Dialogo tra Fridays For Future Cagliari e Sassari e Rifondazione Comunista in Sardegna sul programma elettorale della Coalizione sarda

22 Febbraio 2024

[red]

Pubblichiamo la risposta di Rifondazione Comunista in Sardegna al movimento Fridays For Future di Cagliari e di Sassari in merito alle valutazioni sul programma elettorale presentato dalla Coalizione sarda. Segue una risposta delle attivistə del movimento.

Carə attivistə del movimento Fridays for Future,

abbiamo letto le vostre valutazioni in merito al programma elettorale presentato dalla “Coalizione sarda”. 

Vi scriviamo questa lettera aperta perché crediamo che i partiti abbiano un senso solo se si pongono il problema di dialogare con la cittadinanza, le associazioni, i comitati e i movimenti come il vostro. Proponiamo, poi, di svolgere questo dialogo pubblicamente perché riteniamo giusto assumerci la responsabilità delle nostre posizioni davanti ai sardi e alle sarde.

Il nostro partito sostiene le istanze di giustizia climatica da molti anni, probabilmente ben prima che lo stesso movimento Fridays for Future nascesse. Tuttavia, vi riconosciamo un ruolo determinante nell’aver dato risonanza mondiale alla questione climatica, come tema centrale della nostra epoca.

Ammettiamo che forse, senza il vostro apporto, molti partiti non avrebbero compreso la reale specificità dell’emergenza climatica quale problema di cui la politica deve farsi carico in termini assolutamente stringenti.

Di tutte queste cose vi ringraziamo e vi ringraziamo anche di aver letto e commentato il programma dello schieramento elettorale a cui abbiamo scelto di aderire. Vediamo, nella vostra valutazione, una spinta a crescere e a migliorarci.

Riconosciamo, come voi, l’insufficienza di quanto messo nero su bianco nel documento che avete analizzato. Pensiamo che nel programma elettorale debba essere scritto a chiare lettere che il metano non deve entrare nella transizione energetica sarda neppure come “fonte intermedia” e che il phase out debba essere portato a termine entro il 2025. Crediamo anche che sia limitante parlare di “riduzione delle servitù militari”, in un quadro in cui non solo andrebbero dismesse tutte, ma in cui si deve progettare il superamento della NATO e, nell’immediatezza, dell’economia di guerra. Queste sono solo alcune delle questioni sulle quali vi diamo ragione e siamo convinti e convinte, che, confrontandoci, ne troveremmo molte altre.

Del resto, lo abbiamo detto chiaramente: la nostra adesione alla “coalizione sarda” era da intendersi come un patto di desistenza (rispetto all’idea di presentarci in autonomia) o come un accordo di tipo elettorale e non organico. 

Tale “desistenza” è stata funzionale al concerto, con Renato Soru, di una posizione comune sulla pubblicizzazione del comparto energetico e su una diminuzione delle servitù militari in Sardegna, che risultano tra i temi più importanti della vostra “pagella”. Oltre a ciò, come comunisti e comuniste, abbiamo anche chiesto e ottenuto un accordo per introdurre una legge regionale per un reddito sardo, contro il lavoro povero e la disoccupazione.

Evidentemente, avremmo potuto fare altre scelte, compresa quella di una corsa in solitaria, che ci avrebbero risparmiato critiche (legittime) dai settori più radicali dell’attivismo sardo, con i quali abbiamo condiviso (e continuiamo a condividere) lotte e idee per la Sardegna.

Proprio ciò che ci insegnate voi sull’emergenza climatica, unitamente alla “terza guerra mondiale a pezzi” che si sta sviluppando sotto i nostri occhi, ci ha spinti/e a concludere questo accordo, che ci consente di vedere recepiti non tutti i nostri punti programmatici, ma comunque i due elementi, tutt’altro che secondari, che abbiamo citato sopra e che anche voi considerate, giustamente, centrali (pubblicizzazione dell’energia e diminuzione delle basi militari).

Ci pare che si tratti di punti che tracciano un discrimine all’interno di contesti, come quello italiano e quello sardo, ove regnano il neoliberismo, il climatoscetticismo e la corsa agli armamenti.

Alla luce di questa premessa, ci colpisce che abbiate scelto di equiparare il programma (pur limitato) della coalizione sarda a quello delle liste che sosterranno Alessandra Todde. 

Le differenze tra le due proposte, infatti, ci paiono abbastanza evidenti: un conto è tacere, in un programma nel quale comunque si parla di transizione verso le rinnovabili, del Metano o del phase out; un altro è impegnarsi pubblicamente a introdurre il Metano in Sardegna (pur se in via, almeno a parole, temporanea).

Ancora: un conto è parlare di riduzione della presenza delle basi militari in Sardegna, un altro è dire, come fa Alessandra Todde, che debbano essere sostanzialmente normalizzate, aprendo anche a usi civili.

Non avremmo mai preteso da voi una valutazione positiva in senso assoluto del programma della coalizione sarda, proprio perché, come detto in precedenza, abbiamo aderito alla coalizione con le nostre posizioni, che sono, a nostro modo di vedere, più avanzate anche rispetto al tema del riscaldamento globale. Ma ci spiace constatare che il vostro movimento non valorizzi, neppure in modo minimo, le differenze tra le proposte della coalizione sarda e le proposte del cosiddetto campo largo, che a nostro parere sono tutt’altro che marginali, almeno per le ragioni che abbiamo esposto sopra. Per essere chiari/e e dirla con una battuta: non vi avremmo scritto questa lettera se aveste riconosciuto anche un solo punto in più al programma che sosteniamo. 

E le differenze ci sembrano ancora più evidenti se alla lettura del programma si accompagna la lettura delle proposte dei singoli soggetti che la compongono e del candidato o della candidata Presidente. Su questo terreno, ci sembra che il divario tra le posizioni di Soru e quelle della Todde aumenti ulteriormente, laddove Alessandra Todde, dopo aver sostenuto il governo Draghi, che ha contribuito a rendere impopolari le rinnovabili in Sardegna, pone una pezza peggiore del buco, proponendo continuamente una moratoria sulla transizione energetica.

Al contrario, Renato Soru si è detto favorevole al phaese out entro il 2025 e a una transizione energetica verso le rinnovabili che non passi per l’uso del metano.

Tutti elementi che, lo ribadiamo, certamente possono essere ritenuti, da soli, insufficienti, ma che rendono, a nostro modo di vedere, la coalizione sarda la più avanzata rispetto ai temi connessi alla questione climatica.

In conclusione di questa lettera, precisiamo che sarebbe stato più facile, per noi, lasciar passare sotto traccia il vostro post e limitarci a darvi ragione nell’intento di strapparvi qualche voto. Abbiamo invece inteso sviluppare una discussione franca con voi come si usa fare con una soggettività della quale si ha rispetto. 

Vi proponiamo, dunque, di proseguire questo scambio, nelle forme che riterrete più opportune (un confronto pubblico o privato o telematico) e nei tempi che più vi sono congegnali. Abbiamo espresso con chiarezza le nostre differenze di opinione, ma consideriamo prevalenti i punti di contatto, a partire dal rilievo per cui i programmi elettorali tutti (compreso il nostro) devono essere migliorati rispetto all’argomento clima. 

Vi ringraziamo, nuovamente, per tutto il vostro impegno e per aver sollecitato, ancora una volta, le forze politiche a parlare del riscaldamento globale.

Partito della Rifondazione Comunista – Sardegna

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Allɜ attivistɜ del Partito della Rifondazione Comunista – Sardegna,

Vi ringraziamo vivamente per aver preso posizione in merito ai risultati delle nostre analisi sui programmi elettorali di coalizione per le elezioni regionali imminenti. Come voi, siamo convintɜ che un dialogo aperto tra le varie parti sociali sia l’unico modo per costruire una via condivisa all’uscita dall’era del capitalismo fossile. Con rammarico constatiamo che il vostro partito è stato l’unico a reagire allo stimolo. Avremmo per esempio apprezzato una risposta dal partito Europa Verde che sostiene la coalizione per Todde presidente all’interno di Alleanza Verdi e Sinistra.

Riconosciamo anche l’attenzione del vostro partito relativamente alle istanze della giustizia climatica, ma crediamo fermamente che dal 2019 il nostro movimento abbia svolto, come da voi riconosciuto, un’azione determinante nel porre la questione della crisi climatica e delle sue conseguenze al centro del dibattito pubblico, organizzando scioperi, incontri e manifestazioni.

Come abbiamo già specificato al momento di pubblicare le nostre valutazioni, riconosciamo che all’interno delle coalizioni esistano posizioni sui temi climatici e sociali molto più avanzate rispetto a quelle finali emerse dai documenti programmatici.

Tuttavia pur apprezzando e sostenendo l’impegno del vostro partito come quello del movimento Sardegna chiama Sardegna per il phase out delle centrali a carbone entro il 2025 e la ferma contrarietà a ogni forma di metanizzazione, per una questione di accountability abbiamo dovuto bocciare un programma di coalizione che non prende posizioni chiare in merito e non aiuta l’elettorato a compiere scelte consapevoli che non siano basate unicamente su dichiarazioni orali o parziali.

È vero che il vostro presidente di coalizione si è espresso contro il metano. Ma questa posizione non è espressa nel programma, e abbiamo ritenuto – per merito e parità – di analizzare i programmi presentati.

Non possiamo dimenticare che all’interno della coalizione sarda confluiscono personalità di primo livello come Romina Mura che conferma dalle pagine dell’Unione Sarda la necessità della metanizzazione, o partiti come Azione che da sempre favoriscono la costruzione di rigassificatori prefigurando in alcuni casi anche interventi militari in loro difesa. O ancora +Europa che in convergenza con il partito di Calenda è sempre schierato per l’aumento delle spese militari. Se poi dovessimo considerare anche le dichiarazioni fatte in occasione dei comizi elettorali, è altrettanto preoccupante la posizione favorevole di Renato Soru sul progetto di difesa comune europea.

Le nostre analisi si sono quindi basate unicamente sui propositi messi nero su bianco. Forse il più grande silenzio è quello che circonda il futuro della raffineria di Sarroch e della relativa centrale termoelettrica. Siamo pienamente consapevoli della complessità della situazione riguardante la Saras. Per evitare di trovarci impreparatɜ nel caso in cui gli investitori decidessero di chiudere, lasciando dietro di sé un panorama di relitti industriali e una comunità impoverita e malata, è essenziale adottare una programmazione politica con una visione chiara e coraggiosa, che agisca ora. Idealmente dovremmo progettare una chiusura, ma nella pratica, è urgente elaborare un piano per ridurre al minimo le attività di raffinazione e di produzione energetica dell’impianto.

Riteniamo che i non detti dei programmi delle coalizioni siano insostenibili. Spesso, su questioni cruciali legate alla crisi climatica, le posizioni sono risultate evasive e contraddittorie, incapaci di raggiungere anche accordi minimi, dimostrando una mancanza di urgenza.

Consideriamo poi che gli ultimi dati scientifici indicano un aumento delle temperature che ha superato le previsioni di dieci anni fa, quelle su cui si basavano gli Accordi di Parigi del 2015. Questo superamento rende ormai obsoleti gli obiettivi dell’Unione Europea per la transizione energetica entro il 2050.

In questo contesto, diventa evidente quanto i limiti degli accordi di coalizione siano restrittivi e inadeguati di fronte alla gravità della situazione.

Speriamo di continuare a confrontarci.

Fridays for Future Sardigna

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