Il turismo in Sardegna

1 Agosto 2015
Stefano Deliperi
Stefano Deliperi

Il turismo potrebbe essere una delle principali voci positive dell’economia in Sardegna, tuttavia il bilancio non è così felice come dovrebbe. Perché? Proviamo a fare qualche considerazione.

Più di 937 mila turisti italiani per oltre 4,3 milioni di presenze e una durata media del soggiorno di quasi 5 giorni (dati Sardegna Statistiche, luglio 2015) [1], con una spesa giornaliera dei turisti stranieri di quasi 105 euro al giorno per ciascun turista e un contributo all’economia sarda pari a 597 milioni di euro (vds. Il turismo straniero in Italia, Enit)[2]

Il contributo del settore turistico al prodotto interno lordo (P.I.L.) sardo è solo del 5% (dati C.R.E.L., 2013), rispetto al dato nazionale del 10,1% (dati E.N.I.T., 2014) e la forte differenza non può essere spiegata con la sola sensibile presenza del c.d. turismo sommerso, cioè svolto in strutture e con servizi in nero, incidenza che può superare anche il 70% (Rapporto Crenos 2015 sull’economia sarda).

Aumentano i turisti stranieri (46% fra tutti gli arrivi nel 2013, 29% nel 2004, Rapporto Crenos 2015 sull’economia sarda), ma “ancora nel 2013 ben l’83% delle presenze si concentra nei mesi tra giugno e settembre”, vengono quasi esclusivamente per il mare, straordinario, unico. Sono soprattutto i turisti di provenienza estera che vengono nella c.d. bassa stagione, con un ottimo tasso di fidelizzazione (ben il 74%, vds. Crenos, Destinazione Sardegna. Analisi della domanda turistica, 2015).
Che cosa dovremmo fare per attirare un maggior numero di turisti in Sardegna?
Ci vorrebbe una seria politica del turismo e una ancor più seria politica dei trasporti, roba mai vista in questa splendida Isola nel bel mezzo del Mediterraneo.
E non possiamo occuparcene in questa sede, il discorso andrebbe molto lontano.
Solo un paio di considerazioni su un settore fra i più innovativi e redditizi del turismo internazionale, il turismo naturalistico.
I  parchi naturali generano in Italia ormai un fatturato diretto e indiretto superiore ai 9 miliardi di euro annui, solo i parchi nazionali d’Italia generano un giro d’affari di 2 miliardi di euro all’anno con un’occupazione di 86 mila posti di lavoro (4 mila diretti, 17 mila per servizi, 65 mila per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni in media di visitatori ogni anno.
In poche parole, in tutta Europa la presenza di aree naturali protette, adeguatamente pubblicizzate e munite di servizi, contribuisce non poco al contesto economico-sociale locale.

Per esempio, anche la sola presenza di un flusso turistico di 100 mila visitatori annui nelle zone del tanto bistrattato parco nazionale del Gennargentu – Golfo di Orosei, per una presenza media di soli tre giorni ciascuno, calcolando una spesa giornaliera complessiva di soli 100 euro, significherebbe una ricaduta economica diffusa di 30 milioni di euro annui. Qualcuno è in grado di dire che altro attualmente garantisca un simile contributo economico costante nelle aree interne della Sardegna?

Un miglioramento concreto dell’offerta turistica, con oggetti turistici realmente appetibili per il mercato turistico internazionale, come le aree naturali protette, i beni culturali e i musei, l’enogastronomia e l’ospitalità nei centri storici possono davvero garantire un salto di qualità in positivo per la Sardegna e la propria economia.
Eppure ancora non se ne prende coscienza e si continua a dispensare soldi pubblici per le più disparate elucubrazioni sulle teorie più improbabili su questo o quest’altro sito archeologico, su questa ricerca fondamentale per lo sviluppo economico o quest’altra consueta impresa mineraria senza futuro.
Ma quando diventeremo grandi in Sardegna?

[1] Esattamente 937.996 turisti italiani, con 4.315.949 presenze, permanenza media 4,60 giorni; 759.240 turisti stranieri con 3.756.773 presenze, permanenza media 4,95 giorni (vds. http://www.sardegnastatistiche.it/documenti/12_103_20150702151349.pdf).

[2] Esattamente una spesa giornaliera pro capite pari a euro 104,90 (http://www.enit.it/it/studi.html, elaborazione Enit su dati Banca d’Italia, 2014).

 

Fonte immagine: www.sardegnaeventi24.it

2 Commenti a “Il turismo in Sardegna”

  1. Qualche riga sul turismo in Sardegna. | Gruppo d'Intervento Giuridico onlus scrive:

    […] su Il Manifesto Sardo (“Il turismo in Sardegna“), n. 197, 1 agosto […]

  2. Paolo Zirulia scrive:

    E pensare che basterebbe veramente poco. In tutto il mondo sta crescendo il turismo escursionistico per gli appassionati di trekking: la Sardegna potrebbe attirare questo tipo di turisti tutto l’anno, offrendo i paesaggi incredibili di tutta l’isola a turisti rispettosi dell’ambiente e amanti della natura. I sentieri lungo le coste, o le vecchi mulattiere all’interno esistono già. Andrebbero solo mappate e adeguatamente segnalate. Il passaparola tra gli appassionati di trekking e sui vari blog farebbe il resto. Invece è tutto bloccato in discussioni infinite, come se i sentieri li dovessero costruire e asfaltare. Sono già lì, pronti!!! Tre mesi fa ho fatto trekking in Portogallo. Guardate questo sito: http://www.rotavicentina.com... una zona costiera tra Lisbona ed il famosissimo Algarve, fino a non molti anni fa visitata solo in luglio e agosto per le spiagge. Proprio come la Sardegna. I sentieri esistevano già, non hanno fatto altro che segnalarli con paletti di legno colorati e mapparli. Ed hanno creato questo sito. Ad ogni paese che si incontra si può fare tappa: per mangiare e/o per dormire. Sono fioriti b&b che offrono posto letto e una cena semplice ma abbondante (adatta a gente che ha camminato per 25km) per una trentina di euro. Tra l’altro gli escursionisti arrivano al pomeriggio, mangiano, fanno una doccia, dormono e al mattino presto ripartono. Dal punto di vista gestionale sono forse i turisti meno problematici.

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