Ultima Generazione a Palermo: democrazia in pericolo

30 Marzo 2024

[red]

Nel pomeriggio di venerdì 29 marzo, alle ore 16.50, quattro cittadini aderenti alla campagna “Fondo Riparazione” di Ultima Generazione, mentre si trovano al Molo Trapezoidale del porto di Palermo, senza aver fatto nulla, sono stati fermati, perquisiti e trattenuti dalle forze dell’ordine per il sospetto che avessero con sé armi ed esplosivi. Ma nei loro zaini avevano solamente contenitori per l’acqua, indumenti personali ed uno striscione con scritto “Fondo Riparazione”.

Gesualdo, 35 anni, professore di archeologia, fermato dalla polizia, ha dichiarato: “Cosa c’è di illegale nel chiedere un “Fondo Riparazione” per tutte le persone che stanno subendo disastri climatici? Abbiamo l’acqua razionata, e siamo solo a marzo. Cosa succederà in estate quando ci saranno 45°C? Cosa faranno gli abitanti dei quartieri di Borgo Vecchio e della Calza? Voi ci state tenendo qua, ci state impedendo di fare qualsiasi cosa e siamo ostaggio vostro; c’avete perquisito gli zaini, c’avete immobilizzato, senza nessun motivo. Solo perché vogliamo esercitare il nostro diritto democratico di chiedere un sistema più giusto; vogliamo una democrazia vera, in cui le persone sono ascoltate e hanno potere. E quando qualcuno decide di fare qualcosa è questo il risultato. Dovreste ringraziarci invece che vogliamo fare qualcosa, che vogliamo muoverci nell’immobilismo totale. Noi saremo tutti a Roma l’11 e il 25 maggio, per fare resistenza civile contro un governo che non ci sta tutelando e che sta abbandonando un milione di siciliani che in questo momento hanno l’acqua razionata”.

L’isola infatti da febbraio è in stato di calamità naturale da siccità severa. In un’isola su cui aleggia la minaccia sempre più concreta di desertificazione, Immaginate invece di aprire il rubinetto dell’acqua e non veder scorrere giù nemmeno una goccia; immaginate gli agricoltori costretti a rubare l’acqua per irrigare i propri campi. Sembra impossibile eppure è ciò che sta succedendo adesso in Sicilia, qui vige lo “stato di calamità naturale da siccità severa”, niente pioggia, niente acqua. A gennaio è iniziato il razionamento, con una riduzione dell’erogazione che andava dal 10 al 15 % per 39 comuni nelle provincie di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, come riportato dalla società Siciliacque, che gestisce i servizi legati all’acqua potabile. A marzo però ad essere interessati al razionamento – che toccherà punte del 45% – sono stati 93 comuni della regione, per un totale di 850 mila persone, circa un quinto dei Siciliani, come dichiarato da Massimo Burruano, direttore operativo di Siciliacque.

Come l’esempio della Sicilia dimostra i danni causati dalla crisi climatica sono amplificati dalle carenze infrastrutturali. Per questo chiediamo un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari. Per questo continueremo a scendere in strada, a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi.

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