La (falsa) coscienza della democrazia

1 Dicembre 2015
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Nicole Argenziana

Dopo i recenti fatti di Parigi i talk show, i telegiornali e le testate giornalistiche fanno a gara per mostrarci, a ripetizione, le orrende immagini che hanno sconvolto la capitale francese. Nel frattempo, politici di ogni fazione si affannano a promettere risposte durissime ai non ben identificati terroristi dell’Isis di tutto il mondo. Lo stato islamico è diventato il nemico pubblico numero uno a livello globale. Il presidente francese Hollande ha dichiarato che i fatti di Parigi sono un attacco ai simboli della libertà e dell’Europa stessa, e in generale alla democrazia.
Eppure l’inizio di questa guerra precede Parigi. Per risalire alla crisi strutturale del medio-oriente dobbiamo partire dalle ceneri della prima guerra mondiale e dalle gravi stragi ad opera dell’imperialismo europeo fatte in nome della civiltà prima e della democrazia e della lotta al terrorismo dopo. Sulla carcassa dell’impero ottomano la Francia e l’Inghilterra hanno banchettato. L’accordo Sykes-Picot, la creazione di stati artificiali e l’imposizione del concetto di stato-nazione al popolo arabo hanno portato a delle conseguenze disastrose. Ne è un esempio il popolo curdo privato di una sua autonomia e inglobato nei territori di Turchia, Iraq, Iran e Siria. Dopo la seconda guerra mondiale i giochi di potere del governo britannico e la conseguente creazione dello stato di Israele hanno prodotto l’esodo e il massacro del popolo palestinese che continua impunito fino ad oggi. Per anni Israele ha destabilizzato l’area e lavorato per distruggere il sogno di una unica nazione araba, dal Golfo al Marocco, in nome del suo diritto ad esistere. In tempi più recenti il petrolio ha contribuito al moltiplicarsi delle tensioni e al tramonto del mito di un’unica grande nazione araba. Con le campagne militari USA portate avanti dai Bush, con la condiscendenza europea, e le conseguenti stragi di migliaia di civili, le basi per il proliferare del fondamentalismo di stampo religioso erano già belle che gettate. Le primavere arabe poi, il cui vento di rivolta ha alimentato i sogni e le speranze di rivalsa dei giovani arabi di tutto il mondo, si sono scontrate con la dura realtà. Ne sono un esempio la Libia così come la Siria, sconvolte da una guerra civile dal 2011. In Siria le forze in campo sono la minoranza alawita (Assad) che da decenni governa brutalmente il paese e le forze di opposizione, la maggioranza delle quali sono state ben presto assorbite dalla prepotenza dell’Isis. Lo scontro è stato reso ancora più brutale dal fatto che la Siria è un paese multietnico e multi religioso, a questo si sono aggiunti dei fattori esterni che si vogliono mascherare da polarizzazione religiosa dell’Islam. E questi fattori in competizione tra loro sono l’Iran, sostenuto dalla Russia, e le monarchie del Golfo sostenute dagli Usa e dalla Turchia di Erdogan.
Oramai abituati a considerare queste guerre estranee e la morte di questi popoli lontani come degli effetti collaterali nella lotta per l’esportazione di democrazia e civiltà, noi europei siamo rimasti sempre chiusi nella nostra superbia e nel nostro razzismo. Ma soprattutto nella nostra indifferenza. I capi di governo rimangono sconvolti nel vedere dei cittadini europei subire una sorte uguale a quella che riservano agli altri popoli. È da più di un secolo che l’Europa fomenta le guerre medio orientali. Il dolore degli avvenimenti di Parigi è stato incanalato in una guerra non di civiltà ma sicuramente ideologica. Il messaggio è chiaro: noi tolleranti occidentali dichiariamo guerra ai fondamentalisti islamici di tutto il mondo in nome della democrazia e della lotta al terrore. Una guerra che porterà allo sterminio di altre persone innocenti e all’esasperazione delle condizioni di vita dei musulmani presenti in Europa e USA. Questa polarizzazione dello scontro amico-nemico, del noi contro loro è quanto mai falsa e ad uso e consumo della sola propaganda politica. Senza contare il fatto che gli attentatori (prima di essere musulmani) erano tutti parigini della banlieue di Saint-Denis. La loro rabbia per una democrazia che li emargina è stata riversata nella falsa lotta dell’Isis e nella sua propaganda che richiama sogni di rivalsa nei confronti dell’Occidente. I cittadini una volta presa coscienza di ciò devono fare fronte comune per una società di uomini di uguale dignità e diritti e lottare per una democrazia reale e sostanziale. Solo così si potrà iniziare a sconfiggere il terrorismo.

Immagini a cura di Francesca Corona

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