Turchia e dintorni. Migranti, coronavirus e nuovi partiti

16 Marzo 2020
[Emanuela Locci]

In questo nuovo appuntamento della rubrica Turchia e dintorni facciamo il punto della situazione sulla situazione attuale della Turchia. Tre sono le direttrici principali: la questione dei migranti, il Covid 19 e per ultima la fondazione di un nuovo partito che nasce da una scissione dell’Akp.

Come sappiamo la Turchia ha aperto le sue frontiere verso l’Europa spingendo migliaia di persone verso i confini, con un uso strumentale delle persone, utilizzate come pedine di un tragico gioco, più grande di loro e incurante della loro disperazione. Erdogan dopo una settimana si è recato a Bruxelles per incontrare Ursula von der Leyen e Charles Michel, rispettivamente presidente della Commissione europea e presidente del Consiglio europeo per cercare di ottenere aiuti e vantaggi dall’Unione Europea per la gestione del fenomeno migratorio. Ma non ha ottenuto molto visto che i leader europei sono rimasti fermi sulla loro posizione di aiuto alla Grecia, considerata lo scudo dell’Europa. Il presidente turco è tornato frettolosamente in patria, senza fare la conferenza stampa congiunta, senza dare ulteriori spiegazioni.

In Turchia lo attendeva un’altra questione di primaria importanza: il Coronavirus. Fino a pochissimi giorni fa la Turchia ha negato di avere persone contagiate nel suo territorio. La linea seguita dal governo è quello di non diffondere notizie sul morbo. La situazione però sembra ora sfuggire di mano ai vertici politici. Stanno infatti filtrando notizie che contraddicono completamente le notizie governative. Secondo le indiscrezioni sono infatti numerosi i casi di persone contagiate soprattutto nelle zone di confine con l’Iran che è una delle nazioni più colpite dall’epidemia. Sono segnalati anche altri casi nel sud est del paese, ma quello che preoccupa di più è il focolaio che sarebbe presente a Istanbul. Malgrado le indiscrezioni il governo continua a negare, solo pochi giorni fa il ministro della sanità ha dichiarato solo due casi di coronavirus. Intanto però hanno disposto numerose restrizioni, le scuole sono state chiuse repentinamente, impossibili le visite al parlamento, il presidente Erdogan viene protetto con uno scanner termico che misura la temperatura alle persone che lo avvicinano. Malgrado i proclami alla calma le persone si sono precipitate nei supermercati e li hanno svuotati, dimostrando che tutto il mondo è paese, nonostante le linee governative.

Dal punto di vista politico sembra che l’Akp abbia perso un altro pezzo da novanta, infatti l’ex vice primo ministro Ali Babacan, che ha fondato un altro partito, chiamato Democracy and Progress Party, l’abbreviazione “DEVA” che significa “rimedio” in turco. Non è il primo partito nato da scissioni all’interno dell’Akp, una prima compagine partitica è stata fondata pochi mesi fa da Ahmed Davutoglu ex amico del “sultano” Erdogan, con il nome di Partito Futuro (Gelecek Partisi).

La fondazione del partito rappresenta un altro attacco alla leadership del partito di Erdogan che negli ultimi mesi ha perso molti dei suoi fedelissimi che si sono allontanati per incompatibilità con le politiche portate avanti dal presidentissimo di Turchia. Sarà solo il futuro che ci dirà se effettivamente queste nuove manifestazioni politiche saranno in grado di erodere il potere del partito di Erdogan. Per ora registriamo la loro nascita, che già di per sé è una manifestazione di vitalità sociale.

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