Turchia e dintorni. La vita al tempo del Covid 19

1 Aprile 2020

(Foto Chris McGrath/Getty Images)

[Emanuela Locci]

Come molti Paesi nel mondo anche la Turchia ha iniziato a fare la conta delle vittime del contagio da Coronavirus. Nello specifico, i dati ufficiali parlano finora di 7.402 casi con più di 100 decessi. In un discorso alla nazionale il presidente, Recep Tayyip Erdoğan, ha annunciato i provvedimenti restrittivi per contenere l’espansione del virus, senza, però, arrivare alla decisione dell’isolamento sociale. Ad oggi il paese è ancora lontano dalle misure drastiche imposte in Cina, in Italia e in Francia ma potrebbe arrivarci presto. La moltiplicazione dei tamponi ha rivelato l’aumento dei casi, passati da 191 di lunedì a 1.236 di domenica, secondo le cifre ufficiali.

La pandemia, prima impalpabile, negata, adesso è diventata realtà. Erdoğan, ha chiesto ai cittadini di restare a casa e di uscire soltanto in caso di assoluta necessità fino a quando la minaccia Covid-19 non sarà debellata. Ha rinnovato il suo appello rivolgendosi in modo particolare alle persone che hanno più di 65 anni. Il primo invito non era stato recepito appieno e le strade delle grandi città nelle durante i primi giorni di epidemia erano piene di persone, impegnate a svolgere le proprie attività quotidiane. Alcune municipalità, vista la ritrosia ad accogliere l’invito governativo hanno tolto dai parchi le panchine, proprio per evitare gli assembramenti, per lo più di giovani e anziani. Erdogan ha anche precisato che in tutte le province si formerà un “consiglio di pandemia” per monitorare le misure e prendere ulteriori precauzioni se necessario.

Le misure annunciate dal governo sono arrivate poche ore dopo che il numero di casi confermati ha superato le 5.000 unità, numero che è continuato a salire con le ore. Le aziende private, così come il settore pubblico, lavoreranno con il personale ridotto al minimo, adottando orari flessibili, mentre i passeggeri che viaggiano sui mezzi pubblici dovranno essere distanziati secondo le indicazioni di sicurezza. I campi da picnic, famosi quelli che si affacciano sul Bosforo, verranno chiusi nei fine settimana; i soldati verrebbero messi in quarantena all’inizio e alla fine del servizio militare; altre misure riguardano le scuole che rimarranno chiuse fino alla fine di aprile e i servizi di trasporto aereo passeggeri, infatti quasi tutte le rotte aeree sono state cancellate. Si sono registrati voli tra Istanbul e Tripoli, ma questa è decisamente un’altra storia, che rientra più nella strategia geopolitica turca che non nella lotta al Covid 19, ne parleremo in un’altra occasione. E parleremo in futuro anche del fatto che malgrado l’emergenza sanitaria stanno continuando i lavori e gli appalti per il Kanal Istanbul, questo malgrado diverse voci dissenzienti, prima fra tutte quella del sindaco della città, Ekrem İmamoğlu.

Tornando all’argomento principe, continuando la linea di condotta delle scorse settimane tenuta sin dall’inizio della pandemia, le autorità turche non hanno fornito indicazioni sulle aree più colpite, anche se da indiscrezioni sembra sia presente un focolaio a Istanbul, mentre è certo che dodici località siano state messe in quarantena, ma non sono stati resi noti i nomi. Secondo le fonti ufficiali 445 persone sono ricoverate in terapia intensiva, senza specificare in quali nosocomi.

Mentre molti paesi hanno optato per imporre l’obbligo di stare a casa per la stragrande maggioranza della propria popolazione, il governo turco ha escluso di utilizzare questa misura di contenimento del contagio. È lo stesso presidente ha escluso di imporre questa misura, perché: La priorità sono la produzione e il commercio.

Su questa dichiarazione si potrebbe aprire un eterno dibattito su quali siano le priorità in un paese civile: le persone o i denari. Pare chiaro l’orientamento turco.

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