Continua la lotta dei precari

1 Ottobre 2009

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Michela Caria e Laura Stochino

L’Ufficio Scolastico Provinciale di Elmas è occupato da quasi un mese ed ormai è diventato la casa del Comitato dei precari della scuola di Cagliari. Appena si varca l’ingresso dell’ USP  si viene accolti dai colori delle bandiere rosse dei sindacati e dei partiti e dai cartelloni che i precari hanno realizzato per i sit in e le manifestazioni di cui si sono resi protagonisti per tutto il mese di Settembre. Accanto a tutti i colori della protesta è ben visibile un lunghissimo foglio su cui ogni precario ha scritto il suo nome, gli anni di precariato e la classe di concorso. In pochi giorni l’elenco si è fatto lungo e nomi e numeri insieme danno un quadro delle storie personali che rendono viva questa protesta. Uno dei simboli di questa lotta potrebbe essere Tonina, collaboratrice scolastica, precaria dal 1983 che per 26 anni ha dato il suo contributo alla scuola sarda. Tonina ha due figlie di 26 e 19 anni ed è arrivata all’USP di Elmas grazie allo sprone del marito che di battaglie ne ha fatto tante per non perdere il proprio lavoro, anche se nel ’94 è stato licenziato e a 42 anni si è ritrovato senza un lavoro e senza la possibilità di poterne trovare un altro. Tonina e il marito sono sempre presenti ad Elmas, spesso con entrambe le figlie che partecipano attivamente alla lotta dei genitori perché la precarietà la respirano da sempre, ma non vogliono arrendersi. Giuseppe e Vera sono marito e moglie, hanno poco più di trent’anni. Lui è professore di lettere alle medie, lei è applicata in segreteria. Entrambi precari, entrambi lavoratori della conoscenza. Costruire una vita insieme ha significato per loro comprare una casa nel proprio paese di origine e avere un mutuo da sostenere ogni mese, e con questi tagli la prospettiva di costruire una famiglia si allontana sempre di più. Gianfranco ha scelto di lasciare il suo posto fisso in Comune perché il desiderio di insegnare era più forte della certezza di avere subito una cattedra di ruolo; egli è uno degli instancabili della protesta e sua è la tenda piazzata all’ingresso dell’USP con la scritta “Scuola Pubblica”. Perché non sono solo i lavoratori ad essere precari ma la scuola stessa. Antonio ha 45 anni ed è precario da più di un decennio, è catanese ed ha scelto di lavorare a Cagliari perché per la sua classe di concorso la graduatoria era esaurita e se non fosse stato per la Gelmini, quest’anno sarebbe passato di ruolo e si sarebbe potuto ricongiungere alla moglie e alla figlia che ora vede solo a natale e d’estate. È facile immaginare la sua rabbia nei confronti di una riforma che opera in termini di numeri senza tenere conto delle storie personali dei 2500 licenziati della scuola sarda. Ma accanto ai precari “storici” ci sono tutti i giovanissimi come Lorena, Chiara, Gigi, Sergio, Teresa, Francesca, Rossella, Laura e Michela; si sono laureati giovanissimi, hanno fatto tutti i passi previsti vincendo la SISS e abilitandosi in più classi di concorso, hanno continuato a studiare facendo un dottorato, un master, un corso. Il loro percorso da insegnanti è iniziato presto ma ora rischia di arrestarsi per ricominciare da capo con meno passione, con più disillusione verso la proprio professionalità e il proprio futuro lavorativo. Questa riforma danneggia non solo i precari storici, i cinquantenni con mutuo e famiglia a carico, ma anche e soprattutto i giovani che grazie al proprio entusiasmo e passione potrebbero essere protagonisti attivi di una vera riforma della scuola italiana e invece, molto probabilmente saranno costretti ad altri lavori forse meno difficili, ma sicuramente meno gratificanti. Per questo lo scopo del Comitato dei precari di Cagliari non è stato e non sarà solo quello di lottare per “salvare” dei posti di lavoro, ma di battersi per la difesa di una scuola pubblica e democratica. La Sardegna con la sua autonomia può ancora credere nella possibilità di essere laboratorio per una reale riforma che non mortifichi le competenze dei lavoratori e tenga davvero conto delle esigenze dei soggetti protagonisti della scuola: gli studenti.

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