Elezioni europee: la truffa di Giorgia Meloni

2 Febbraio 2024

[Francesco Casula]

Pare che Giorgia Meloni, Matteo Renzi e la stessa Elly Schlein vogliano candidarsi nelle prossime elezioni europee in tutte cinque le circoscrizioni: si tratta di una vera e propria “truffa” ai danni delle elettrici e degli elettori.

Sanno che non ci andranno mai all’Europarlamento a Strasburgo. Che non occuperanno mai quelli scranni per i quali i cittadini li hanno votati e destinati. O qualcuno può pensare che Meloni si dimetta da presidente del Consiglio o Renzi abbandoni il Senato e la Schlein la Camera dei deputati? E come avranno comunque il tempo di fare la campagna elettorale, essendo per di più, tutti e tre, segretari dei loro rispettivi Partiti? Ma non sono stati eletti – e pagati profumatamente – per svolgere il ruolo di Presidente del Consiglio la Meloni e di parlamentari Renzi e la Schlein?

Ma gli eletti non devono (o comunque dovrebbero) “rappresentare” le cinque circoscrizioni italiche al Parlamento europeo? Ovvero i territori con i problemi e gli interessi relativi alle condizioni economiche sociali e culturali specifiche?

Denuncia giustamente Conte, che opportunamente non si candiderà alle Europee (così come Calenda): “Anche questa è una questione morale” che attiene alla “credibilità delle istituzioni e di chi riveste una carica elettiva”.

La scelta della Meloni e company è la cartina di tornasole della politica e dei Partiti oggi. Ridotti viepiù a ectoplasmi per cui a dominare la vita dei Partiti è esclusivamente la capocrazia. Il termine è di Michele Ainis, uno fra i più noti costituzionalisti italiani. Nonché dal 2016 membro dell’Antitrust.

Questa la tesi di Anis (in Capocrazia, Se i Presidenzialismo ci manderà all’inferno, Ed. La nave di Teseo, 2024): la capocrazia domina la vita dei partiti, divenuti feudi di uomini soli al comando. Di qui un presidenzialismo sgangherato che già abbiamo e quello, ancor più sgangherato che l’attuale governo vorrebbe; di qui il potere sconfinato dei sindaci e dei governatori; di qui l’abuso decisionista dei decreti legge da parte del Governo di turno”.

Sic stantibus rebus e ormai da qualche decennio, la politica, è viepiù ridotta a semplice immagine: l’immagine del capo, del leader. Essa è quello che conta e che si valorizza: come in tutte le operazioni di marketing, soprattutto in occasione delle elezioni. Non i Partiti. Peraltro viepiù personali. Cosa propria. E i leader (ieri Berlusconi e oggi Meloni ma anche Salvini, Renzi Conte e la Schlein vengono scelti e votati in quanto immagini rappresentative e simboliche del moderno autoritarismo e del gioco simulato, dietro tecniche di comunicazione, in larga misura mutuate dalla pubblicità.

La politica si svuota così e di contenuti – restano solo quelli simulati – e diventa pura e asettica gestione del potere: il conflitto tra i Partiti – più apparente che reale – diventa lotta fra gruppi, spesso trasversali, in concorrenza fra loro per assicurarsi questa gestione.

La battaglia politica perciò diventa priva di telos, di finalità. E poiché i gruppi politici si battono fra loro avendo come unico scopo la conquista e la gestione del potere e l’occupazione di Enti, di qualsivoglia genere – da quelli bancari a quelli culturali, ai Media – purché rendano in termini di soddisfacimento degli appetiti plurimi dei “clienti” più fidati. Nel caso della Meloni, addirittura dei familiari e famigli, amici e pretoriani. Purché caninamente fedeli e obbedienti.

La politica diventa in tal modo autonoma non solo dall’etica ma dall’intera società e si riduce a “gioco” simulato e insieme a “mestiere” – ben remunerato – per “professionisti”: non a caso nasce il termine “i politici”.

In tal modo idee politiche, ideologie, e progetti si riducono a pura simulazione: sono effimeri e spesso interscambiabili. Quando non omologhi. Basti pensare alla posizione dei vari Partiti (con qualche rara eccezione) nei confronti della Guerra in Ucraina come a Gaza: tutti guerrafondai, pro Nato senza se e senza ma e, sostanzialmente succubi e subalterni agli Stati Uniti.

A fronte di tutto ciò c’è da stupirsi se, verosimilmente, anche alle prossime elezioni per il Parlamento europeo assisteremo a una astensione di massa? Con un elettore su due che non si recherà alle urne?

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