Manifestazione nazionale contro gli F-35

1 Giugno 2009

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Valeria Piasentà

Appello

Il 2 giugno si terrà a Novara una manifestazione contro il programma di riarmo JSF e l’insediamento che Alenia Aeronautica progetta all’aeroporto militare di Cameri per l’assemblaggio, il collaudo e la manutenzione del caccia F-35 destinati al mercato europeo. Il fronte della protesta è organizzato dall’Assemblea permanente NoF-35, che si occupa della manifestazione e degli eventi con una rete di movimenti per la pace (www.nof35.org); e dal Tavolo NoF-35, attivo con un appello al governo (www.ideedifuturo.it). Ma l’interesse è più nazionale che locale, qui è passato il messaggio politico dei consigli comunali e provinciale, in un arco dalla destra al Pd con rari dissensi e appoggiato dai media locali, che il nuovo insediamento industriale creerà una «straordinaria opportunità per il territorio e migliaia di posti di lavoro qualificati per i giovani». Il ministro La Russa in visita all’aeroporto, il 26 maggio ha promesso «circa 600 unità impiegate a Cameri e un indotto 10mila persone». I cittadini attendono un riscontro, poco importa che la crescita economica derivi da un velivolo invisibile ai radar e che può montare testate nucleari, FulmineII che «come un fulmine colpirà il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente». E che la spesa, in gran parte pubblica e destinata a salire, sia considerevole: la ristrutturazione dell’aeroporto costerà 600milioni di euro dal 2010; 13miliardi serviranno per l’acquisto degli F-35, da sommare al miliardo di dollari già versato dal governo Berlusconi nel 2006 per l’adesione al progetto. Le ragioni economiche non conoscono il concetto di etica, e la pubblica opinione locale partecipa in maggioranza a questa ideologia e guarda con fastidio i pacifisti, la sinistra, i cattolici (vescovi del Piemonte e Curia novarese) contrari al progetto JSF. In occasione di una precedente manifestazione si è diffusa una ‘psicosi collettiva’, montata dalla stampa e da alcuni politici locali con la richiesta di chiudere i negozi e non uscire di casa perché, dicevano, arriveranno i black bloc da ogni parte d’Europa provocando disordini. Non è successo. Ma se i cittadini sono divisi il problema è di mentalità: si tratta delle due visioni della vita che si contrappongono a livello nazionale, frutto anche di una informazione unilaterale e poco trasparente. Dietro la vicenda JSF c’è un intreccio di interessi fra istituzioni, politica e finanza: Alenia è una società del gruppo Finmeccanica che, nata a partecipazione statale come finanziaria dell’IRI, ha assorbito la quasi totalità delle aziende italiane operanti nel settore delle armi e della tecnologia spaziale, da Aermacchi a Augusta a Breda a Otto Melara, passando all’acquisizione di aziende straniere e specializzandosi nel settore della difesa fino a diventarne il terzo gruppo europeo. Privatizzata e quotata in borsa, il pacchetto di maggioranza è detenuto dal Governo italiano – in particolare dal Ministero dell’Economia e della Finanza che oggi fa capo a Tremonti – con diritto di controllo sull’azienda, nomina dei dirigenti, veti sull’ingesso di azionisti, ecc. Finmeccanica partecipa al fondo Cometa, la previdenza dei metalmeccanici; nel suo consiglio di amministrazione siedono manager di altre aziende, banche e assicurazioni, come Parmalat, Piaggio, Alleanza; è prassi il passaggio di consulenti dall’esercito italiano, alle Commissioni Difesa in Parlamento ai CdA delle aziende di armamenti piuttosto che viceversa, come Previti nel 1994: da vicepresidente di Alenia a ministro della Difesa (R.Bagnato B.Verrini Armi d’Italia ed.Fazi). In questi giorni l’assemblea degli azionisti di Alenia ha ratificato le nomine del suo consiglio di amministrazione. E’  stato eletto anche Massimo Giordano (Lega Nord), sindaco di Novara. Un comunicato stampa del Comune dichiara: «La nomina di Giordano è stata effettuata in una logica di raccordo territoriale anche alla luce degli importanti progetti che riguarderanno nel futuro la base di Cameri». Ma il Comune di Novara non ha nessuna giurisdizione sul territorio di Cameri quindi il sindaco nessun potere istituzionale: se l’intento di Alenia era aprirsi alla cittadinanza attraverso le sue amministrazioni sarebbe stato opportuno interessare i sindaci dei paesi di Cameri e Bellinzago, la Regione Piemonte. O più propriamente il presidente della Provincia di Novara. Ma l’amministrazione provinciale – come riferito nell’articolo del 1 maggio – a differenza del Comune di  Novara non si è schierata in maniera compatta ed entusiasta verso il progetto, trovando al suo interno una opposizione che le è stata fatale. Quindi: possiamo domandarci se il sindaco di Novara sia stato incluso nel consiglio di amministrazione di Alenia in qualità di uomo delle istituzioni piuttosto che come rappresentante della sua parte politica? Perché nella seconda ipotesi si aprirebbe l’ennesimo conflitto di interessi che da decenni affligge il nostro Paese, con la sua classe dirigente che agisce simultaneamente in partiti politici, amministrazioni locali, consigli di amministrazione di giornali, televisioni, banche e aziende, società partecipate, fondazioni e quant’altro, in una alchimia che rende oggettivamente difficile per i nostri governanti scindere gli interessi privati da quelli pubblici. Come può il Governo della Repubblica difendere l’art.11 della Costituzione «L’Italia ripudia la guerra…» e contestualmente produrre armi da guerra? E come si può lavorare per il bene comune di un territorio e di una collettività se, contemporaneamente, si difende l’interesse economico di una azienda che su quel territorio e su quella collettività trae dei profitti? Allora è necessario stabilire delle regole precise e ristabilire un’etica dell’agire politico, se vogliamo continuare a credere nel modello democratico e nella piena libertà di giudizio dei nostri rappresentanti.

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