Vaccinazioni a rilento? La colpa è vostra, fragili!

29 Aprile 2021

[Ottavio Olita]

La prassi affonda nel più bieco ponzio pilatismo e nell’additare al ludibrio la pagliuzza negli occhi degli altri per distrarre dalla trave che acceca i propri.

Così il presidente della Regione e il suo assessore alla sanità hanno pensato bene di individuare i soggetti fragili come responsabili dello sfascio in cui si trova il piano vaccinale sardo. Solinas ha scelto la solenne seduta del Consiglio Regionale convocata per la celebrazione dei ‘Vespri Sardi’ per lanciare il suo ‘j’accuse’: contattati 14 mila soggetti fragili per fissare un turno di vaccinazione, soltanto 3.800 hanno dato il loro assenso. Poi ha tenuto a precisare che il siero proposto era il Pfizer.  Ovviamente sarebbe bene conoscere la versione di quei diecimila che hanno rifiutato, ma ce ne corre, e molto, da qui ad accettare la versione dell’assessore Nieddu secondo il quale “in questa situazione, mandare avanti la campagna vaccinale diventa problematico per chiunque. Con questo 73 per cento di rifiuti da parte dei pazienti vulnerabili si scontra la programmazione delle vaccinazioni, che già di per sé è un compito delicatissimo”  (L’Unione Sarda, 29 aprile).

Da soggetto fragile che non sa ancora dove sbattere la testa per poter rientrare con certezza in una qualche categoria ammessa alla vaccinazione, mi viene da ricordare all’assessore che soltanto il 22 aprile la Regione si è occupata, emanando una disposizione, di noi fragili e fragilissimi; che se avesse avuto l’umiltà di copiare modelli efficaci, come quello adottato dalla Regione Lazio invece di avventurarsi su un terreno sconosciuto in cui è prevalsa la logica delle conoscenze, delle amicizie, delle parentele, non saremmo ridotti in questo stato; che viene il sospetto che il tentativo di ritorcere sulle vittime le colpe dei responsabili del disastro coincide con l’avvio delle inchieste da parte di varie procure sarde sulla base degli esposti presentati dai cittadini.

Infine. Possibile che sia questo il modo scelto di fare politica in una regione di antica tradizione democratica e nel giorno della celebrazione del suo evento storico giudicato più importante? Non sarebbe stato meglio, invece di fare polemiche senza contraddittorio, fare una proposta di correttivo, avendo l’umiltà di ammettere i troppi errori? Ma quella è concezione di politica di servizio, non di appartenenza. Il modello che ci viene proposto ogni giorno è invece quello che – dallo staff presidenziale, alla sanità – il manovratore non deve essere disturbato.

P.S.

Mentre finivo di scrivere, la piattaforma regionale mi ha finalmente consentito di iscrivermi. Ora si tratta di aspettare che qualcuno si faccia vivo, sempre che ci sia disponibilità di vaccini. Ovviamente anche questa – eventualmente – sarà una buona scusa per allontanare il più possibile le responsabilità.

Fonte immagine: ansa.it

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