E adesso internateci tutti

1 Ottobre 2012
Roberto Loddo
Tra sei mesi chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari o riaprono i manicomi in Sardegna? Le condizioni inaccettabili cui sono costretti a vivere 33 cittadine e cittadini sardi internati preoccupano le organizzazioni che aderiscono al comitato sardo “Stop Opg”. In occasione della giornata nazionale di mobilitazione per il superamento degli Opg, il comitato sardo ha inviato una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci e all’assessore alla Salute, Simona De Francisci. Una lettera aperta in cui si chiede il rispetto della legalità e interventi più forti per superare quei luoghi dove in silenzio si continua a soffrire e morire. Nato a Maggio del 2011 per  contrastare nuovi internamenti negli Opg, il comitato chiede che “Le risorse finanziarie utilizzate per segregare e danneggiare queste persone potrebbero essere utilizzate per restituire diritti e cittadinanza ad ognuno di loro, insieme ad un percorso di accoglienza, cura, assistenza e inclusione sociale nel proprio territorio”.
Anche l’internamento della giovane sarda, Valeria Porcheddu dimostra che gli esiti della chiusura degli Opg rappresentano un pericoloso inganno. Il processo di superamento degli Opg determinato dalla Legge 9 del 2012 è reso sempre più incerto da continui ritardi, assenze del Governo e della Regione, tagli che colpiscono i servizi ASL e comuni, omissioni anche da parte degli operatori. Gli attuali Opg dovrebbero chiudere entro marzo 2013, ma l’attenzione sembra solo concentrata sull’apertura delle strutture residenziali sanitarie speciali, molto simili agli attuali Opg. Rischiamo di ritrovarci con numerosi piccoli manicomi disseminati nelle diverse regioni, compresa la Sardegna.
Evitare l’Opg è possibile, giusto e vantaggioso economicamente sia per dimettere le persone internate che per fermare nuovi internamenti. Per Stop Opg infatti “Le condizioni imprescindibili per la chiusura, sono determinate da una precoce e globale presa in carico dei servizi di salute mentale, da un progetto terapeutico-riabilitativo individuale che coinvolga la famiglia e la comunità locale, da un coordinamento con la magistratura e dall’applicazione delle sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e 2004”. Chiudere gli OPG significa fare buona assistenza nel territorio per la salute mentale, come dice la legge 180, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Consiglio d’Europa, e come dimostrato nei luoghi in cui le norme sono state correttamente applicate. Non possono essere più tollerate le strutture residenziali segreganti, farmaci come unica risposta al bisogno di cura o, peggio, pratiche di contenzione meccanica e farmacologica e perfino l’elettroshock.
L’unica strada possibile per l’effettivo superamento di questi luoghi di orrore è l’abolizione dell’istituto giuridico che fonda l’ospedale psichiatrico giudiziario e l’affermazione della legge 180, strumento fondamentale per contrastare ogni tentativo di riportarci agli anni bui dei manicomi e della psichiatria come strumento di repressione e controllo sociale. Per “Stop Opg”: “Solo sostenendo la presa in carico delle persone, insieme ai familiari, con centri di salute mentale accoglienti, aperti sulle 24 ore, per la salute mentale di comunità, a domicilio, in residenze abilitative piccole, nell’inclusione lavorativa, abitativa e sociale”.
Stop Opg non si limiterà più a chiedere un impegno alle istituzioni sarde e ai dipartimenti di salute mentale. Con il lancio del “Mese dei Diritti Umani” l’opera di sensibilizzazione sarà allargata alla società civile, al mondo della cultura, della conoscenza, dell’arte e a tutte le cittadine e i cittadini interessati e sensibili. L‘articolo 5 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita che “nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti”. Nessun governo può utilizzare l’emergenza pubblica, la sicurezza e l’ordine pubblico per giustificare la tortura delle persone e negare i loro diritti. Il comitato sardo “Stop Opg” in occasione della giornata mondiale dei Diritti Umani che si celebra in tutto il mondo, organizzerà un mese di eventi di cultura e approfondimento per sensibilizzare le cittadine e i cittadini sardi alla tutela dei diritti umani. Le tematiche che verranno trattate vanno dall’abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari, ai diritti nel mondo della salute mentale e al riconoscimento dei diritti civili delle persone private della libertà personale. L’iniziativa, si svolgerà dal 10 novembre al 10 dicembre 2012. La data del 10 dicembre è stata scelta per ricordare la proclamazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, il 10 dicembre 1948. Le organizzazioni sensibili e interessate potranno organizzare un evento in ogni comune della Sardegna all’interno di questo periodo e dovranno comunicare giorno, luogo e titolo dell’evento, al Comitato Stop Opg, entro il 15 ottobre.

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