Vigili del fuoco a Cagliari

1 Giugno 2009

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Enrico Lobina

Racconta Pietro che Berlusconi era in Sardegna. I dirigenti decisero di mandare il mezzo migliore. Volevano fare bella figura. La squadra in centrale, quella che doveva fare il lavoro vero, prima di essere operativa doveva provare i mezzi, controllare che tutti gli attrezzi fossero funzionanti e utilizzabili. Il primo mezzo aveva la frizione squagliata. Il secondo aveva guasti meccanici importanti. Anche il terzo aveva qualche problema. Un lavoratore urlò: “basta, se lo facciano loro, io non controllo nulla!”. La rabbia di non poter fare il proprio dovere per colpa dell’apparenza. Santa Apparenza. Se quella sera ci fosse stata una emergenza seria, i Vigili del fuoco forse non sarebbero stati in grado di aiutare la popolazione. O l’avrebbero aiutata correndo seri rischi. In Francia i vigili del fuoco possono scioperare. In Italia no. È vietato. Racconta Pietro che, se potessero scioperare e spiegare agli italiani i loro problemi, salverebbero tante vite umane in più. Quando c’è un incendio, di notte, e la maschera è talmente vecchia che non vedi e che fai danni, di chi è la colpa? Capita che la tuta, dopo 8 ore di sudore e di interventi, passi da turnista a turnista. Capita che i precari abbiano ancora le magliettine non ignifughe. Una fiammella e son fritti. Cotti, letteralmente. Solo a Cagliari i vigili del fuoco precari sono 400. Quelli a tempo indeterminato 460. Secondo le stime del Ministero degli interni ne servirebbero altri 112 per completare la pianta organica. Secondo i lavoratori molti di più. Racconta Pietro che a fine anni ’70 le squadre erano formate da sette operativi. A fine anno ogni squadra metteva uno dietro l’altro 400-450 interventi. Oggi le squadre sono formate da cinque operativi, e gli interventi 2.000 all’anno. Senza i precari non riesci a fare nulla. Nulla. La percentuale di riassunzione è di 1 a 10: 10 vanno in pensione, 1 viene assunto. Ci sono capi-squadra che fanno i capi-turno, senza alcun riconoscimento aggiuntivo. E da qualche anno, a Cagliari, si è responsabili anche del controllo NBCR (nucleare, biologico, chimico, radiologico), che prima era compito delle forze NATO. Hanno le competenze, ma non i mezzi aggiuntivi necessari. Se vuoi diventare vigile del fuoco precario c’è un registro di volontari, che poi non sono volontari, al quale ti iscrivi. Dopo qualche mese ti arriva il decreto di nomina. Prima i discontinui, così si chiamano tra loro, erano coloro che avevano fatto il servizio di leva ausiliare nei vigili del fuoco. Ora dopo che entri nel registro fai le visite mediche, l’addestramento (non molto) ed un esame. Se si dovessero rispettare le medie europee, i vigili del fuoco italiani dovrebbero aumentare di 25.000 unità la propria pianta organica. Verrebbero stabilizzati i 400 discontinui cagliaritani e molte migliaia di altri precari in tutta Italia. E ci sarebbe spazio per altre assunzioni. Invece continua il precariato/schiavismo dei discontinui. Vengono chiamati per 20 giorni di seguito. Senza ferie. Se ti ammali, salti il turno. In quei 20 giorni avresti diritto ad un giorno in cui saltare il turno. Lo dovrebbe decidere il discontinuo. Spesso, però, lo decide non si sa bene chi. Arrivi, e ti dicono: “Pietro, tu riposi il giorno x”. Il sindacato attecchisce poco tra i discontinui. Non li conosce. E forse non si è neanche mai messo in testa che o si difendono i più sfruttati o anche gli altri, prima o poi, perdono quello che hanno conquistato. Anzi, l’hanno già perso. Alcuni vigili del fuoco a tempo indeterminato non sono solidali con i discontinui. Racconta Pietro che in magazzino è capitato che venisse rifiutato vestiario e guanti ai discontinui. È una guerra tra chi non ha niente e chi ha qualcosa. Sottoproletariato e proletariato. Il PCI, un tempo, si prese la briga di emancipare il sottoproletariato e di educare il proletariato alla solidarietà di classe. Racconta Pietro che sente il bisogno che qualcuno faccia la stessa cosa.
Una soluzione, dicono a Cagliari, potrebbe essere la regionalizzazione. Ma, coi Cappellacci che corrono, sembra una chimera.

3 Commenti a “Vigili del fuoco a Cagliari”

  1. Redazione scrive:

    Diversi lavoratori precari ci stanno scrivendo, da Cagliari e da Nuoro, con pseudonimi, indicandoci che si riconoscono nelle situazioni descritte dall’articolo. Le nostre norme redazionali, che discendono da una scelta di trasparenza, richiedono per ogni commento nomi e cognomi reali. Comprendiamo le preoccupazioni di chi si sente non garantito e ricattabile, e perciò, in questo modo, ne riportiamo il disagio. Ma vogliamo anche ricordare che la testimonianza civile esplicita, accompagnata all’unione necessaria per ‘fare la forza’ sono alla lunga la garanzia per rispondere alla difficile situazione dei lavoratori.

  2. Pedduzza Francesco scrive:

    Sono anch’io un precario di V.d.F. di Nuoro, condivido il pensiero di Pietro,vorrei aggiungere che forse una buona parte di questa assurda situazione se la devono assumere i sindacati di base che per anni hanno usato la loro forza per svendere posti di lavoro,senza preoccuparsi dei vari problemi interni delle caserme,compreso quello dei precari.
    A Nuoro la CGL qualche mes fa’ ha riunito discontinui precari per un confronto……un buco nell’acqua!
    Forse ci sono troppe graduatorie aperte e aderire al sindacato è diventato un modo per “arrivare” al posto fisso tanto desiderato?

  3. Pedduzza Francesco scrive:

    Salve,vorrei fare una correzione al commento che vi ho inviato il 07/06/09.
    Rileggendolo infatti mi sono reso conto di aver parlato erroneamente di sindacati di base, ma era mia intenzione riferirmi ai sindacati di “stato”. Chiedo scusa per la svista!

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