Superamento del campo Khorakhanè di Piandanna. I nodi del Comune vengono al pettine, e a farne le spese sono sempre gli ultimi

1 Ottobre 2020

[red]

Il comunicato a firma ASCE, Associazione Sarda Contro l’Emarginazione di Sassari, in merito agli sviluppi della situazione inerente il superamento del campo Khorakhané di Piandanna.

Ci giunge in questi giorni la notizia che, dopo oltre due anni di rinvii, il campo Rom della comunità Khorakhanè di Piandanna sarà sgomberato e bonificato. L’amministrazione comunale di Sassari è finalmente riuscita a trovare una sistemazione dignitosa per oltre 65 persone, gran parte minori, che da anni aspettano che il comune utilizzi parte dei 545.000 € destinati al superamento del campo, all’integrazione abitativa, lavorativa e scolastica? La risposta purtroppo è negativa e il futuro appare più che mai incerto.
Il comune di Sassari ha in cassa da circa due anni i fondi, provenienti dalla Comunità Europera e destinati unicamente al superamento dei campi Rom, ma le soluzioni messe in campo si sono puntualmente rivelate inefficaci ed escludenti. Dopo svariati tentativi a vuoto (rientro volontario assistito, affitti, concessione di contributi/acquisti di camper), parrebbe che il comune stia per spendere circa la metà dei fondi a disposizione per l’integrazione dei Rom, per la loro permanenza in un Centro di Accoglienza Straordinaria per migranti (CAS), per la durata di soli 3 mesi, senza alcuna garanzia sui successivi passi da intraprendere. A questa situazione di mala gestione del denaro pubblico, si aggiunge la riproposizione di un nuovo ghetto etnico, nel quale saranno stipate tutte la famiglie, che vorrebbero invece dividersi sul territorio comunale. Evitare la ghettizzazione etnica è un passaggio fondamentale nella strategia europea di superamento dei campi, condiviso dalle associazioni sensibili al tema e anche dalle famiglie del campo Khorakhanè di Sassari. Cosa pensano a tal proposito gli assistenti sociali che conoscono i casi e le persone interessate? Chi conosce la situazione è consapevole dei rischi che si corrono, ma il comune pare andare avanti per la sua strada.

Pensiamo che l’unico modo di superare seriamente e definitivamente il problema sia quello di ascoltare le comunità interessate, coinvolgendole in quanto PERSONE e non come semplici incombenze da spostare, lavorando con i servizi sociali su casa, istruzione, lavoro e salute. Noi ribadiamo la nostra disponibilità nell’incentivare tali processi, che non si potranno portare a compimento spendendo 200.000 € per creare un nuovo ghetto che garantirà loro solo un tetto e dei pasti per 3 mesi, concentrando tutte le famiglie in unico spazio.

Con questo comunicato vorremmo porre alcune domande all’amministrazione, le stesse che si pone (e ci pone) la comunità Khorakhanè di Sassari:

    • Quali soluzioni abitative concrete ha in mente l’amministrazione al termine dei 3 mesi di permanenza nel CAS? Le famiglie rischiano di finire in mezzo a una strada, o nuovamente nel campo bonificato, con la scusa dell’esaurimento dei fondi a loro destinati?
    • Nell’arco dei 3 mesi le famiglie che troveranno una sistemazione alternativa (affitto, acquisto di terreni), potrebbero ricevere un contributo dal comune pari a quanto non speso per la permanenza nel CAS?
    • Trova ancora fondamento la promessa di fondi per l’acquisto di terreni, o camper, da assegnare alle famiglie in cambio del loro “allontanamento volontario” dal campo e, in alcuni casi, da Sassari?
    • Quali azioni volte all’inclusione delle marginalità, per l’inclusione lavorativa, per la scolarizzazione della comunità Khorakhanè sta mettendo in piedi il comune di Sassari?

Vorremmo infine sperare che questa amministrazione non stia navigando a vista: se oltre a voler spendere 200.000 € in tre mesi, ha una strategia concreta per l’integrazione (o l’espulsione) dei Rom, che la renda esplicita, e non predichi bene da una parte (parlando di azioni di integrazione) e razzoli male dall’altra (ricreando un pericolosissimo nuovo ghetto o espellendo le famiglie da Sassari). Sappiamo che questo tema non porta voti nel bacino elettorale di riferimento della maggioranza, ma sappiamo anche che è un dovere dell’Assessorato ai servizi sociali garantire una vita dignitosa, un istruzione, un futuro ai tanti giovani abitanti del campo, tutti sassaresi come noi, il cui futuro è sempre più incerto.

Da parte nostra non possiamo che garantire una presenza costante, la solidarietà incondizionata alle famiglie, una vigilanza attenta di fronte allo sgombero, monitorando e denunciando eventuali azioni di forza che speriamo non si verifichino. Facciamo appello a tutte le persone e le associazioni sensibili al tema, alla società civile e a tutte e tutti i sassaresi che in questi ultimi anni di impoverimento culturale e razzismo dilagante sono “rimasti umani”, a fare lo stesso, a non abbassare la guardia, e perchè no, a mettere a disposizione eventuali spazi sfitti per questa famiglie. Noi ribadiamo la nostra disponibilità nell'”accompagnare” tali inserimenti in abitazioni singole, mediando e aiutando l’interazione delle famiglie con i nuovi vicinati.

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