Un percorso accidentato

1 Febbraio 2008

Mastella
Marco Ligas

La caduta del Governo Prodi impone qualche considerazione sulla natura e sulle cause di questa crisi. Iniziamo dalla fine, dal tentativo maldestro di Mastella di ‘nobilitare’, con la lettura di una poesia (falsa) di Neruda, il suo voto di sfiducia al governo. Ebbene, con questa scelta, Mastella non ha fatto altro che ribadire un’operazione del tutto coerente alla sua inclinazione trasformistica. Non a caso lo troviamo ministro sia con Berlusconi che con Prodi. E lungo questo percorso non poteva non trovare come compagno di strada un personaggio con esperienza consolidata nel doppio gioco come il senatore Dini. Curiosamente entrambi questi rappresentanti della politica italiana, nel corso degli ultimi mesi sono finiti, con le loro famiglie, sotto osservazione da parte della magistratura. C’è da chiedersi se il familismo amorale di cui parlava Banfield negli anni cinquanta sia ancora presente, magari rafforzato da un uso ancor più spregiudicato del clientelismo. Sembrerebbe di si e l’amoralità, oggi come allora, non è relativa ai comportamenti interni alla famiglia, ma all’assenza di relazioni sociali morali tra individui e istituzioni.
In questa vicenda è bene non perdere di vista il ruolo svolto dalla chiesa. Per mesi abbiamo registrato interventi continui dei suoi rappresentanti su questioni che riguardano la vita e le scelte dei cittadini del nostro paese: la moratoria sull’aborto, la procreazione assistita, le coppie di fatto, le convivenze tra omosessuali e così via. Il clou è stato raggiunto con l’annunciata e poi annullata visita del papa alla Sapienza. Essendo diventata una regola diffusa, quando si attacca, attribuire le responsabilità del conflitto all’avversario, anche la chiesa ha fatto proprio questo metodo. Così, stando alle sue interpretazioni, l’anticlericalismo avrebbe raggiunto livelli inaccettabili, al punto da rendere indispensabile una manifestazione a S. Pietro in difesa del papa. Mastella non poteva restare insensibile a questi richiami perciò, il giorno prima del voto al Senato, ha invitato D’Alema a scusarsi col papa. Una protezione vaticana, soprattutto nei momenti difficili, può tornare sempre utile e Mastella certamente non rifiuta. A crisi aperta il cardinale Bagnasco si è affrettato ad affermare che la Cei non c’entra con la caduta di Prodi, Mastella e Dini hanno agito da soli, senza mandanti, o se questi c’erano bisogna cercarli altrove. Però che tempra questi Porporati: vogliono fare i ministri del governo italiano ma senza calcare il palcoscenico, preferiscono restare dietro le quinte.
Col voto del senato sembra comunque tramontata, forse in via definitiva, la leadership di Prodi e al tempo stesso la storia di un centro sinistra troppo eterogeneo. Non basta impegnarsi per creare un argine allo schieramento della destra se contemporaneamente non si individua il materiale necessario per costruire l’argine. Nel caso concreto del governo Prodi il collante usato non è risultato efficace. L’eterogeneità della maggioranza ha imposto scelte che non potevano essere accolte da tutti senza produrre tensioni o malessere. È stata la sinistra a dover subire principalmente i contraccolpi di un’azione di governo che correggeva al ribasso gli obbiettivi presenti nel programma con cui l’Unione è andata alle elezioni. È successo sulla politica estera, sul rifinanziamento delle missioni di pace, sulla scelta della base di Vicenza, sull’aumento delle spese militari. Su tutti questi episodi si sono verificati i primi segnali di crisi dell’alleanza e Prodi li ha affrontati con leggerezza, quasi sicuro di poter contare comunque sull’appoggio della sinistra. A causa di questo atteggiamento ha perso subito il sostegno di qualche senatore di Rifondazione. Ha continuato con la stessa ispirazione anche sui temi della precarietà e del welfare, sempre convinto che a sinistra avrebbe trovato gli alleati più disponibili, le vittime sacrificali perché l’attività di governo potesse andare avanti. Ha teso troppo la corda; sia lui e soprattutto i dirigenti della sinistra hanno sottovalutato come stesse venendo meno la fiducia di una parte del corpo elettorale, di quei milioni di persone che non hanno mai mancato gli appuntamenti in difesa della pace e della democrazia. Per questo era necessario invertire la rotta. Ma proprio a questo punto è scattata l’alleanza tra i rappresentanti dei poteri che contano e pesano; la chiesa ha fatto il resto contribuendo ad assestare il colpo decisivo. In questi giorni abbiamo rivissuto una vecchia commedia della politica italiana, quella che ha sempre diviso l’azione di governo in due tempi: il primo per il risanamento dell’economia (con l’imposizione dei sacrifici ai lavoratori) e il secondo per la redistribuzione della ricchezza. Peccato che la partita sia terminata ancora una volta dopo il primo tempo.
Il fatto nuovo, rispetto ad altri momenti, è che la destra non ha fatto molto per riconquistarsi il diritto di governare. Mai come nelle scorse settimane le sue contraddizioni erano apparse così accentuate, né i suoi leaders si erano scambiati accuse reciproche di opportunismo o corruzione. Eppure, paradossalmente, quella stessa destra, resa ancora più arrogante dal rilancio che le viene offerto, ha di nuovo la possibilità di governare.
Si apre perciò una fase molto difficile, possiamo pure dire che dobbiamo trovare ugualmente le energie per riconfermare il nostro impegno civile, soprattutto la capacità necessaria per ripensare i modi in cui esprimere questo impegno, ma non possiamo nasconderci quanto sarà accidentato questo percorso.

1 Commento a “Un percorso accidentato”

  1. Marco Marmotti scrive:

    Mastella ministro della giustizia…era proprio da film dell’orrore… che alla fine si siano presi una bella mastellata, gli sta più che bene, quindi. E comunque che il governo di centrosinistra (pieno zeppo di ex democristiani) abbia governato male, è un dato di fatto, al di là di tutto.
    Basterebbe solo citare, ad esempio, lo scandalo di Napoli e dell’infinita emergenza rifiuti…
    Altro che sentire Prodi che parla di solidarietà e di civiltà… se fossimo davvero un paese civile oltre ad offrire la nostra “solidarietà” dovremmo anche aver diritto a sapere come sono stati utilizzati i miliardi di euro
    di contributi statali destinati all’emergenza rifiuti in Campania, provenienti peraltro dalle tasse pagate da tutti noi.
    L’unica certezza per ora è che comunque vadano le elezioni, Mastella ce lo ritroveremo sicuro al governo.

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