Un’amministrazione molto ordinaria

1 Gennaio 2010

San_Pietro_Martire_che_ingiunge_il_silenzio,_angelico_san_marco

Marcello Madau

Si chiude un anno molto particolare per i beni culturali della Sardegna. Pare di essere tornati alla piatta normalità di una volta. Pochi soldi, nessuna attenzione generale ai temi, personale politico di seconda scelta. Al di fuori di un’ordinaria amministrazione condita da qualche promessa, nastri tagliati e presenze istituzionali a convegni e appuntamenti vari, si registra una preoccupante carenza di iniziative: almeno sinora, la politica della Regione e del relativo assessorato ai beni culturali (e inoltre, come è noto, pubblica istruzione, informazione, spettacolo e sport) è di un grigiore assoluto.
Non è che il rischio non fosse emerso, analizzando il programma elettorale di Cappellacci. Assenza di idee sui beni culturali e paesaggistici, e quelle poche di disarmante debolezza, condite talora da pesanti errori persino nelle didascalie di famose chiese romaniche.
Sappiamo che tutto ciò è diretta conseguenza di altri orizzonti, altri interessi. Di un’attenzione privilegiata, esclusiva e di natura contabile, del delfino di una famiglia di consulenti degli affari del padrone e di ‘qualche’ metro cubo in più.
Speravamo però, almeno, di azzuffarci con qualche piano o progetto magari molto discutibile, in modo da valorizzare quella pratica fondamentale del dibattito, aspro e perciò – nelle possibilità che l’asprezza del confronto civile può schiudere – creativo come in ogni vera dialettica. Questa possibilità non viene concessa. Sarà che ognuno porta nelle esperienze istituzionali alle quali è chiamato – anche inevitabilmente – le proprie pratiche, le proprie memorie di lavoro, e per questo l’impressione è di grigio tran tran e ordinaria amministrazione statalista.
Il problema del territorio, e delle sue testimonianze materiali e immateriali come bene comune, e le conseguenti misure di attenzione e tutela, non sembra prevalente in alcuna formazione politica rappresentata nel consiglio regionale. Il teorico valore aggiunto identitario conferito dai sardisti al governo Cappellacci, soddisfatto da qualche concessione linguistica nel programma dell’Alcalde del re di Arcore, non si è purtroppo visto. Avevamo anche letto, e con vero disagio, la traccia simbolica della consegna della bandiera dei quattro mori al cavaliere nero come vero ‘tradimento’ della memoria e dell’identità. Anche in questo caso, le puntate seguenti hanno confermato l’impressione, spiacevole.
Non aggiunge certo segnali postivi l’assenza a sinistra di iniziative, idee ed enunciati su questi temi. E’ vero che attraverso il piano casa si profila un attacco alla tutela e al territorio, ma l’idea della tutela del territorio letta unicamente in tale direzione ci appare sinceramente riduttiva. Mi sembra urgente, almeno a sinistra, una riflessione allargata su tale tema.
Quindi silenzio, encefalogramma praticamente piatto, carenza di prospettive politiche e di creatività.
Naturalmente sappiamo che il silenzio è colpevole, quando l’area della più grande necropoli punica del mondo, quella di Tuvixeddu, viene abbattuta dalle ruspe. E concedere un nuovo stadio, che neppure Gigi Riva trovava concepibile, è più facile che discutere, almeno ridiscutere, un museo come quello del Betile.
Il quadro nazionale di riferimento, che non è di conforto, fa cogliere meglio questo silenzio. Esso suggerisce in maniera evidente il progressivo depotenziamento delle istituzioni della tutela e il tentativo di aggirare le leggi esistenti: con gli strumenti della protezione civile, in via di privatizzazione, dell’eccezionalità diventata sistema, di nuove ‘commissioni’ che si preparano ad esaminare le norme sul paesaggio, con la presumibile attesa politica di depotenziarle.
Infine, come rilevato in diverse sedi, l’attacco al sistema del vincolo e la prevalenza, situazione per situazione, dell’accordo urbanistico localizzato rispetto alle leggi generali. Vi è da scommettere, e il processo peraltro è in atto, che le deboli soprintendenze non di rado faranno buon viso a cattivo gioco cercando di documentare-salvare il salvabile (quando non andrà peggio). Tale attacco viene ora ad esaltarsi in un nuovo dispositivo in corso in questi giorni, in nome della ‘semplificazione’ e del ‘federalismo’. L’altra forma delle cartolarizzazioni. Il regalo di Natale di Calderoli e Tremonti alla speculazione. Aree e beni comuni, di natura culturale e paesaggistica, a disposizione.Ma la perdita, l’assenza, sono più profondi: percepiamo un’irriducibile lontananza politica e personale dalla cultura sarda come essa si legge nel reticolo dei monumenti della memoria.
In casi come questi, chi tace, acconsente. E anche, più semplicemente, non ha nulla da dire.

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