Voglio votare per chi intenda rispettare l’articolo 11 della Costituzione

5 Agosto 2022

[Rosamaria Maggio]

In vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre e vista la confusione e l’incertezza conseguente alle scelte dei partiti, la Scuola di cultura politica Francesco Cocco in collaborazione con Il manifesto sardo alimenterà il dibattito sulla situazione politica dell’Italia con ricadute poi evidenti in Sardegna con una serie di contributi e riflessioni. Pubblichiamo il secondo contributo firmato da Rosamaria Maggio.

Qualche giorno fa, pur in presenza di una maggioranza formale, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha rassegnato le sue dimissioni ed il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere e indetto le elezioni.
Lo ha fatto principalmente perché comunque la legislatura era arrivata alla sua fine naturale ovvero con un anticipo di 5 mesi.

Se lo scenario non fosse stato questo, il Presidente della Repubblica avrebbe potuto affidare a Draghi un nuovo mandato per la ricerca di un’altra e nuova maggioranza, oppure affidare ad altro Presidente incaricato il mandato per la risoluzione della crisi. Come d’altra parte è stato fatto dopo il Conte 1 ed il Conte 2. In questa legislatura abbiamo avuto 3 Governi (Conte 1, Conte 2, Draghi). Come peraltro nella passata legislatura (Letta, Renzi, Gentiloni).

Malgrado il terrorismo dei primi giorni, il Governo in carica per l‘ordinaria amministrazione ed anche il Parlamento sciolto, portano a conclusione tutto quanto era in itinere. La Camera approva in via definitiva la riforma costituzionale dell’art. 119 che riconosce l’insularità. Una conquista della Sardegna ma che riguarderà tutte le Isole. Converte in legge il Decreto Aiuti che contiene misure a sostegno delle famiglie ed imprese, Bonus energia e trasporti, conferma il quarto invio di armi in Ucraina, con un ulteriore decreto e l’ok del Copasir, sempre in modalità segretata, ecc. Si preannuncia una campagna elettorale, breve, ma infuocata. La destra parte avvantaggiata da sondaggi che da tempo la danno vincente.

Sul fronte opposto, appare naufragare il cosiddetto campo largo tra PD e 5S. I piccoli partiti prevalentemente di centro destra, ma anche quelli di sinistra, cominciano a fare conti con la riforma costituzionale voluta dai 5S, che ha ridotto il Parlamento a 600 rappresentanti, nonché con la legge elettorale non riformata. Questo comporta che i piccoli partiti avranno bisogno di numeri interessanti per superare lo sbarramento (più del 3%), e questo porta alla necessità di apparentamenti.

Il PD, per le varie pressioni interne dei filo renziani e calendiani, abbandona il campo largo per cercare di recuperare le distanze dalla destra, raccattando al centro ed al centro destra. Una operazione di sopravvivenza reciproca che poco ha a che fare con una idea di paese e di società da proporre ai cittadini.
Non sorprenda quindi che non sembra prendere piede l’idea di un grande Centro. Come mettere assieme all’interno della stessa forza politica i vari narcisismi di Di Maio, Calenda, Renzi, Gelmini, Carfagna, Toti?
Meglio agganciarsi ad una grande forza come il PD, ormai senza identità, al quale garantire il proprio 2 virgola, in cambio di molto di più. Ciò che stupisce è vedere Letta che non sembra aver ancora imparato la lezione.

Inquietante, in regime di amministrazione ordinaria, a Camere sciolte, osservare come dai resti fumanti del Governo Draghi, vengano sdoganati e mantenuti alcuni i provvedimenti richiesti dai 5S ed a loro contestati (ad es. il decreto per il bonus 110%), ed ancora vedere come si continui tranquillamente ad inviare armi alla Ucraina (4° spedizione). Forse l’obiettivo era far fuori i 5S? Certo che non si tocca il 110% col rischio di avere in piazza, durante la campagna elettorale, imprese e cittadini!

I disturbatori sono stati fatti fuori con la complicità della destra e della sedicente sinistra. Ma qualcuno pensa ai cittadini? A quelli che non votano da anni perché delusi e non rappresentati, a quelli che votano da sempre ma che non intendono dare un voto utile “contro” ma vogliono votare “per”. A quelli che non hanno più voglia di dare un voto “utile”. Ma utile a chi?

Voglio votare per una sanità pubblica che rimetta la salute dei cittadini al centro della politica e non la baratti col profitto dei privati (dal Quotidiano Sanità del 27.7.22- Emerge che il 48% delle strutture ospedaliere inserite nel SSN sono private, così come il 60% dei servizi ambulatoriali, il 78% dei servizi riabilitativi e l’82% delle strutture residenziali; negli ultimi decenni i vari Governi hanno consegnato il nostro sistema sanitario alle aziende private).

E l’art. 32 della Costituzione? Voglio votare per una scuola che sia per tutti e per ciascuno, che si prenda cura di ogni bambino o ragazzo, non barattandolo con un eccesso di medicalizzazione quando si incontrano difficoltà (BES, DSA, Handicap), o con l’intervento del terzo settore che potrà avere una utilità sociale, che potrà anche essere utile a seguire situazioni complesse, ma che non può essere alternativo al percorso di istruzione. Educare ed istruire sono cose diverse.

La prima spetta alle famiglie se ci sono, a soggetti preparati ad intervenire nelle situazioni sociali difficili.
L’istruzione (art. 34 Costituzione), spetta alla scuola ed agli insegnanti. Voglio votare per un ambiente a misura d’uomo, che abbia la priorità nel programma di governo di chi avrà il mio voto, perché un ambiente tutelato è la prima casa di ogni essere vivente, perché da ciò dipende la sopravvivenza delle specie umane e animali.

Basta leggere i dati del EARTH Overshoot day 2022: l’uomo a fine luglio ha già utilizzato il 74% in più delle risorse che gli ecosistemi riescono a rigenerare. L’Italia aveva già superato il suo Overshoot lo scorso 15 maggio. Voglio votare per chi metta al primo posto la pace nel mio paese e nel mondo, per chi intenda rispettare l’art. 11 della Costituzione. Voglio votare per chi avendo sottoscritto il Trattato per la Proibizione delle armi nucleari, non invii armi nei paesi belligeranti, per chi sia contrario ad aumentare la spesa pubblica per la produzione di armi sia nel nostro paese che nella Nato.

Per chi non aumenti la produzione di armi , ma anzi partecipi alla riduzione delle armi nucleari, per chi partecipi agli incontri per l’attuazione del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari. Il trattato, entrato in vigore l’anno scorso, prevede fasi di negoziazione tra i paesi aderenti. L’Italia che lo ha sottoscritto ed ha nel suo territorio armi nucleare, non ha partecipato nello scorso giugno al primo incontro delle parti per la Proibizione delle armi nucleari. Posizione incomprensibile per chi ha sottoscritto il TPAN.

Voglio votare per chi intenda rispettare ed attuare la Costituzione Italiana.

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