Parchi naturali, miopia e autolesionismo

16 Giugno 2020

Parco naturale di Gutturu Mannu

[Stefano Deliperi]

Martedi 16 giugno 2020, alle ore 17.00, in prima convocazione, è fissato il Consiglio comunale di Pula (CA), che, su iniziativa della sindaca Carla Medau, dovrà esaminare la “proposta di riperimetrazione della quota di territorio del Comune di Pula” conferita al parco naturale regionale di Gutturu Mannu.

L’amministrazione comunale di Pula vuol ridurre la quota di territorio comunale conferita all’area naturale protetta da 5.654 ettari a 4.013 ettari. Più di 1.600 ettari da sottrarre al regime di salvaguardia ambientale e corretta gestione del territorio che un parco naturale deve conseguire. Quali sarebbero le motivazioni di questa scelta decisamente anti-ecologica e in prospettiva autolesionistica?

Secondo l’amministrazione comunale di Pula “a seguito di approfondite valutazioni svolte mediante il coinvolgimento di varie categorie di  cittadini, è emerso che l’attuale configurazione del parco limita, oltre ogni normale esigenza di  tutela dell’area protetta, la possibilità di libero transito lungo la strada di accesso e di delimitazione del parco, alle persone che la devono percorrere per effettuare escursioni e passeggiate naturalistiche, raggiungere punti di interesse  e ai tradizionali cercatori e raccoglitori dei prodotti secondari del bosco quali funghi, asparagi selvatici, lumache, cicorie selvatiche, cardi selvatici, more di rovo, bacche di ginepro, muschi e  altre specie vegetali, oltre che ai cacciatori regolari nell’esercizio della caccia”.

Conseguentemente, “gli escursionisti, naturalisti e semplici amanti delle passeggiate, nonché i cercatori di funghi e i cacciatori regolari nell’esercizio della caccia ,  non potranno recarsi nelle aree ove le proprie attività sono consentite, dovendo necessariamente, per poterle raggiungere, attraversare il parco con i propri veicoli e i propri attrezzi notoriamente costituiti da  armi,  munizioni, coltelli e simili, la cui introduzione  all’interno del parco è vietata dalla disciplina che regolamenta l’uso del parco stesso”.

Ma è vero che il transito nella viabilità ricadente nel parco naturale è inibita a fungaioli, raccoglitori di cicoria, more, bacche, financo dei cacciatori?

No.

Il presupposto della richiesta è falso: non è vietato l’accesso a nessuno.

L’art. 5 del regolamento provvisorio di gestione del parco (deliberazione assembleare n. 2 del 17 gennaio 2020) afferma testualmente che “l’accesso al parco è libero”, così come sono consentiti trekking, passeggiate a cavallo e in mountain bike (art. 6), le riprese fotografiche e video (art. 13), la raccolta dei frutti del sottobosco (art. 17) e dei funghi (art. 18).

Sono naturalmente garantiti i diritti di uso civico (art. 8), mentre – com’è ovvio – a titolo d’esempio, sono vietati l’abbandono dei rifiuti (art. 10), il disturbo della quiete e dell’ambiente naturale (art. 16) e la caccia (art. 22).

E proprio nella caccia sta il punto, inconfessato e inconfessabile, della retrograda proposta deliberativa dell’amministrazione comunale pulese.

Infatti, il tentativo arrogante e ottuso di amputare una parte importante del parco nasce dalla richiesta formulata da anni e proveniente dal mondo venatorio locale, che vede l’assessore comunale ai lavori pubblici Emanuele Farneti fra i principali protagonisti. Una petizione con circa 300 aderenti, tradotta il 7 settembre 2016 in “proposta di delibera di iniziativa popolare”, poi approvata con deliberazione Consiglio comunale n. 31 del 29 settembre 2016.

Il parco naturale regionale del Gutturu Mannu, nato con la legge regionale n. 20/2014 e che con fatica inizia a muovere i primi passi dopo una (lunga) fase propedeutica, dovrebbe essere amputato perché lo pretende qualche centinaio di cacciatori.

Eppure le aree naturali protette – oltre alla fondamentale e sacrosanta funzione della salvaguardia ambientale – portano ricadute economico-sociali diffuse sul territorio interessato, soprattutto nelle tante attività collegate al turismo (soggiorno, escursionismo, ristorazione, consumo prodotti locali, ecc.) e nell’ottica dell’ampliamento della stagione turistica all’intero anno.

Ma sui parchi, anche a livello comunale, il Comune di Pula riesce a distinguersi in negativo: con la deliberazione Consiglio comunale n. 4 dell’11 marzo 2010 e con il successivo atto pubblico Rep. n. 24216 del 23 luglio 2010 è stato costituito il Bioparco di Pula, nell’area militare dismessa della Batteria costiera “Corrado Boggio”, sul litorale di Santa Vittoria.   Venti ettari sul mare dove realizzare aree faunistiche per rapaci (Avvoltoi e Aquila del Bonelli), predatori (Gatto selvatico, Martora), anfibi e rettili (Tartaruga), sentieri natura, aule didattiche, un centro di monitoraggio faunistico, centro per la riproduzione di Lepri e Pernici, un punto visita e ristoro.

A oggi il nulla, nonostante un accordo di programma per i lavori di “Manutenzione straordinaria e riqualificazione degli edifici del centro di monitoraggio faunistico nel Bioparco del Monte di Santa Vittoria” con l’Agenzia regionale Forestas (deliberazione Consiglio di amministrazione n. 173 del 18 dicembre 2013) e, soprattutto, un finanziamento di ben 880 mila euro per “Messa in sicurezza, valorizzazione e accessibilità del sito storico dell’Ex Batteria Corrado Boggio” grazie ai fondi comunitari POR FESR 2014-2020 (Asse VI, Azione 6.7.1), risorse non spese e nemmeno impegnate (dati al 17 gennaio 2020).

Lavori pubblici a cui l’assessore comunale ai lavori pubblici non ha evidentemente avuto modo di risolver qualcosa.

Turismo naturalistico, turismo scolastico, turismo culturale, ampliamento della stagione, ampliamento dell’offerta turistica, oltre che attività scientifiche e di tutela ambientale di primario livello, finora non è stato fatto nulla.

Almeno lì si è svolto lo Shardana Music Fest, tre giorni di musica reggae.

Chiedere di fare qualcosa in più è, evidentemente, chiedere troppo in questa Sardegna, a questa classe politica.

 

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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