Perché la polizia ha preso a calci gli studenti al comizio di Giorgia Meloni?

4 Settembre 2022

[Roberto Loddo]

Le immagini delle forze dell’ordine che prendono a calci studenti pacifici e disarmati a Cagliari durante il comizio della leader dei fratelli d’Italia probabilmente anticipano ciò che potrebbe accadere con il possibile governo dell’estrema destra sulla gestione dell’ordine pubblico e del diritto a manifestare.

Vedere così da vicino la rabbia animalesca nei volti della polizia che pesta ragazzi e ragazze inermi mi spaventa perché non ha nulla a che vedere con i compiti delle forze dell’ordine di una normalissima città di un paese civile ma è più simile alle funzioni della polizia durante una dittatura sudamericana.

Sorprende che tutto ciò sia accaduto mentre Giorgia Meloni cacciava dal palco un’attivista con la bandiera arcobaleno dicendogli che in democrazia si possono avere opinioni diverse, di fatto annunciando l’azzeramento di ogni diritto all’esistenza e all’identità delle persone lgbtq+ se le elezioni saranno vinte da questa marea nera.

A Cagliari, già da qualche anno, la gestione delle mobilitazioni pacifiche e delle proteste da parte della questura viene effettuata ignorando i principi costituzionali e alimentando un’atmosfera di tensione con violente cariche e manganellate in ogni manifestazione di dissenso spontaneo.

Una gestione repressiva del dissenso che si traduce sempre in grandi titoloni dei giornali e lunghi processi che si concludono con l’azzeramento delle garanzie costituzionali e delle libertà individuali delle vite di ragazzi e ragazze che avranno per sempre il futuro compromesso dal marchio repressivo dello stato.

Quanto senso ha tutto questo? A chi serve trasformare queste iniziative di dissenso in campi di battaglia? È possibile immaginare una gestione differente dell’ordine pubblico attraverso una maggiore tutela delle garanzie costituzionali?

È possibile immaginare una polizia diversa? Operatori e operatrici della pubblica sicurezza formati a gestire la prima di tutto la loro rabbia e a distinguere le situazioni all’interno di una manifestazione partendo dalla negoziazione e dal dialogo e non dallo scontro diretto?

Sarebbe cosa buona e giusta poter contare sul sostegno dei soggetti politici che a sinistra fanno la campagna elettorale immaginando una alternativa di società lontana dalle pulsioni autoritarie delle destre che vorrebbero silenziare il dissenso con i manganelli.

Queste derive violente e antidemocratiche della polizia italiana sono consentite dalle disposizioni del Testo Unico di Pubblica Sicurezza emanate durante la dittatura fascista di Mussolini. Questo è un tema importante per la campagna elettorale e sarebbe utile partire anche da qui, da una riforma democratica dell’ordine pubblico che non preveda di rompere le teste a giovani inermi che lottano per un mondo senza le disuguaglianze.

Fonte foto Ansa/Stefano Ambu

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