Una mia coetanea è stata bruciata viva dal fidanzato

1 Giugno 2016
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Martina Carpani

Ieri notte, dall’altra parte di questa odiosa nuvola di smog, una mia coetanea è stata bruciata viva dal fidanzato. Nessuna auto si è fermata a soccorrerla. Nessuno.
Se toccano una, toccano tutte. E non è una frase fatta. E’ la verità. Non si tratta solo di solidarietà, si tratta di giornaliera lotta al sopruso. Tutto ciò non è un caso, una tragedia, una battaglia individuale, ma enormemente collettiva. Non è un pazzo questo ragazzo, è un ragazzo normale cresciuto con il sistema dei valori imposto a tutti i ragazzi, è l’incarnazione di questo sistema di valori. E’ uno schifoso che sarà processato. La cruda verità è che questo processo servirà a fare giustizia sul caso specifico, ma intanto tanti schifosi come lui esisteranno ancora, saranno normalità e nessuno fa nulla per impedirlo. Anzi, ne sono tutti conniventi silenziosamente, per poi far scendere al momento giusto lacrime da coccodrillo.
– A chi potrebbe far qualcosa, ma continua a non far nulla: Quindi spiegatemi a cosa dovrebbe servire la pulizia etnica, se il primo posto in cui sentirsi insicure è sotto casa propria e tra le mura domestiche. Spiegatemi bene a cosa dovrebbe servire una città piena di militari, se non esiste alcun tipo di empatia umana verso una donna che chiede aiuto per strada.
Proprio non capisco perchè se il patriarcato è il problema, continuate sempre a sbagliare soluzione (in effetti lo capisco il perchè, dato che le soluzioni vengono dalla fonte). La verità è che continuiamo ad essere sole. Sole in una società che insegna la dipendenza, il possesso, il monopolio affettivo. Così quando una di noi viene violentata la colpa è di un maniaco e quando una viene uccisa la colpa è di un pazzo. E’ sempre una questione individuale, non c’è mai un problema collettivo. Siamo costantemente in pericolo? C’è forse una strana pazzia collettiva, una nuova malattia contagiosa, che giustifica tutti i numeri delle violenze degli ultimi anni? Io non la sopporto più questa politica dell’occultamento. La responsabilità mi pare chiara, ed aldilà di quella materiale, ne esiste una forte: la vostra responsabilità morale, sociale e politica. Io mi vergogno di vivere in questa società valoriale, mi vergogno di credere che la coppia sia paradigma ed obbligo prima che elemento di felicità, mi vergogno di credere che il sesso sia strumento di potere e costrizione prima che di piacere e liberazione.
Ai maschi più o meno alpha esistenti su questa terra: Volete potere sulle nostre vite? Noi ci svestiremo, ci ubriacheremo, vi sostituiremo ancora e ancora, finchè avremo libertà di farlo, finchè avremo la forza di reagire ai vostri soprusi quotidiani più o meno tangibili, più o meno fisici, più o meno psicologici, più o meno consci. Ma badate che, anche se a scuola o a casa nessuno ve lo ha mai detto, ci sarebbe un’altra soluzione: rifiutare il paradigma della forza, rifiutare la violenza, liberarsi dallo stereotipo, liberarvi anche voi.
Io credo nel ruolo della formazione contro questo genere di potere, credo nelle possibilità di fare una scelta di parte, di dissociarsi dal modello. E ci voglio credere anche perchè l’unico modo di sentirci sicure verso amici, sconosciuti, fidanzati, padri e parenti non può diventare saperci in grado di farvi male per prime.

Foto Francesca Corona

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