Misteri della lotta alla “nuova peste”

16 Aprile 2020
[Stefano Deliperi]

Che ci siano mille cose curiose, per non dir altro, nelle attività poste in essere da Stato, Regioni, Province autonome e Comuni per la lotta alla devastante pandemia da nuovo coronavirus COVID 19 è un dato di fatto.

In ormai numerosi casi sarà – speriamo – la magistratura a far luce su varie curiosità che hanno dato luogo a tragici drammi nel dramma e a individuarne le responsabilità.

Alcuni elementi, seppure marginali rispetto ai complessi cupi tempi che viviamo, inducono a riflessioni più approfondite.

Per esempio, con il D.P.C.M. 10 aprile 2020 il Governo nazionale ha ritenuto possibile, a far data dal 14 aprile 2020, la riapertura di alcune attività commerciali al dettaglio, quali cartolerie, librerie e negozi di abbigliamento per bambini (Allegato 1).

Subito, il Presidente della Regione autonoma della Sardegna ha emanato l’ordinanza n. 19 del 13 aprile 2020 con la quale, invece, ha testualmente disposto: “sono confermate in Sardegna, almeno fino al 26 aprile 2020, salvo nuova proroga esplicita, le misure maggiormente restrittive di ulteriore chiusura delle attività di commercio di carta, cartone e articoli di cartoleria; di commercio al dettaglio di libri e di commercio al dettaglio di vestiti per bambini e neonati, nonché la riapertura al pubblico degli studi professionali” (art. 3).

Non contento, ha integrato i divieti di accesso a parchi e giardini includendovi “le spiagge” (art. 1), mai prese in considerazione dai provvedimenti nazionali.

Ora, l’art. 3, comma 1°, del decreto – legge 25 marzo 2020, n. 19 afferma che “le regioni, in relazione a specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso, possono introdurre misure ulteriormente restrittive …  esclusivamente nell’ambito delle attivita’ di loro competenza e senza incisione delle attivita’ produttive e di quelle di rilevanza strategica per l’economia nazionale”.

La stessa Regione autonoma della Sardegna, nella medesima data del 13 aprile 2020, ha reso noto che i 1.218 contagi ufficialmente riscontrati riguardano per ben il 24% operatori sanitari (circa il doppio della percentuale nazionale), il cui contagio finora ha avuto la seguente origine: 69% strutture ospedaliere, 15,7% residenze sanitarie assistite (R.S.A.)/strutture territoriali, 7,8% fattori extraospedalieri, 7,5% non individuabile.

Per capirci, l’84,7% dei contagi degli operatori sanitari sardi è avvenuto in ambito ospedaliero o in strutture sanitarie di assistenza.  Nulla è detto riguardo le percentuali di origine dei contagi a livello generale.

Qualcuno è in grado di spiegare quale “aggravamento del rischio sanitario” possano di grazia rappresentare librerie, cartolerie, negozi di abbigliamento per bambini, studi professionali o le spiagge, magari a due passi dalla propria casa, se frequentati con le prescritte norme di distanziamento e protezione?

In base a che cosa decisioni diverse rispetto a quelle adottate, per esempio, in Lombardia e Veneto, dove le condizioni di rischio sono notoriamente ben più gravi eppure i negozi di abbigliamento per bambini e gli studi professionali (su appuntamento) possono aprire?

Nessuna motivazione esplicitata, con buona pace del relativo obbligo (art. 3 della legge n. 241/1990 e s.m.i.), piuttosto sembrerebbe emergere una valutazione del rischio sanitario diversa da quella nazionale basata sul mistero.

Per capirci, le Procure della Repubblica sarde hanno giustamente aperto procedimenti penali per appurare le eventuali (e molto probabili) responsabilità per i contagi avvenuti negli ospedali di Sassari e di Tempio Pausania, non per contagi avvenuti in una cartoleria o fra i grembiulini per bimbi, tantomeno in spiaggia…

Analogamente alla fantasia e all’enuresi da ordinanza di parecchi sindaci, non è che disposizioni prive di reale motivazione – ad mentula canis, insomma – contenute in questi provvedimenti di rango secondario, oltre a mandare a spasso il fondamentale principio di legalità sul quale si basa ogni Stato di diritto, vadano a ledere diritti costituzionalmente garantiti, come quello della libertà personale di circolazione (art. 16 cost.)?

I Giudici amministrativi iniziano ad occuparsene e a Cagliari hanno sospeso il divieto imposto dal sindaco Truzzu ai danni dei distributori automatici di alimenti (pur sempre generi alimentari).

Prefetti e Rappresentanti del Governo danno un’occhiata a questi caleidoscopici provvedimenti regionali e sindacali? Talvolta sì, come avvenuto a Messina, ma forse troppo poco.

 

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

qui l’indicazione grafica del progressivo contagio da coronavirus COVID 19 in Italia (dati Protezione civile, Ministero della Salute, ISTAT)

qui il decreto – legge 25 marzo 2020, n. 19

qui il decreto – legge 17 marzo 2020, n. 18Allegato 1Tabella ATabella B

qui il D.P.C.M. 10 aprile 2020

qui il D.P.C.M. 1 aprile 2020

qui il D.P.C.M. 22 marzo 2020

qui il D.P.C.M. 11 marzo 2020

qui il D.P.C.M. 9 marzo 2020

qui il D.P.C.M. 8 marzo 2020

 

 

 

 

 

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