Parte l’occupazione transfemminista nella sede dell’Università della Sapienza di Via Salaria a Roma

14 Marzo 2024

[red]

Nella giornata di ieri, 13 Marzo, un collettivo di studentesse e student* della Sapienza ha deciso di occupare la sede di Via Salaria per riappropriarsi degli spazi che attraversano ogni giorno. Una occupazione transfemminista e non mista di cui pubblichiamo il comunicato.

Ci siamo riunite in un’assemblea pubblica non mista (senza uomini cis) in cui abbiamo collettivizzato le nostre esperienze come corpi oppressi. Durante l’assemblea è emerso il desiderio di riprodurre spazi non misti e di rendere questa sede un luogo non permeato dal maschile che ci discrimina, ci precarizza, ci isola, ci invisibilizza, ci molesta e ci violenta ogni giorno.

La necessità di riappropriarci degli spazi universitari in modo non misto deriva dal fatto che all’interno degli spazi misti vengono riprodotte dinamiche di prevaricazione, che non permettono alle nostre voci di essere ascoltate. L’università aziendalizzata che impone performatività e competizione è l’altra faccia della medaglia delle logiche patriarcali, che sfruttano i nostri corpi per la riproduzione e la cura necessarie alla sopravvivenza dell’attuale sistema socioeconomico.

Rivendichiamo la necessità di uno spazio auto-organizzato permanente transfemminista all’interno della nostra sede. Uno spazio gestito dal basso, che permetta di costruire reti e alleanze; uno spazio che possa rappresentare un luogo sicuro e un riferimento concreto di indirizzamento e mediazione tra CAV veramente transfemministi e corpo studentesco.

Le denunce e i racconti di episodi di violenza che sono emersi e che si stanno moltiplicando dimostrano l’insufficienza delle misure prese per contrastare la violenza di genere nelle università. Questo ci ribadisce l’importanza di creare una rete trasnfemminista per dare spazio e voce a chi altrimenti sentirebbe la paura di non essere credut*.

Ribadiamo e denunciamo l’inadeguatezza delle politiche antiviolenza della Sapienza: pink washing, panchine rosse e uno sportello anti violenza inefficace. Per primo non dovrebbe esserci un solo CAV per rispondere alle richieste d’aiuto di un corpo universitario che conta 120200 student3. Inoltre non è garantita una copertura completa h24. Quello che c’è al Policlinico somiglia molto più ad un numero rosa che ad un centro antiviolenza.

Non ci stupiamo che sia così: i bandi di concorso per l’attribuzione degli spazi e dei fondi seguono logiche di risparmio anziché criteri che valutino le effettive competenze delle associazioni in materia di antiviolenza. Necessitiamo di centri anti-violenza dal basso, che non dipendano dalle istituzioni, perché è fondamentale che venga riconosciuta la radice sistemica e strutturale della violenza di genere.

Chiediamo di partecipare in delegazione ad un tavolo con la rettrice Polimeni per chiederle di mettere in atto azioni concrete per rendere l’università uno spazio più sicuro. Riteniamo fondamentale il coinvolgimento permanente e continuo della componente studentesca nelle costruzione di spazi sicuri e nelle decisioni adottate nella lotta alla violenza di genere.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI