Questa Buona Scuola s’ha da fare

1 Giugno 2015
rosa006
Pietro Ratto

Come mai la Buona Scuola di Renzi non incontra ostacoli? Come mai vola incontrastata, superando qualsiasi prova e qualsiasi protesta? Perché scavalca senza indugio le caterve di docenti, di genitori e studenti che, proprio in questi giorni, continuano a manifestare il proprio dissenso nei confronti di questa pericolosa riforma, che pare studiata apposta per consegnare la scuola pubblica in mano alle banche e alle industrie private?
Chiudete gli occhi e provate a immaginare che ci sia un ente a cui il ministero dell’Istruzione si sia rivolto per ricevere il giusto input in cambio dei giusti finanziamenti. Immaginate, insomma, che il ministro e i suoi collaboratori abbiano attribuito un ruolo di consulenza ad un ente privato capace di esercitare una forte influenza ideologica sul progetto della futura scuola pubblica italiana, così da farne, in qualche maniera, una propria creazione. Immaginate che uno Stato allo sfascio, ostaggio delle banche europee e senza più un centesimo, si tuffi nelle mani di questa potente associazione ottenendo una copertura economica per la sua riforma scolastica e permettendo, in cambio, l’ingresso nel sistema scolastico di tutte quelle logiche aziendali private atte ad assicurare il massimo dei profitti ai soliti noti. Immaginate che di questo misterioso e potente ente facciano parte grandi industriali, sì, ma anche illustri direttori di grandi giornali e di importanti emittenti televisive, così da assicurare il totale consenso della cosiddetta “critica”, nei confronti delle decisioni del governo. Il tutto – ma siamo in Italia, no? Non è nemmeno il caso di sforzare troppo la fantasia – con la benedizione di santa madre Chiesa e della CEI.1
Immaginato? Bene. Adesso apriteli, gli occhi. E sgranateli sulla TREELLLE, un’associazione “no-profit” che ha sede a Genova e che ha giocato e sta giocando un ruolo determinante sulle decisioni del nostro Governo in materia scolastica. Sappiate che questa TREELLLE è stata convocata ripetutamente dal ministero all’Istruzione per far valere il proprio parere su quel progetto Buona Scuola a proposito del quale, invece, le opinioni di sindacati, docenti e studenti sono state – e restano tutt’ora – ignorate.
Sappiate che la TREELLLE, il 10 aprile scorso, si è spinta fino a bacchettare il ministro Giannini, rimproverandola di non aver ancora fatto tutto ciò che l’associazione si aspettava dalla sua equipe. La TREELLLE, già. Ma di cosa parliamo? Chi sta dietro questo nome? Siete proprio sicuri di volerlo sapere? Ok, allora partiamo.
L’associazione che fornisce le linee guida della Buona Scuola al MIUR è stata fondata da personalità come Umberto Agnelli ed è presieduta da Attilio Oliva, ex presidente di Confindustria, uomo della Moratti e, naturalmente, personaggio vicino a Comunione e Liberazione. La Moratti?, direte. Cosa c’entra un uomo di un ex ministro della Pubblica Istruzione di un governo di destra, in questa Buona scuola tutta “made in PD”? Beh, sappiate allora che nel direttivo TREELLLE c’è posto anche per altri ex ministri all’Istruzione, come Luigi Berlinguer e Tullio De Mauro. E che ci sono anche politici di destra come Giuseppe Valditara (Futuro e Libertà), Domenico Fisichella (che ha fondato AN per poi spostarsi nella Margherita) o Enzo Carra (UDC), naturalmente tutti dichiaratamente cattolici. Sul cattolicesimo imperante tra i banchi di scuola, d’altra parte, nessuna sorpresa: alla TREELLLE troviamo Maria Grazia Colombo, ex presidente Associazione Genitori Scuole Cattoliche, alla guida del Comitato Uno di noi del Movimento per la vita ma anche membro del Consiglio Nazionale Scuola Cattolica, a stretto contatto con la CEI. C’è Carlo Dell’Arringa, professore alla Cattolica ed ex presidente ARAN, o il cattolicissimo Giuseppe De Rita – presidente Censis e grande sostenitore della flessibilità – o, ancora, il ministro della Difesa Mario Mauro – anch’egli molto vicino a CL. Scoviamo la docente e politica cattolica Stefania Fuscagni (presidente dell’Opera di Santa Croce di Firenze) e la cattolica Lia Ghisani – presidente di Piuculture, ex Segretario CISL Scuola, ex commissario straordinario ENPALS nonché forte sostenitrice dei finanziamenti alle scuole private. C’è Lucio Guasti, docente all’Università Cattolica ed ex presidente Indire. Ma soprattutto c’è monsignor Vincenzo Zani, arcivescovo di Volturno, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI, nonché sottosegretario della pontificia Congregazione per l’Educazione Cattolica. Sono loro a dettare le linee guida della Buona Scuola statale italiana. Una Buona Scuola che, in perfetta linea con la nostra tradizione, si preannuncia decisamente laica.
D’altronde, proprio a proposito dei finanziamenti all’istruzione privata, la scorsa estate il presidente Oliva ha inequivocabilmente dichiarato: “la scuola italiana è già al 95% in mano allo Stato, un numero che rasenta il monopolio“. Il testo di una barzelletta o il prologo di un dramma? Tutto ciò non vi stupisce? Beh, tutto sommato, come darvi torto? Allora procediamo… Che ne dite di metterci dentro un po’ di industriali e di banchieri? Altrimenti come facciamo a trovare i soldi per lavagne e laboratori?2 Ecco allora sfilare nomi come quelli di Gina Nieri manager Mediaset; Silvio Fortuna, presidente del colosso dell’arredamento Arclinea; Fedele Confalonieri (sì, avete capito bene, proprio lui: l’arcigno presidente di Mediaset); Fabio Roversi Monaco, accademico, sì, ma anche presidente di Bologna Fiere, di Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e di SINLOC SpA. Aggiungete Luigi Maramotti, presidente di Max Mara; Gian Carlo Lombardi, alla guida di Federtessile ma anche direttore (non guasta mai, no?) della rivista dell’AGESCI, l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani; Pietro Marzotto, ex vicepresidente di Confindustria, ex presidente della Marzotto ed ora al vertice della Fondazione Marzotto e dello storico marchio gastronomico milanese Peck. Infilateci ancora Gian Felice Rocca, presidente del Gruppo Techint, dell’Istituto Clinico Humanitas e di Assolombarda, non a caso considerato l’ottavo uomo più ricco d’Italia, o Guido Barilla (che ha forse bisogno di presentazioni?). Non è sufficiente? Rilanciamo, allora, con profili come quello di Carlo Callieri – ex capo personale Fiat, storico ispiratore della marcia dei Quarantamila, ex presidente Miroglio SPS, tra l’altro indagato a fine 2012 per la vicenda della scissione Snia/Sorin, con l’accusa di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio – o di Luigi Abete, ex presidente Confindustria, attuale presidente della Banca Nazionale del Lavoro ed editore di ASCA (naturalmente l’Agenzia Stampa Cattolica Associata). E già che ci siete, non vorrete mica farvi mancare primizie come l’ex ministro Domenico Siniscalco, vicepresidente Morgan Stanley ed ex presidente Assogestioni o come l’immancabile Marco Tronchetti Provera, presidente del Gruppo Pirelli nonché membro italiano della Trilateral Commission (Tre-Elle…Tri-Lateral…)?
Non basta ancora? Vi interessa per caso capire come fa un governo a conquistarsi l’appoggio incondizionato dei media? Beh, basta che la “consulente” no-profit TREELLLE apra le porte ad illustri firme come quella di Marcello Sorgi, ex direttore Tg1 e La Stampa, di cui oggi è editorialista; Antonio Di Rosa, direttore dell’agenzia di stampa LaPresse; Carlo Rossella ex direttore Tg5, La Stampa, Panorama, Tg1 ed attuale collaboratore de Il Foglio; Giuliano Ferrara, che de Il Foglio è stato illustre direttore fino a qualche giorno fa: Sergio Romano, noto editorialista del Corriere della Sera; Ezio Mauro, famoso direttore di Repubblica; Giulio Anselmi, presidente ANSA e Ferruccio de Bortoli, fino a venti giorni fa direttore del Corriere della Sera ed attualmente presidente di Longanesi.
E per finire col botto, ecco a voi i “sostenitori” di questa nostra associazione:
COMPAGNIA DI SAN PAOLO, FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI GENOVA E IMPERIA, FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI BOLOGNA, FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI ROMA, FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI REGGIO EMILIA, FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI DI SIENA. Avete capito, adesso, perché questa Buona Scuola s’ha da fare? Perché s’ha da fare. Punto e basta.

*Pubblicato su La bottega del Barbieri

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