La sinistra e l’ambiente

16 Settembre 2017
Massimo Dadea

Di recente Walter Veltroni ha scritto che “la sinistra non può dirsi tale se non è ambientalista”. Chi, al di là delle enunciazioni di principio, non opera concretamente per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, per un corretto rapporto tra l’uomo e la natura, per la riduzione dei gas serra, per mettere al bando l’utilizzo dei combustibili fossili, per cancellare modelli di sviluppo incentrati sulla rapina e il consumo del territorio, per superare quell’odioso ricatto che contrappone diritto all’ambiente(e alla salute) e diritto al lavoro, non può considerarsi di sinistra. Da tempo le tematiche ambientali hanno smesso di essere centrali nell’azione politica di partiti che continuano a definirsi di sinistra. Da tempo la cultura e la pratica ecologista sono state soppiantate da un pragmatismo bottegaio che strizza l’occhio a cementificatori, inquinatori e consumatori abituali di territorio. Vi è un elemento che, a Roma come a Cagliari, sembra accomunare quella “sinistra” di governo che ha smarrito la vocazione ambientalista: una schizofrenica incoerenza. Un atteggiamento inaugurato da Matteo Renzi: un assiduo frequentatore di forum internazionali, dove arringava le platee con accorate difese dell’ambiente e delle energie rinnovabili. Salvo poi rientrare a Roma e varare il decreto “Sblocca Italia”: procedure semplificate per il rilascio dei permessi di ricerca e di estrazione (trivellazioni), il rilancio dei termovalorizzatori. E poi ancora l’emanazione di procedure accelerate per gli appalti nel settore dell’edilizia, la riduzione dei finanziamenti per le energie rinnovabili, norme sempre più permissive sull’abusivismo edilizio. Parole d’ordine che sono state prontamente fatte proprie dai Presidenti delle regioni governate da partiti che, ad onta della loro scarsa vocazione ecologista, e in disaccordo con Walter Veltroni, si definiscono di sinistra. Tra questi si è particolarmente distinto il Presidente della regione Sardegna. In campagna elettorale, roboanti dichiarazioni a difesa dell’ambiente e del paesaggio, e degli strumenti a loro difesa, ad iniziare dal Piano Paesaggistico della Sardegna; partecipazione attiva alle Conferenze mondiali sul clima, prima a Parigi e poi in Marocco, dove venivano condannate le politiche energetiche basate sui combustibili fossili. Solo che poi, al rientro in Sardegna, la giunta da lui presieduta decideva l’esatto contrario: un sostanziale via libera ad una nuova centrale a carbone a Portovesme, finanziamenti cospicui a favore degli inceneritori di Macchiareddu e Tossilo. Ma è sul terreno scivoloso dell’urbanistica che si è registrato l’arretramento più sconcertante. Oggi, questo governo regionale di “sinistra” si accinge a fare quello che alla destra non era riuscito: smantellare parti importanti del Piano Paesaggistico della Sardegna. Si è iniziato con il “commissariamento” della Conservatoria delle coste, si è continuato con la sostanziale accettazione del “Piano casa” di Cappellacci. Ed ora si completa l’opera con il DDL sull’Urbanistica:  ampliamento degli alberghi a pochi passi dal mare, un occhio di favore ai grandi progetti imprenditoriali (vedi Qatar) in spregio delle norme del PPR. Presidente e assessore, insofferenti alle critiche, si sono scagliati contro la Sottosegretaria del MIBACT, Ilaria Borletti Buitoni, e il Soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari, Fausto Martino, macchiatisi, ai loro occhi, della grave colpa di voler tutelare il nostro paesaggio e il nostro ambiente, dalle sconsiderate iniziative legislative della giunta regionale di “sinistra”. Una cortesia, almeno per rispetto di Walter Veltroni, questo governo regionale e il partito di maggioranza che lo sostiene, la smettano di definirsi di “sinistra”, visto che tutto possono essere tranne che ambientalisti.

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