Consigli per il ballottaggio e per il futuro

4 Novembre 2020

[Roberto Loddo]

Se abitassi a Quartu Sant’Elena sosterrei Graziano Milia al ballottaggio. A Nuoro sosterrei Andrea Soddu e a Porto Torres Massimo Mulas. La scelta parte dai nomi dei candidati sindaci e non dai loro programmi politici perché l’elezione diretta dei primi cittadini è uno dei sintomi peggiori del presidenzialismo, una riduzione della democrazia. E voterei queste persone non solo perché sarebbe un errore consegnare queste città nelle mani dei leghisti e dei sardofascisti. C’é un motivo in più.

La tendenza dell’elettorato sardo nel risultato delle elezioni comunali ha tolto potere e rappresentanza ai candidati del sistema dei partiti organizzati per preferire candidati progressisti indipendenti e “outsider” rispetto all’offerta delle coalizioni a guida PD. A parte Porto Torres, espressione della formula classica del centro sinistra, i veri sconfitti di queste elezioni comunali in Sardegna sono proprio il PD e i partiti della sinistra italiana, da quelli più istituzionali a quelli più antagonisti e radicali.

Come ha scritto Ottavio Olita nell’ultimo numero del manifesto sardo “A Nuoro e Quartu i candidati scelti con le primarie sono stati nettamente sconfitti da esponenti della società, dichiaratamente progressisti, che però non rientravano nel sistema di controllo preteso dal Pd”. Un sistema di controllo che trae ossigeno da una visione presidenzialista delle istituzioni che può funzionare solo se sei riconosciuto come il primo o il secondo partito più votato. Le vittime delle disuguaglianze non riconoscono più la sinistra organizzata come medicina e il PD ha perso il contatto con la realtà sociale delle città. Per questo motivo non basta più costruire una coalizione con tante liste prive di anima e moltiplicate all’infinito.

Le spinte presidenzialiste che ciclicamente riappaiono con l’emergere di nuovi leader rappresentano una vera e propria peste che colpisce tutti i soggetti democratici ed è direttamente proporzionale alla maggiore influenza di quei poteri che hanno scelto di mettere il mercato come motore della società. Craxi, Berlusconi e Renzi hanno avuto in comune la condivisione della tentazione presidenzialista nelle riforme costituzionali.

Non è un caso che esista una relazione tra chi difende le politiche neoliberiste e chi propone di estendere le spinte presidenzialiste. Queste spinte generalmente maturano quando è in atto una crisi, una crisi democratica, una crisi economica oppure, per arrivare ai nostri giorni, una crisi del sistema di protezione della salute causata da una pandemia. Il rimedio non può essere quello dell’onnipotenza della maggioranza impersonata da un leader carismatico.

Per questo motivo ritengo che sia auspicabile l’impegno di tutte le organizzazioni democratiche e antifasciste nel dotarsi di due obiettivi. Un primo a breve termine che accompagni alla vittoria Milia, Soddu e Mulas e un secondo a lungo termine che non può esaurirsi con la loro elezione e che rappresenti l’inizio di una riflessione politica sull’efficacia dei sistemi presidenzialisti oggi, nelle regioni e nei comuni. Come manifesto sardo siamo disponibili fin da subito a dare il nostro piccolo contributo e favorire questa riflessione collettiva, lo abbiamo fatto negli ultimi referendum costituzionali a sostegno del no e contro le attuali leggi elettorali antidemocratiche.

Non vogliamo essere governati dalla destra intollerante ma non vogliamo nemmeno una sinistra che governa attraverso dei Cesari che congelano le assemblee elettive e la democrazia.

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