Perché l’Ersu a Sassari continua a negare il diritto allo studio?

1 Luglio 2020

La sede dell’ERSU a Sassari

[red]

Si è trasformata in protesta la richiesta avanzata dalle studentesse e gli studenti del movimento “Diritto al Futuro” dell’Università di Sassari nei confronti dell’ERSU, che per contrastare la diffusione del Covid-19 ha adottato una serie di provvedimenti, volti a garantire la sicurezza delle strutture residenziali della città universitaria.

Tali provvedimenti hanno infatti avuto ripercussioni sulla quotidianità e sulla carriera, in tanti si sono visti impossibilitati a fare rientro nella propria stanza della residenza anche oltre l’inizio della fase 2, ovvero la fase in cui il paese, e la Sardegna in particolare, ha gettato le basi per la ripartenza.

Nelle settimane precedenti c’era stato un tentativo del movimento studentesco di cercare un dialogo con i dirigenti dell’ente, dapprima con una lettera scritta, poi con un incontro tra presidente, direttore generale e una delegazione di studenti, i quali hanno cercato di far presenti i disagi, senza però aver avuto risposte chiare e convincenti. La mancanza di tali risposte e di un’apertura concreta a venire incontro alle richieste da loro avanzate, li ha portati dunque ad organizzare la protesta contro le misure attuate dall’ERSU Sassari in materia di contenimento della pandemia. Pubblichiamo le rivendicazioni degli studenti e le studentesse di “Diritto al Futuro”.

“Urliamo a gran voce che quelle stanze, per le quali è stata versata una quota detratta dall’intero ammontare della borsa di studio, debbano essere di diritto fruibili e accessibili per tutti coloro che ne hanno bisogno. Da parte sua l’ente ha provato a spiegare come, data l’emergenza e dato che le strutture allo stato attuale non siano in grado di garantire alcuna sicurezza per la convivenza, non può assumersi la responsabilità di far tornare i residenti nelle strutture, con il rischio di creare situazioni di contagio all’interno di esse.

Le stesse regole vengono applicate anche a coloro che durante tutti questi mesi hanno scelto di rimanere all’interno di tali strutture. Ad essi infatti è stato fatto divieto di assentarsi durante la notte pena l’espulsione dalla residenza. Un fatto che ha messo i residenti nella condizione di non poter tornare nemmeno per una sola notte dalle proprie famiglie, poiché questo implica, secondo le regole attuali, perdere il diritto all’alloggio. Un caso simile si è verificato alcuni giorni fa nei confronti di una ragazza marocchina, la quale ha pernottato una notte a casa di proprie amiche e si è vista di fatto negata la possibilità di riappropriarsi della propria stanza nella residenza di via Coppino ed è stata espulsa.

Le rivendicazioni che facciamo sono molteplici, a partire dal diritto, per chi è rimasto fuori, di poter usufruire nuovamente della propria stanza almeno fino al termine della sessione estiva degli esami. Gli studenti invece attualmente presenti nelle strutte chiedono che sia cancellata invece la regola secondo la quale il pernottamento anche per una sola notte fuori dalla struttura implichi l’espulsione da quest’ultima.

All’ente viene inoltre richiesto il totale rimborso delle rette detratte dall’importo della borsa di studio per i mesi in cui non hanno usufruito sia dell’alloggio che del servizio mensa, chiusa dall’inizio dell’emergenza sanitaria e mai più riaperta, senza che ci sia stata la ricerca di soluzioni alternative.

Nella mattinata di venerdì 26 giugno un gruppo composto da circa 50 studenti ha effettuato un sit-in di fronte al palazzo della sede principale dell’ERSU, con cartelloni e megafoni, dando vita ad una manifestazione che ha coinvolto anche associazioni studentesche e universitarie, che hanno voluto dare il loro sostegno alla causa. Le rivendicazioni continueranno ancora, con la creazione di gruppi e pagine sui social network in modo da riuscire ad arrivare a tutti coloro che decideranno di dare man forte agli studenti che richiedono solamente che vengano rispettati i propri diritti e che venga data loro la possibilità, nel rispetto di tutti, di proseguire il loro percorso di studi che in questo modo è stato, di fatto, ostacolato.

È davvero triste constatare come, anche durante la cosiddetta fase 3, il governo e le istituzioni tutte abbiano fatto davvero il possibile per far ripartire un intero paese, trascurando però quella che è una delle risorse più importante che una nazione possiede: gli studenti, ovvero la società del domani”.

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