Lo sfratto dell’ASARP e la necessità del comprendere

1 Febbraio 2021

[Aldo Lotta]

E sì, proprio così. Anch’io ho proprio la convinzione che, come dice Gisella Trincas, non si è compreso il significato di questa iniziativa.

Credo sia essenziale che l’opinione pubblica lo comprenda fino in fondo, perché ancora una volta stiamo assistendo ad un passaggio di una prassi politica o amministrativa che, sebbene a volte senza volontà di dolo, ha come conseguenza la graduale sottrazione dei diritti delle persone. In questo caso si parla del diritto dei cittadini di partecipare, in forma associativa, alla governance della Salute Mentale. E del dovere dell’istituzione sanitaria di ricercare e implementare questo indispensabile sostegno. La necessità di tale interazione è sottolineata, tra l’altro, nel piano d’azione per la Salute Mentale dell’OMS (*)

Nell’arco dei passati decenni l’ASARP ha svolto questo impegno in maniera esemplare con riconoscimenti che provengono da ben oltre i confini della nostra regione. Gisella Trincas e i soci dell’ASARP, volontari, persone con disagio mentale e loro familiari, hanno superato numerosi problemi ed ostacoli, sempre con successi ampiamente documentati (apertura di strutture abitative, collaborazione per la costituzione di case-famiglia e di gruppi appartamento, condivisione di progetti individuali di inserimento sociale e lavorativo) e, infine, colla sacrosanta concessione di una sede all’interno della cittadella della salute. È ovvio che tale obiettivo raggiunto nel 2007 va nell’interesse di tutti: dell’associazione certo, ma anche e soprattutto dei servizi aventi in carico quei pazienti che, all’interno dei locali dell’ASARP trovano dei supporti umani e culturali che li aiutino a tracciare un personale orizzonte di vita all’insegna dell’integrazione. E, specie sul piano della prevenzione del diffuso e imprevedibile (e spesso atroce per le famiglie) disagio che è la malattia mentale, la persistenza di questo presidio all’interno della cittadella della salute va nell’interesse di tutta la comunità sociale.

Perciò credo proprio che ci siano problemi riguardo la comprensione di questa negazione di un diritto-dovere. Non posso pensare ad altro, perché qualsiasi altro motivo significherebbe, oltre tutto, l’esistenza socio-istituzionale di una volontà di autolesionismo e di suicidio etico e politico.

Credo anche che oggi ognuno, le persone comuni, le famiglie, le organizzazioni civili, politiche e sindacali, gli stessi giornalisti, nell’interesse della società, possono fare molto per aiutare le istituzioni, sanitarie e non (che dovrebbero tutelarci specie in un periodo come quello attuale), a comprendere fino in fondo la natura e le conseguenze dei loro atti. Prima che sia troppo tardi.

* Dal “Piano d’azione per la tutela della Salute Mentale dell’OMS

AZIONI PROPOSTE AGLI STATI MEMBRI ED AI PARTNER INTERNAZIONALI E    NAZIONALI, E AZIONI DI COMPETENZA DEL SEGRETARIATO

25 Per dare corpo alla visione, allo scopo e agli obiettivi enunciati in questo Piano, vengono proposte specifiche azioni agli Stati Membri ed ai partner internazionali e nazionali. Inoltre, si definiscono le attività di competenza del Segretariato. Sebbene le azio- ni da svolgere per raggiungere ogni obiettivo siano indicate separatamente, molte di esse permetteranno anche di realizzare altri obiettivi del piano d’azione. L’appendice 2 contiene alcune possibili opzioni per l’attuazione di queste azioni.

26 Un’efficace implementazione del piano d’azione globale per la salute mentale richiederà azioni dei partner internazionali, regionali e nazionali. Questi partner includono, a titolo esemplificativo e non esaustivo:

  • gli organismi di sviluppo, incluse le organizzazioni multilaterali internazionali (quali la Banca Mondiale o gli organismi di sviluppo del sistema delle Nazioni Unite), le istituzioni regionali (quali le banche regionali di sviluppo), le organizzazioni intergovernative sub regionali e gli organismi bilaterali di aiuto allo sviluppo;

• le istituzioni accademiche e di ricerca, inclusa la rete di Centri Collaboratori OMS per la salute mentale, i diritti umani ed i determinanti sociali della salute e le altre reti correlate nei paesi in via di sviluppo e nei paesi sviluppati;

• la società civile, incluse le organizzazioni di persone con disturbo mentale e disabilità psicosociali, le associazioni e le organiz- zazioni di utenti dei servizi e le altre associazioni e organizzazioni simili, le associazioni di familiari e di carer, le organizzazioni non governative che si occupano di salute mentale e di ambiti correlati, le organizzazioni territoriali, le organizzazioni in difesa dei diritti umani, le organizzazioni confessionali, le reti che operano nell’ambito dello sviluppo e della salute mentale e le associazioni di operatori sanitari e dei servizi.

27 I ruoli di questi tre gruppi spesso si sovrappongono in numerosi ambiti e possono comprendere una molteplicità di azioni che attraversano le aree della governance, dei servizi sanitari e sociali, della promozione e della prevenzione in salute mentale, e dell’informazione, della produzione di evidenze scientifiche e della ricerca (cfr. le azioni descritte di seguito). Sarà necessario fare alcune valutazioni dei bisogni e delle relative capacità dei diversi partner di farvi fronte a livello dei singoli paesi per chiarire i ruoli e le azioni dei principali gruppi di portatori di interesse (stakeholders).

                                                                                                         

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