinamiche del voto di scambio, la richiesta del voto per avere un amico all’interno delle istituzioni; amico che, al momento opportuno, possa agire con efficacia per rispondere alle richieste che gli vengono fatte.
Non voglio dilungarmi su altre forme di rappresentanza malsana: la politica regionale di questi anni ci ha offerto molteplici casi di questa natura; basta pensare ai parchi eolici o alla installazione dei radar. Ma affrontando questi temi entriamo in un settore dove la Magistratura già sta svolgendo il suo lavoro; per opportunità è meglio non invadere il campo.
La riduzione del numero dei consiglieri è anch’essa praticabile ai fini del contenimento dei costi della politica? Si può arrivare a 50 o a 60 consiglieri? Io penso che sia possibile anche la riduzione, però non sono in grado di quantificarla. Prima di definirne il numero credo sia importante valutare due aspetti: la rappresentatività territoriale del Consiglio Regionale e la tutela delle formazioni minori.
Nella nostra isola è in corso uno spostamento della popolazione verso le fasce costiere. Qualcuno ipotizza il rischio che le zone interne, già colpite da una grave crisi economica e sociale, possano essere private anche di una rappresentanza politica. Se ciò accadesse non sarebbe una soluzione ragionevole ed imparziale.
Il secondo aspetto riguarda la rappresentanza delle formazioni minori. Non credo che nel corso degli ultimi anni il bipolarismo abbia offerto soluzioni convincenti in merito alla stabilità delle coalizioni che hanno vinto le elezioni. E comunque, essendo un proporzionalista, ritengo che anche i partiti minori abbiano diritto ad essere rappresentati nelle istituzioni. Abbasserei perciò la percentuale dello sbarramento per consentire la massima partecipazione.
Tuttavia, pur adottando questi accorgimenti, penso che sarebbe possibile oltre che benefico, ridurre il numero dei consiglieri: questa decisione ridarebbe credibilità alla politica soprattutto se venisse presa in seguito ad una proposta interna, proveniente dallo stesso Consiglio.
Sinora ciò non è avvenuto e non è un buon segnale; occorre insistere perché il cambiamento avvenga attraverso le sollecitazioni e le lotte dei cittadini.
Naturalmente il contenimento dei costi della politica si può (si deve) realizzare anche con altre iniziative complementari. Per esempio abolendo il cumulo del trattamento pensionistico e del vitalizio, cumulo che non è certo indispensabile.  Negli stessi consigli di amministrazione o alla presidenza degli enti inutili troviamo spesso ex consiglieri regionali. La loro presenza non è funzionale al miglioramento dei servizi, più semplicemente perpetua condizioni di privilegio e alimenta ulteriori sprechi.
Sono dunque diverse le strade da percorrere, è opportuno affrontarle tutte con determinazione.

5 Commenti a “I costi ingiustificati”

  1. Marcello Madau scrive:

    Trovo molto opportuno discutere dei costi della politica, e ringrazio il compagno direttore per aver lanciato il tema. E’ un tema caldo, è bene che venga approfondito e da noi proposto. Condivido quasi tutte le osservazioni di Marco. Su una sono molto dubbioso: riguarda la diminuzione del numero dei rappresentanti. Non perché non sia possibile ragionarci, ma perché trovo che nell’inarrestabile critica alla casta, pienamente comprensibile per l’orribile livello della classe politica italiana, mi pare (non in quella di Marco, ovviamente) non manchi un bel po’ di qualunquismo, e anche chi non ha mai amato la democrazia, in genere felice di attaccarla senza differenziazioni.
    Non vorrei calare la rappresentanza, ma i privilegi economici. Taglierei soldi e privilegi, ma non democrazia. Marco ipotizza cinquanta/sessanta deputati? Adatto la proposta che ho sentito fare qualche giorno fa da Elias Vacca. Moltiplichiamo piuttosto l’attuale stipendio per cinquanta o sessanta e dividiamolo per ottanta. Avremo lo stesso risparmio ottenuto portando a cinquanta/sessanta (con gli attuali stipendi) i rappresentanti – togliendo comunque, come dice anche Elias, altri privilegi inaccettabili come il vitalizio – ma non calerebbe la rappresentatività (essa naturalmente dipenderebbe anche da altri fattori: sistema elettorale – condivido anch’io il proporzionale – natura reale della delega, grado di rapporto fra rappresentanza/forza politica che lo esprime/elettori).

  2. Stefano Deliperi scrive:

    Non penso che sia il “numero” il problema, ma gli emolumenti. 5 mila euro di indennità + 2 mila per le attività connesse (segreteria, pareri, ecc.) bastano e avanzano. 70-80 consiglieri rappresenterebbero territori e istanze della Sardegna.

  3. Marco Ligas scrive:

    Il discorso sulla democrazia è sempre complesso, richiede uno spazio che è difficile contenere nelle 1500 battute che ci siamo imposti nei commenti. Nessuno però ci vieta di intervenire più compiutamente usando gli articoli; possiamo farlo ogni 15 giorni o, quando lo riteniamo importante, durante l’intervallo quindicinale.
    Caro Marcello, ti pongo subito una domanda: perché non partite, tu ed Elias, dalla proposta di ridurre le indennità? Questa scelta consentirebbe un risparmio notevole, superiore al 50% dei costi attuali (se si accetta il limite dei 5000 euro). Non è un caso che la discussione che si svolge in Consiglio avviene (così mi pare) sul numero dei consiglieri, non si fa cenno alle indennità. Io credo che voi siate d’accordo anche sulla riduzione delle indennità ma non lo esplicitate.
    La proposta di portare a tre quarti (nel caso dei 60 consiglieri) o a cinque ottavi (nel caso di 50) le indennità attuali, finalizzata al mantenimento degli 80 consiglieri, va bene lo stesso ma è meno incisiva. Si potrebbe ipotizzare una soluzione che tenga conto delle due esigenze: riduzione delle indennità e mantenimento di un numero di consiglieri sufficientemente rappresentativo.
    Attenzione però: la tutela della democrazia non è direttamente proporzionale al numero dei consiglieri. L’esempio che ci offre il Parlamento è significativo; serve ben altro, certo a partire dal principio della rappresentanza. Ma qui il discorso si amplia e dobbiamo necessariamente andare oltre i commenti.

  4. Elio Pillai scrive:

    Ho fatto una ricerca in consiglio regionale sugli emolumenti dei consiglieri regionali ,da quella ricerca scaturi’ una proposta di Paolo Pisu in Consiglio regionale di dimezzare gli emolumenti ai consiglieri.
    Attenzione: la busta paga del consiglere regionale è composta da molte voci,ma quello che ci interessa capire è quanto un consigliere si mette in tasca:
    Il totale si aggirava intorno ai 18.000 euro,senza considerare altri incarichi tipo presidente di commissioni,questori e segretari,in questi casi aumenta di altri 3.000 euro,piu’ ufficio e autista per i presidenti di commissioni.
    Faccendo delle comparazioni con le altre regioni ,la Sardegna dopo la Sicilia risultava la piu’ alta in fatto di emolumenti dei consiglieri regionnali.
    Io penso che la riduzione dei consiglieri regionali porti solo a un risparmio di risorse pubbliche, mentre sul piano della democrazia e della produttivita’ non modifica proprio un bel niente.
    La gente non ne puo’ piu’ di questa casta perche’ non produce nulla di buono nè sul piano legislativo e tanto meno della democrazia e della partecipazione.
    Lo Stato e cosi anche le Regioni sono stati letteralmente privatizzati da questi privilegiati, i deputati e i consiglieri regionali si sono impadroniti dello Stato insieme ad una buona fetta di dipendenti pubblici che si occupano solo dei loro interessi.
    Comunque la si giri così stanno le cose ,se quesi signori dovessero dipendere da un azienda che vive di produttivita’ sarebbero gia’ stati licenziati .

  5. Pietrina Chessa scrive:

    Il problema è che tante informazioni non raggiungono la pubblica opinione, ormai stanca dello spettacolo degradante offerto da certi politici e quindi pronta a sostenere qualunque proposta di taglio indiscriminato . Forse quando la stampa di regime avrà già fatto il suo danno la gente capirà e sarà troppo tardi. E se proponessimo in tempi brevi, ma propio brevi un incontro pubblico nel quale spiegare ? io sono una ragazza all’antica, penso che parlare e spiegare sia compito soprattutto di chi ci rimetterà in termini di rappresentanza, democrazia e libertà di espressione e cioè NOI!

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