Noi. Noi chi?

1 Aprile 2021

[Graziano Pintori]

Recentemente ho avuto modo di ascoltare un’interessante intervista al noto climatologo Luca Mercalli, il quale argomentava sull’ambiente e sulla tutela dello stesso con competenza e dovizia di particolari, da me più che condivisi.

Durante l’intervista non mancava di rilevare con il pronome “noi” i responsabili della catastrofe ambientale del nostro pianeta. Il “noi” nulla aveva a che fare con il plurale maiestatis, ma al contrario era esteso a tutti fuorché all’intervistato, essendo rispettoso ambientalista giacché vive in montagna in una casa con il “cappotto” e pannelli fotovoltaici, per i suoi spostamenti utilizza la macchina elettrica e non l’aereo, con il resto del mondo comunica servendosi di internet.

Infine, il papillon che indossava era lo stesso che lo accompagnava da alcuni anni, per evidenziare che non era un maniaco dell’”usa e getta”, tipico del consumismo fine a se stesso. L’unica cosa che strideva nella comunicazione chiara e sciolta era quel “noi”, un noi che suonava, almeno per me sardo permaloso, come un’accusa, tale da farmi sentire un inquinatore sprovveduto e complice di chi fa del pianeta una pattumiera senza fondo.

Lo stomaco mi si rivoltava perché in quel “noi” non coglievo l’accusa esplicita verso chi dietro certe attività, apparentemente pulite e legali, si nascondono i veri inquinatori senza scrupoli. Mi riferisco ai manovratori delle borse e dell’alta finanza, ai fabbricatori di armi e costruttori di guerre, agli industriali e ai politici bendati che favoriscono le ecomafie, e via discorrendo. “Noi, Noi chi?” Mi chiedevo in continuo crescendo, con i pensieri che si sovrapponevano l’uno all’altro: Noi chi? Quell’uno per cento della popolazione mondiale che possiede una ricchezza pari a quella del restante novantanove per cento, dove noi siamo collocati.

Noi chi? I responsabili dell’antropocene, in cui il peso degli oggetti prodotti dall’uomo supera il peso della biomassa terrestre, homo sapiens compreso. Noi chi? Quelli che restano intrappolati come topi nell’abuso edilizio e conseguente erosione del suolo, causa delle travolgenti frane, e alluvioni, oltre a essere sommersi da montagne di rifiuti e acque inquinate e vittime delle frodi alimentari, industriali e scorie di vario genere.

Noi chi? Quelli con il cervello bucato dalla divinizzazione del mercato e del consumo sfrenato e vittime di una crescita infinita, inconsapevoli o resi ciechi davanti all’orizzonte finito del nostro pianeta. Noi chi? Quelli senza testa che non pensano che la terra su cui posano i piedi, per reggere tutto quello che si è prodotto e consumato e tutto quello che si continua a produrre e consumare, dovrebbe triplicarsi, divenire sempre più grande e mastodontica come quel porta container arenatosi sulle sponde del Nilo.

Noi chi? Quelli ubriachi di software e logaritmi che fanno muovere l’homo oeconomicus e tutte le corti chimeriche del mercato mondiale e del consumismo sfrenato e compulsivo. Noi Chi? Le persone sempre appiccicate agli acronimi indecifrabili delle borse, in cui si celebra la divinizzazione del denaro, della ricchezza, delle rendite bancarie e assicurazioni; Noi chi? Quelli senza scrupoli delle delocalizzazioni, del debito, del crollo della domanda (?) e dell’offerta (?) e tutto quello che pare e piace a chi non gli frega niente delle sorti del pianeta e del suo contenuto. Alla fine di questo lungo sfogo, con più pacatezza ho ripreso il filo del discorso di Mercalli, quindi capire che quel Noi, forse, riguarda tutti.

Perché ognuno di Noi, nel nostro piccolo, qualcosa può fare di utile per alleviare la sofferenza dell’ambiente in cui viviamo, per esempio diminuire l’uso sconsiderato della plastica per prodotti alimentari, riciclare e differenziare i rifiuti, usare, dove è possibile, solo mezzi pubblici e/o mezzi elettrici e limitare l’uso dell’aereo, consumare prodotti agricoli di prossimità. Chi di noi può, deve educare alle regole ambientali e al rispetto di tutto ciò che la natura rende disponibile, far capire che i beni naturali di questo pianeta costituiscono un patrimonio che andrà a chi deve ancora comparire su questa terra.

Chi di noi può, deve far capire che la disponibilità dei beni naturali non sono inesauribili e tanto meno possono diventare proprietà privata: in natura tutto appartiene alla natura stessa. Insomma, dobbiamo essere un pò tutti dei piccoli Luca Mercalli, però,senza perdere la consapevolezza del fatto che la società umana è assai articolata e complessa, essendo divisa in pochi nord e tanti sud, in pochi ricchi e tanti poveri.

Una realtà umana divisa tra chi vive nelle oasi di pace e chi nelle perenni guerre fratricide, nelle cui forre profonde scorrono i fiumi degli interessi finanziari ed economici del capitalismo. Una comunità umana divisa perché c’è chi tenta di raggiungere la terra promessa per avere pace e vincere fame e sete, ma sono respinti dal filo spinato delle frontiere oltre le quali regna, ripeto, l’asfissiante capitalismo che toglie speranza, respiro e qualsiasi alternativa al suo operare.

Cambiare! Bisogna cambiare e abbattere il mito della crescita infinita; cambiare le nostre società iperconsumiste; cambiare la cultura della produzione senza limiti e porre un freno ai consumi immotivati. Cambiare per essere un po’ più poveri, anziché inseguire i miti della ricchezza a ogni costo; cambiare per porre un freno al turbo capitalismo abbattendone i modelli sociali dominanti. Fare in modo che il “Noi, Noi chi?” sia un plurale inclusivo e universale per salvarci, tutti indistintamente, dalla catastrofe ambientale.

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