Turchia e dintorni. La politica turca nel Mediterraneo

16 Giugno 2020
[Emanuela Locci]

Da più parti sentiamo parlare della Turchia, sia dal punto di vista della sua politica estera, la sua immagine nel mondo, sia per ciò che concerne la politica interna, che risulta almeno dal 2016, anno del tentato colpo di stato ai danni del Presidente Erdogan, sempre più travagliata.

Oggi porremmo l’accento sulla sua politica estera ed in particolare su una zona che ha avuto e potrebbe avere tutt’ora un’influenza importante soprattutto per l’Italia: la Libia.

Proprio su questo tema domani il ministro degli esteri Di Maio incontrerà il suo omologo turco, Çavuşoğlu. L’incontro dovrebbe essere incentrato sulla questione della presenza in Libia della Turchia e su quale sarà il ruolo dell’Italia in questo contesto.

Contesto che nel corso degli ultimi anni è cambiato completamente. Fino alla deposizione di Gheddafi l’Italia anche considerando il suo passato coloniale, aveva goduto di una posizione preminente nelle politiche libiche, soprattutto quelle energetiche. Con la caduta del rais, in conseguenza delle primavere arabe, la situazione in Libia è velocemente scivolata verso la totale anarchia. Situazione che ha riproposto le ataviche divisioni all’interno della eterogenea società libica. Dopo alterne vicende si è scatenata una guerra civile che ha visto contrapposti due figure differenti ma influenti: il generale Haftar e il presidente al Sarraj.

Presto la guerra ha visto l’intervento di altri paesi, dagli Emirati, alla Francia, dalla Turchia alla Russia solo per citarne alcuni. La guerra civile è diventata guerra per procura, in cui gli interessi internazionali, soprattutto di tipo economico hanno preso il sopravvento su qualsiasi altra considerazione politica o ideologica. Il petrolio l’ha fatta da padrone. O meglio il desiderio delle potenze regionali di ottenerlo ha mosso vertiginosamente le pedine di un gioco a cui l’Italia ha preso parte ma solo in modo marginale. Chi invece ha accresciuto il suo potere e il suo prestigio a livello internazionale, proponendo un modello di innovazione tecnologica e una politica estera aggressiva è la Turchia.

Oggi come oggi la Turchia grazie alla sua linea politica che prevede che l’interesse supremo è il solo interesse turco, ha sviluppato una serie di accordi che le consentono di fruttare molti giacimenti che ricadono nelle zone di pertinenza della Libia e di cercarne altri nella parte orientale del Mediterraneo. A nulla sono servite le rimostranze di numerosi paesi, Grecia e Francia in testa che hanno cercato di bloccare l’avanzata turca nel Mare Nostrum. Gli sforzi si sono dimostrati vani e il risultato è che la Turchia ora è la padrona incontrastata delle fonti energetiche di parte del Nord Africa, con un occhio anche all’Algeria, e del Mediterraneo orientale. l’obiettivo del governo di Ankara ormai dichiarato da molti mesi è quello di far diventare la Turchia una potenza di primo piano nel Mediterraneo e nello scacchiere medio orientale.

Tornando alla situazione libica, o meglio al caos libico, la guerra ormai sembra orientata verso la vittoria della fazione sostenuta proprio dalla Turchia, per cui è prevedibile che l’influenza turca crescerà esponenzialmente. E non si parla di un’influenza fine a sé stessa ma gravida di conseguenze per tutto lo scacchiere mediterraneo. Una volta che la Turchia sarà diventata proprietaria delle ingenti quantità di petrolio e di idrocarburi presenti sul suolo o nel mare prospicente la Libia, essa sarà in pratica la padrona dei rubinetti che riforniscono mezze Europa, Italia compresa.

L’incontro tra i ministri degli esteri italiano e turco sarà l’occasione per comprendere come è effettivamente la situazione e quale il ruolo che l’Italia potrà svolgere a livello internazionale. Impossibile fare delle previsioni sull’andamento della riunione. Prevarrà la Turchia “piglia tutto” o l’Italia ha qualche carta da giocare nel tavolo delle trattative economiche. Ormai da anni si registra una immobilità della politica estera italiana che non riesce a imprimere il proprio sigillo sugli avvenimenti che interessano il paese nei consessi internazionali. I governi che si sono susseguiti in Italia non sono riusciti ad esprimere una linea politica coerente con i tempi e questo ha creato un vuoto di potere nei vari scenari che in questi anni hanno subito delle trasformazioni.

Ma senza dilungarci troppo su questo aspetto, possiamo concludere considerando che da domani avremo qualche tassello in più sia rispetto al quadro libico, sia riguardo alle aspirazioni internazionali della Turchia.

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