Uccidete Mimmo Lucano e l’accoglienza

1 Ottobre 2021

[Gianluca Cicinelli]

Condannato a oltre 13 anni di galera, il doppio di quanto chiesto dall’accusa, non li danno quasi più neanche per omicidio. Mimmo Lucano è stato condannato dal tribunale di Locri per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa, peculato e abuso d’ufficio.

Si dice sempre che le sentenze vanno rispettate ma si possono e si devono commentare. E l’unico commento possibile è che in questo Paese, nella china di degrado sociale che ha preso, la magistratura si è sostituita alla politica per uccidere le politiche di accoglienza ai migranti.

Certo, si dovranno leggere le motivazioni, ma nel corso del dibattimento è emersa con chiarezza intanto l’assoluta onestà personale di Mimmo Lucano, il cui conto in banca non è cresciuto nemmeno di un euro nel periodo in cui da sindaco di Riace ha portato avanti l’utopia, perchè dopo questa sentenza diventa un’utopia, di creare una rete non soltanto formale di vita sociale e produttiva per chi scappando da fame e guerre è approdato nel nostro Paese. Come ha spiegato il difensore di Lucano, l’avvocato Pisapia, “Un sindaco non può non preoccuparsi anche del bene della sua comunità nel momento in cui accoglie. Per questo, coniugare accoglienza e sviluppo locale ha significato lavorare per la pace del suo paese, dove in effetti i nuovi arrivati sono stati non ospiti, ma parte integrante del riscatto del paese intero”.

L’accoglienza di rifugiati e migranti ha rappresentato un’emergenza improvvisa e le condizioni di emergenza rendono spesso inapplicabili le norme. Ma nell’indeterminatezza propria della legislazione sull’accoglienza, il Comune di Riace è stato anche investito di compiti e responsabilità che spettavano all’autorità centrale, che ha avuto paura di prendere decisioni a carattere umanitario, preferendo giocare sulla pelle dei migranti una partita elettorale cinica e omicida. L’accusa ha puntato il dito sulle misure di welfare locale in cui sono state investite le “economie” distratte dai fondi pubblici destinati ad accoglienza e integrazione, nell’intento, sostiene l’accusa, di condizionare il voto a sostegno di Lucano. Ma non può esserci distrazione senza appropriazione a proprio profitto e non c’è prova dell’appropriazione; né regge l’ipotesi che la distrazione di fondi mirasse all’arricchimento patrimoniale dell’associazione Città Futura.

L’assurdità di questa sentenza, la sua incongruità anche rispetto ai reati contestati, lascia ben sperare nel ricorso in appello. Per il momento però non soltanto la più grande delle ingiustizie è stata compiuta, ma è stato lanciato un avvertimento trasversale a chiunque si occupi di immigrazione con spirito d’umanità e accoglienza, nel caos e nelle contraddizioni delle norme esistenti. Il messaggio è chiaro: gli immigrati sono soltanto carne da macello per uno scontro politico da cui devono restare fuori gli uomini e le donne che come Mimmo Lucano hanno dedicato persino il loro corpo e tutte le ore della giornata ad aiutarli. Mai, mai, mai come in questo caso dobbiamo dire che ribellarsi è giusto. Se questa è la legge bisogna lottare contro la legge. Lo dobbiamo a Mimmo Lucano, a Riace, alle migliaia di persone che scappano dalla morte nei loro Paesi.

Da La Bottega del Barbieri

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